Come il nostro vivere in famiglia ci influenza la vita: Atypical e la (a)socialità

L’originarsi di relazioni affettive stabili è possibile fin dai primi anni di vita? Come si modificano gli equilibri familiari nell’attimo in cui un figlio ‘spicca il volo’? Atypical: dimostrazione tangibile di come la famiglia possa essere un fattore limitante, ma anche un trampolino di lancio.

Già dall’antica tradizione aristotelica fino ai più recenti studi antropologici, l’essere umano è sempre stato definito e riconosciuto come un ‘animale sociale’, distinguibile da qualsiasi altra specie. Dunque, lo sviluppo sociale si configura come l’analisi fondamentale non solo di tutti quei processi che conducono alla costruzione di relazioni, legami stabili con gli altri, radici di una società solida e collaborativa, ma anche come lo studio dello sviluppo del soggetto nell’interiorizzazione di regole, valori, principi base del proprio sé presente e futuro.

Spontaneamente, ci si potrebbe interrogare circa l’età alla quale un individuo possa identificarsi come “socialmente maturo”, nonché quando si vengono ad instaurare e discernere le prime forme relazionali. La Psicologia dello Sviluppo fornisce una risposta efficace: la dimensione inter-individuale (esterna) emerge già all’interno del nucleo familiare originario e si accresce notevolmente, nel corso dell’infanzia, con la scoperta del gruppo dei coetanei, non senza difficoltà e una maturità necessaria. Rivolgere dei sorrisi al neonato, giocare ed entrare in interazione con l’infante, a differenza di rigidità e imposizione, sono chiari ‘segnali’ della creazione di un rapporto che potrà avere delle conseguenze, sicuramente positive, sulle conoscenze che il singolo stesso esperirà.

Atypical, frutto della geniale mente di Robia Rashid e serie statunitense spopolata sulla piattaforma Netflix, denota come l’equilibrio familiare possa essere rappresentato, metaforicamente, da un filo conduttore nell’esistenza di ognuno, capace di indirizzare e guidare verso scelte opportune, scopi ed obiettivi adeguati a modelli e standard precisi. Tuttavia, questo sistema può risultare fragile e alquanto suscettibile a specifici cambiamenti: i drammi coniugali, un membro della famiglia affetto da disabilità, l’uscita dal ‘nido’ di un componente del nucleo sono tutte motivazioni scatenanti dei veri e propri stravolgimenti.

Sam, Casey, Doug, Elsa trasformeranno, in molteplici occasioni, il volto della loro famiglia: è piuttosto inopportuno svelare i profondi ‘perché’ dei protagonisti (in tal caso, saprete come soddisfare la vostra curiosità), ma è doveroso esaminare in dettaglio le tematiche sopra accennate da un punto di vista strettamente psicologico.

La serie "Atypical" ci mostra la vita di un ragazzo con autismo ad alto funzionamento

Spaziando tra dimensioni…

Quali peculiarità potrebbero descrivere perfettamente la famiglia Gardner? Unità, cooperazione, dialogo: Sam è costantemente supportato in ogni sua azione o pensiero, nonostante l’ordinarietà lo metta a dura prova istante dopo istante; Casey è motivata ad afferrare i propri sogni col fine di ripagare non solo i propri sacrifici, ma anche quelli dei genitori; Doug ed Elsa si sostengono a vicenda e desiderano solo il meglio per i loro ‘bambini’. Si può evincere come, almeno apparentemente, il benessere di ogni singolo elemento entro il medesimo nucleo familiare sia ideale: dunque, si ha davvero bisogno dell’intricato insieme di relazioni inter-familiari? Si necessita di una ‘buona famiglia’ per una crescita adeguata?

Il ruolo centrale della famiglia, in virtù di uno sviluppo sociale adatto,è indiscusso:  si tratta della base sicura in cui nascono le prime relazioni affettive, le quali, a loro volta, consentono di dar vita a delle rappresentazioni, dei modelli cognitivi interni su come esplorare ‘altri mondi’ e interagire affettivamente con le altre persone (per esempio se avere fiducia o meno).

Ogni famiglia è un sistema aperto, ossia un complesso insieme di parti che interagiscono e sono collegate tra loro e si autoregolano al loro interno e con l’esterno. Il sistema familiare non corrisponde ad un aggregato di persone e personalità (trascende pienamente dalle caratteristiche dei singoli), invece dipende dalla rete di relazioni (ad esempio la relazione che vi è tra madre e padre, tra padre e figlio) tra i diversi componenti, le quali modulano lo sviluppo delle capacità sociali del bambino. Per esempio, il parenting (il ruolo parentale), la relazione coniugale (co-parenting) e lo stile educativo adottato dai genitori influenzano lo sviluppo affettivo e sociale dei figli, molto più delle caratteristiche intrapsichiche e personali della madre e del padre. Le relazioni familiari, inoltre, si evolvono nel tempo: per esempio, l’entrata dei mezzi di comunicazione digitale (tv, tablet, pc) ha tramutato radicalmente le modalità di dialogo, sfavorendo il contatto diretto e generando solitudine e isolamento. I sistemi familiari sani tendono ad autoregolarsi per mantenere un equilibrio tra trasformazione e stabilità; mentre, nei sistemi familiari rigidi o patologici, tale equilibrio è fortemente compromesso per cui qualsiasi perturbazione determina una rigidità funzionale.

In definitiva, quali ‘vincoli’ si formano in primo luogo? Si tratta delle cosiddette relazioni verticali, ossia legami con figure appartenenti al mondo degli adulti, deputati ad offrire cure, protezione e a garantire sia l’apprendimento che il forgiarsi della persona.

È possibile che lo ‘sviluppo verticale’ prosegua senza alcun tipo di intoppo? Non esiste rischio che potrebbe compromettere sia lo sviluppo psicologico tipico di un figlio che l’intero sistema famiglia?

I Gardner, nucleo familiare atipico

L’intreccio di relazioni complesse stabilitosi tra Sam, Casey, Doug ed Elsa non rispecchia solo ed unicamente ideali di positività e impeccabilità. Quali asperità affrontano giorno per giorno? Sam, affetto da sindrome di Asperger, si rivela, in ogni momento, una scoperta nel ritrovare una ‘pseudo stabilità’ familiare sempre più avanzata; Casey, spesso trascurata a causa delle attenzioni rivolte al fratello, emerge come una ‘bomba ad orologeria’, mandando per aria qualsiasi equilibrio; Doug ed Elsa, fedeli compagni di vita, in realtà, faranno fatica nell’inibire la loro impulsività rinata.

Scientificamente, quali fenomeni obbligano i sistemi familiari a modificare la qualità delle relazioni intrinseche per poter autoregolarsi e riscoprire la serenità?

  • Nascita dei figli: ogni figlio che nasce induce una completa ‘ristrutturazione’ del sistema familiare e la relazione di coppia diventa una relazione familiare (ad esempio i genitori non si chiamano più per nome, ma mamma e papà)
  •  Disabilita’: obbliga i genitori a centrarsi sul figlio vulnerabile, trascurando a tratti gli altri fratelli; questo ha un effetto a cascata sulle relazioni che i fratelli hanno fra di loro e con i propri genitori.
  • Uscita di casa dei figli «sindrome del nido vuoto»: questo vuoto lasciato dal ‘figlio indipendente’ obbliga di nuovo i coniugi a creare dinamiche diverse fra loro e/o con gli altri figli che rimangono.
  • Pensionamento: è necessario abituarsi alla presenza e permanenza in casa di un membro, più o meno assente in precedenza
  • Malattia (di un componente della famiglia d’origine o del sistema familiare attuale ): è un grande sconvolgimento e fonte di stress per l’equilibrio familiare
  • Morte di un coniuge/figlio: questi eventi drammatici solitamente provocano un’autoregolazione in ogni singolo
  •  Separazione/Divorzio

Oltre a queste motivazioni, tuttavia, molteplici, e forse più importanti, sono i fattori che potrebbero compromettere lo sviluppo psicologico di ogni ‘piccolo soggetto’ presente all’interno del nucleo familiare:

  1. Conflitto coniugale: fondamentale è l’intensità e la frequenza dei conflitti
  2.  Conflitti che hanno come oggetto il bambino (childrelated): più questi ‘confronti’ sono centrati sul bambino, sullo stile educativo da applicare(per esempio la madre consente certe cose e il padre no o viceversa), tanto più lo sviluppo del bambino può essere compromesso.
  3. Percezione valutazione del conflitto (elaborazione del conflitto in relazione all’età del bambino): in molte famiglie, si decide di comune accordo di separarsi quando i bambini hanno raggiunto una determinata età [come se l’età adulta o adolescenziale del figlio porti ad una sofferenza minore per la separazione], ma numerosi studi dimostrano che un ragazzo soffre di più per la separazione dei genitori rispetto ad un bambino, in quanto è molto più capace di elaborare le ragioni di quel conflitto.
  4. Natura del legame di attaccamento del bambino con il padre e la madre: anche i nuovi compagni dei genitori influenzano notevolmente lo sviluppo sociale dell’infante

In definitiva, una ‘buona famiglia’ si definisce in quanto tale nell’attimo in cui, nonostante disagi, impedimenti e discordanze, è in grado di rialzarsi e approcciarsi alla vita, giovandosi di consapevolezze innovative e atte a garantire una maturità sociale adeguata.

Relazionarsi: prima in verticale, poi in orizzontale

In precedenza, si è fatto riferimento, in maniera abbastanza approssimativa, alla stretta connessione condivisa tra relazioni verticali e rapporti orizzontali: il nucleo familiare si identifica, in assoluto, come l’ambito primario che permette di esperire legami inter-personali e affettivi, i quali progrediranno e si perfezioneranno con l’entrata in ‘mondi ignoti’ (scuola, contesti sportivi).

L’avanzamento a livello sociale non è immediato come potrebbe apparire: le relazioni orizzontali sono paritarie, non più basate su rapporti di cura, protezione, ma fondate sulla reciprocità e rappresentano una palestra per l’apprendimento di capacità quali negoziazione, gestione dei conflitti e cooperazione. Sono esperienze alquanto ‘delicate’, tanto da poter sfociare, nel caso in cui non fossero gestite in modo ottimale, in conseguenze antisociali: aggressività, bullismo, isolamento, rifiuto.

Fin dall’età prescolare, si ha la possibilità di aver contatto con i coetanei, ma l’approccio con il sesso opposto, i legami amicali si consolidano in età adolescenziale. Dunque, il parenting e lo stile educativo adottato dai genitori possono influire durante differenti età, ma quali sono gli effetti principali di approcci diversi nel corso degli ‘anni del liceo’?

  • Genitore evasivo: appare spesso arrabbiato o deluso. È  un genitore assente, non solo in senso fisico, ma anche psicologicamente (non vuole nessun tipo di relazione con il figlio). In questo caso, l’adolescente è estremamente libero, in quanto con il genitore non c’è relazione, ma risulta fortemente disorientato. A questi ragazzi manca lo scaffolding, cioè l’impalcatura, un indirizzo che li guidi in questa fase così importante.
  • Genitore autocentrato : è l’opposto del precedente. Resta fermo circa le sue convinzioni, credendo di possedere migliori strumenti per comprendere il bene del figlio e per stabilire le regole a cui obbedire. Queste regole, se funzionano molto bene con i bambini, diventano delle prigioni per l’adolescente: si tratta di vere e proprie restrizioni, le quali limitano lo sviluppo dell’identità e lo scambio con  i propri coetanei.
  • Genitore relazionato: è una via intermedia tra i due tipi di genitore. Comprende i punti di vista o le richieste del figlio; prende in considerazione le sue proposte; fornisce consigli senza imporsi, favorendo lo sviluppo dell’autonomia. Lo scaffolding è ottimo: si vincola, ma si lascia libero l’adolescente anche di sbagliare.

Elsa e Doug in quale categoria genitoriale rientrano? Sam e Casey saranno stati degli adolescenti circondati da socialità e rapporti umani? Come saprete, i minuti su Netflix passano atipicamente e le risposte giungono subito..

 

 

 

 

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