Come il nostro sistema immunitario reagisce al vaccino antinfluenzale. Nuovi studi chiariscono il ruolo dei linfociti B naive

Nuovi studi chiariscono il ruolo dei linfociti B nella risposta al vaccino antinfluenzale

La risposta antinfluenzale messa in atto dal nostro sistema immunitario riguarda soprattutto i linfociti B. Vediamo quali di essi hanno un ruolo cruciale nell’adottare la risposta e la memoria ad un ceppo virale.

 

Linee di difesa

Ilnostro organismo presenta diverse linee di difesa per combattere le più svariate minacce alle quali siamo esposti tutti i giorni. A partire dalla pelle e dalle mucose che sono gli strati immediatamente esposti al mondo esterno, passando per l’acidità del succo gastrico fino alle cellule deputate a fronteggiare direttamente l’agente patogeno. Anche in questo caso però parliamo di un gran numero di cellule diverse e di un gran numero di caratteristiche specializzate che essi hanno. Da cosa è data la specificità di una cellula nel caso del nostro sistema immunitario? Dal tipo di recettore che montano sulla membrana esterna. Ogni cellula del sistema immunitario presenta recettori diversi sia per funzione che per struttura, più essi devono essere specifici più è presente variabilità. Facciamo un esempio pratico. I macrofagi fanno parte delle cellule del sistema immunitario innato, cioè quel sistema deputato ad essere la prima linea di difesa a livello cellulare, presenta poca specificità, un’azione rapida e un alto, ma non altissimo, livello di efficacia, questo dipendente comunque dalla caratteristica di non essere molto specifico. Presentano quindi recettori che riconoscono strutture tipiche di alcuni patogeni, ma non strutture specifiche di quel ceppo in particolare.

 

Linfociti

A differenza del sistema immunitario innato, quello adattativo, di cui fanno parte linfociti T e B, è più lento nell’agire ma più specifico e quindi più efficace. I linfociti T e B a differenza delle altre cellule del sistema immunitario innato presentano recettori che possono essere modellati nel corso della risposta, modellati col fine di raggiungere la migliore configurazione per combattere la minaccia. Oggi ci concentreremo principalmente sui linfociti B in quanto protagonisti nella produzione di un meccanismo antinfluenzale. I linfociti B sono cellule particolarmente variabili, sia per quanto riguarda la loro funzione che l’esposizione di recettori, proprio perché le due cose sono collegate. I linfociti B presentano infatti un numero enorme di recettori diversi dovuti alla presenza di porzioni variabili del proprio recettore. A questo punto il linfocita B non ha ancora incontrato un antigene quindi la variabilità della sua catena è dovuto “solo” a ricombinazioni somatiche di locus genici e la cellula è chiamata cellula B naive (ingenua). Quando la cellula B incontra un antigene migra nei linfonodi creando quello che si chiama centro germinativo, cioè un centro in cui le cellule B proliferano e si differenziano. La differenziazione consiste in un processo chiamato ipermutazione somatica, cioè vengono indotte mutazioni in locus codificanti le porzioni variabili, aggiungendo un ulteriore livello di specificità dei recettori delle cellule B, anche detti immunoglobuline. Le Ig (immunoglobuline) che presentano maggiori affinità per l’anticorpo rimangono, altre invece vengono modificate o “scartate”. Quelle scelte escono dal centro germinativo e possono essere selezionate o come plasmacellule, cioè linfociti B che producono immunoglobuline solubili (non solo più di superficie) specifiche, mentre altre diventano cellule B della memoria che persistono nel sangue e nei tessuti, rilevano antigeni già incontrati in precedenza e permettono per questo di produrre anticorpi già specifici per quel tipo di antigene, queste cellule permettono al nostro organismo di ricordare quali antigeni ha già incontrato e quindi di velocizzare e di rendere più efficiente la risposta. Questo meccanismo è alla base dei vaccini.

Linfociti B naive

I virus dell’influenza fanno parte del genere Orthomyxovirus della famiglia Orthomyxoviridae, virus che presentano molti ceppi che possono variare anche più di una volta l’anno, per questo il vaccino per l’influenza si ripete stagionalmente a differenza di altri vaccini. Lo studio condotto da Jackson S. Turner suggerisce che le cellule B della memoria che in precedenza avevano subito la maturazione dell’affinità nei centri germinali formavano prevalentemente plasmablasti in caso di esposizione ripetuta all’antigene, mentre le cellule B naive o della memoria che non erano passate in precedenza attraverso un centro germinale hanno guidato la formazione di nuovi centri germinali alla vaccinazione. In cinque individui, la percentuale di cellule B nel centro germinale nei campioni di linfonodi è aumentata dopo la vaccinazione, suggerendo la formazione di un centro germinale indotto dal vaccino. La migliore prova di ciò è stata la rilevazione di cellule B del centro germinale specifico per l’influenza in tre di queste cinque persone. Gli autori hanno scoperto che le cellule B del centro germinale che non condividevano le BCR con i plasma-blasti erano probabilmente derivate da cellule naive perché le cellule avevano meno mutazioni rispetto alle cellule B del centro germinale probabilmente derivate dalle cellule B della memoria. Il risultato suggerisce che sia i linfociti B ingenui che quelli di memoria hanno contribuito ai centri germinali in risposta alla vaccinazione antinfluenzale

 

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