Baciami Festival 2018: intervista esclusiva ai Pinguini Tattici Nucleari

Gli scorsi 11 e 12 agosto a Calafuria, nella periferia livornese, si è tenuta la seconda edizione 2018 del Baciami Festival, evento sul mare che ha ospitato, nella serata di sabato, le performance musicali di due band: La Notte, un complesso fiorentino emerso relativamente di recente, e i Pinguini Tattici Nucleari, sorti in seno alla farragine indie underground italiana e lentamente guadagnatisi un nome nell’ambiente, finendo per essere apprezzati da un abbondante seguito.

Nati nel bergamasco intorno al 2012, la carriera dei Pinguini comincia come cover band metal di musica da chiesa, indole che rimane latente tutt’oggi nelle loro esibizioni. Scalando la vetta della visibilità online e aumentando progressivamente la qualità contenutistica e tecnica dei brani pubblicati su Spotify e YouTube, il gruppo subisce anche cambi nella formazione, pur mantenendo il nucleo principale e originario.

Nel 2014, dopo diversi anni di concerti e singoli, esce primo album della band totalmente autoprodotto, ‘Il re è nudo’, così come ‘Diamo un calcio all’aldilà’ l’anno successivo. Nel 2017 poi il gruppo rilascia autonomamente il terzo album ‘Gioventù Brucata’, che tutt’ora promuove nel corso dei tour italiani. Tra le maggiori influenze, la band annovera senza dubbio Fabrizio De Andrè, Lucio Dalla, gli Elio e le Storie Tese, Frank Zappa e i Queen, ma la loro musica è totalmente undergenered: passano da ballate folk a brani indie folk e indie pop, da pezzi pop-punk e jazz-rock a canzoni reggae, il tutto nel giro di qualche minuto e accompagnato da un pizzico di leggerezza e demenzialità, attributi che in mano ai Pinguini diventano strumenti di denuncia e critica sociale, oltre che un modo per rivangare nostalgicamente i pregi e i difetti della gioventù.

In ordine da sinistra, Matteo “Matt” Locati (batteria), Lorenzo “Paso” Pasini (chitarra), Simone Pagani (basso), Elio Biffi (tastiere e fisarmonica), Nicola Buttafuoco (chitarra) e Riccardo Zanotti (voce)

Approfittando del festival, Il Superuovo è andato a Calafuria per voi a intervistarli, e nonostante siano sorti alcuni problemi che hanno messo temporaneamente a repentaglio l’intervista, siamo riusciti ad ottenerla. Abbiamo parlato perlopiù con il cantante Riccardo e, anche se molte domande erano originariamente pensate per l’intera band e siamo stati costretti a un lavoro di taglia e cuci, trapiantarsi nel mondo dei Pinguini Tattici Nucleari dopo aver goduto del loro concerto è stata un’esperienza magica e insolita al tempo stesso.

Siete diventati famosi molto in fretta in un panorama musicale come quello italiano già pieno di artisti d’ogni genere. Come avete percepito questa scalata al successo?

Guarda, sinceramente la scalata al successo la stiamo ancora facendo. È molto difficile, stiamo cercando di crescere giorno dopo giorno. Ti dirò, non ce ne siamo neanche resi conto, perché andando sempre in giro a suonare non è una cosa a cui pensi. Cerchiamo soltanto di fare il nostro lavoro nel migliore dei modi, sperando che un giorno possa davvero accadere.

Tra i vostri videoclip più interessanti, oltre al più celebre ‘Me Want Marò Back’, spiccano senza dubbio ‘Cancelleria’, ‘Sciare’ e ‘Tetris’. Come avete ideato questi brani e le rispettive clip?

I brani li scrivo io (Riccardo Zanotti, cantante ndr). Per ‘Cancelleria’ ero in quarta superiore e c’era questa versione di latino che mi era piaciuta, ‘Il tiranno di Siracusa’, in cui fondamentalmente si esprime lo stesso concetto: c’era una vecchina che andava a pregare nel tempio perché questo tiranno continuasse a vivere, ed era l’unica nella città di Siracusa, tutti gli altri lo volevano morto perché era un sanguinario. Un giorno il tiranno la manda a chiamare e le chiede ‘Perché preghi?’, e lei risponde: ‘Perché prima di te ce n’era uno migliore e io mi univo al coro degli altri per farlo morire… e poi sei arrivato te che sei peggio!’. Quindi il senso è quello.

Peraltro, ‘Cancelleria’ potrebbe anche considerarsi una sorta di Batracomiomachia, cioè ‘La guerra dei topi e delle rane’, un poemetto giocoso di 303 versi che nell’antichità era generalmente attribuito ad Omero.

‘Sciare’ l’ho scritta… per una ragazza.

‘Tetris’ ricordo solo di averla scritta molto alla svelta, in un’oretta e mezza circa.”

E a proposito della particolare tecnica di ripresa del videoclip di ‘Tetris’, un unico e raffinato piano sequenza in reverse in cui si mantiene il labiale sincronizzato con la traccia vocale, aggiunge: “È un espediente che abbiamo voluto utilizzare, non è la prima volta che viene utilizzato, però abbiamo voluto farlo in modo diverso, abbiamo voluto ampliare questo modo di girare un videoclip, in reverse ma con il labiale giusto. […] In realtà sono molti pochi gli altri casi e pensiamo di essere riusciti a farlo abbastanza bene, ne siamo molto orgogliosi. È un video che ha impiegato tanto tempo per essere prodotto e alla fine il risultato, secondo noi, c’è stato. A quelli che ci ascoltano è piaciuto, quindi siamo contenti.

Tutti a parlare di indie ma, a parte poche canzoni, ogni vostro brano è di un genere differente o un insieme di generi. Quale genere preferite suonare?

Penso che per tutti ci sia una risposta diversa. Io non preferisco specificamente un genere, ma distinguo tanto tra belle e brutte canzoni, come gli altri. Anche se sicuramente tutti hanno le loro preferenze: a Paso (Lorenzo Pasini, chitarrista ndr) piace la roba un po’ più rock, ad Elio (Elio Biffi, tastierista e fisarmonicista ndr) quella un po’ più folk, un po’ meno cattiva. Però la distinzione che cerchiamo di applicare quando suoniamo è fra buona musica e cattiva musica, senza distinzione di genere.”

Avete collaborato con Il Superuovo in passato, scrivendo una canzone per la nostra testata. Con chi invece vi piacerebbe collaborare della scena musicale italiana?

Guarda, sicuramente ci piacerebbe collaborare con Ornella Vanonipoi con Domenico Modugno, questo è sicuro – scherza il cantante – e infine Caruso (Enrico Caruso, tenore napoletano deceduto nel 1921 ndr), perché ha una voce molto possente e penso che sarebbe molto bello, l’alchimia funzionerebbe.

https://www.facebook.com/superuovo/videos/1741846639456014/

Dal vostro esordio siete cresciuti tanto artisticamente. Con l’ultimo album l’impressione è che il vostro stile viri verso il divertentismo e l’irriverenza di Elio e le Storie Tese, pur lasciando passare messaggi molto seri. Il vostro percorso musicale vi sta guidando verso questa direzione o vi lasciate semplicemente trasportare dalle idee e cambierete ancora?

Verissimo, ci hanno paragonato in tanti a loro, ma siamo su due pianeti diversi. Primo, non avrebbe senso ripetere quello che già è stato, in una maniera perfetta aggiungerei. Penso che non si possano copiare dei mostri sacri, sarebbe come copiare i Queen o i Rolling Stones. Secondo, abbiamo un modo diverso di concepire i testi e la musica. Sicuramente in comune con Elio c’è l’utilizzo dell’ironia, perché in modo massiccio utilizziamo anche noi l’ironia per esprimere altri concetti, in quasi tutte le canzoni. Poi chiaramente ci sono alcune canzoni ‘più Elio’ e altre ‘meno Elio’, però penso che cambieremo ancora. Soprattutto il prossimo album sarà molto lontano dall’eredità di Elio e le Storie Tese.

A quando il prossimo album?

Non a breve, ma in futuro arriverà.

Da sinistra, Elio Biffi, Riccardo Zanotti e Lorenzo Pasini, tre dei sei membri dei PTN

Cambiando genere, Riccardo, tu come ti poni politicamente?

Io sono bergamasco. – dribbla argutamente il vocalist – Vengo da Albino, una città bellissima da dove viene Giovan Battista Moroni, un pittore molto poco conosciuto, ma di cui si sono fatte anche delle mostre a Londra, alla National Gallery. È uno dei pittori più bravi del Cinquecento.

Hai appena comprato un nuovo Guitar Hero con i politici italiani come personaggi. Quale personaggio scegli di giocare?

Sicuramente Giovan Battista Moroni, di cui non ho ancora elencato tutte le doti – schiva nuovamente il cantante – perché c’è anche da sapere che la sua arte, proveniente da Albino, una città estremamente marginale, è stata richiesta in tutta Italia. Ha lavorato anche a Mantova e a Torino, era veramente un grande e io vorrei essere Giovan Battista Moroni.

Se faceste un tour in Nord Corea cambiereste il vostro nome?

Ti devo dire la verità, avendo rapporti quotidiani con Kim Jong-un [ridacchia], credo che lui apprezzi moltissimo il nostro nome, anzi vorrebbe che suonassimo là proprio per il nostro nome (che deriva dalla Tactical Nuclear Penguin, una birra scozzese ad altissima gradazione, ora fuori commercio in Italia ndr). Quindi ti direi di no.

Se aveste fallito come PTN, cosa vi sarebbe piaciuto fare?

Io – risponde sempre Riccardo – avrei voluto provare a fare il pizzaiolo [ridacchia], però non penso di essere adatto, non sono abbastanza sveglio. Gli altri penso che, in qualche modo, nel settore enogastronomico si sarebbero potuti introdurre abbastanza facilmente perché siamo dei mangioni e dei beveroni.

Una band di degustatori insomma!

Assolutamente sì.

I Pinguini Tattici Nucleari in live a Calafuria l’11 agosto (foto di Alessandro Taurino)

Un ringraziamento al nostro fotografo Alessandro Taurino, che a causa di alcuni spigolosi burocratismi non ha potuto scattare altre foto oltre alla performance dal vivo, e all’ufficio stampa dei Pinguini, l’Astarte Agency, la cui fondatrice e managing director Nina Selvini ci ha consentito di intercettare la band, nonostante alcune incomprensioni lungo la strada, ma un grazie va anche alla loro tour manager Marcella Montesello, Kiki per i Pinguini, che ci ha messo in contatto con il disponibilissimo Riccardo, il quale ci ha gentilmente sopportati dal vivo e al telefono.

In seguito alla riuscita carriera dei PTN e al loro emozionante spettacolo dell’11 agosto, la nostra redazione augura che quella famosa scalata al successo di cui sono protagonisti sia fiorente ma anche costellata di fallimenti e cadute che gli permettano di rialzarsi e spiccare il volo con più grinta che mai, perché “vince generalmente chi muore giovane, le sconfitte invece ti tengono in vita. Che in fondo è tutto come il tetris, i successi svaniscono mentre gli errori restan lì a fare da calamita“.

Simone Conversano