Avere spirito critico: ecco 5 modi per poter valutare un’opera letteraria

Quando si vuole dare un giudizio critico, è bene sostenere la propria tesi scegliendo di adottare una precisa metodologia.

In che modo un libro, o generalmente un’opera, possono considerarsi validi? Se non si può rispondere a questa domanda in un articolo, perlomeno si può comprendere meglio da dove partire.

“Forza allo sguardo”

Quanto spesso ci è capitato di leggere un libro, vedere un film o una serie televisiva e di volerne dare un nostro valido giudizio, libero da ogni altra influenza? Per fare ciò è bene sapere, perlomeno, che la critica agisce in modi molto differenti tra loro. Auerbach, noto filologo tedesco, riteneva che “quando si interpreta, occorre sempre avere un punto di vista per dare forza allo sguardo”. Ovvero quando si fa critica è necessario concentrarsi su un determinato aspetto dell’oggetto analizzato e non farne un discorso generico, debole a ogni tipo di confutazione. L’attenzione sarà dunque posta sullo stile, o magari sul contenuto, o sulla struttura, o sulla figura dell’autore, e così via. E anche quando si sceglie l’eclettismo – dunque la commistione fra più metodologie critiche – si avrà pur sempre un obiettivo di fondo che prevale sugli altri. Nessuna critica è del tutto neutrale. Ciò che seguirà in questo articolo – è naturale – non farà certo di voi dei critici, e non è questo il suo scopo. Se infatti consideriamo la teoria critica come un grande edificio, quel che tratteremo può esser considerato non la sua struttura, né il materiale, né la base, e neppure le fondamenta. Forse appena un abbozzo su carta dell’intero edificio. Lo scopo sarà invece quello di rendere il lettore perlomeno un po’ più consapevole di prima. Ecco dunque, in breve, cinque approcci con cui potersi relazionare con un testo.

1. Formalismo

Cominciamo con una fra le prime correnti critiche sviluppatesi nel Novecento – poiché è questo il secolo in cui la critica si afferma compiutamente, nonostante le antichissime origini. Il formalismo, come si può facilmente dedurre dal nome, pone al centro della sua attenzione il linguaggio, la forma del testo, per arrivare a capire la tecnica adottata dall’autore. Il resto passa in secondo piano. Un testo letterario può considerarsi tale nel momento in cui il suo linguaggio si distacca da quello comunemente parlato. Si tratta di uno scarto, una deviazione dalla norma, quella di una comunicazione quotidiana, condivisa. A livello di forma del testo, un esempio fra tutti può essere quello di Šklovskij, che valorizza di un’opera, in particolare, ciò che definisce “straniamento”, ovvero narrare le vicende da una prospettiva insolita, come ad esempio dal punto di vista di un cavallo, come fece Tolstoj in uno dei suoi racconti.

2. Strutturalismo

Lo strutturalismo, pur dando comunque parte della sua attenzione al linguaggio, si propone di spiegare come sia fatto un testo letterario nella sua struttura, non guardando allo scarto dalla norma, ma alla norma stessa. A sostenere questa corrente sono il catalogare, la ricerca dell’oggettività, di ciò che è universale. Tutto ciò che si ripete in letteratura, che è comune a tutte le opere e che è sempre valido. Gli strutturalisti non intendono tanto dare un giudizio di valore estetico ma spiegare l’essenza del testo, se esso è ben costruito o meno.   Un approccio al testo quasi scientifico, tanto che le loro stesse teorie sono spesso espresse sotto forma di schema, di struttura. Todorov arriverà addirittura a tradurre le trame delle opere in funzioni algebriche.

3. Marxismo

Elementi di centrale interesse per i marxisti sono l’aspetto sociale, storico, politico e culturale. In che modo il testo in questione riflette la società dell’autore e quanto quest’ultimo ne è stato influenzato? Dove si può intravedere nell’opera la lotta fra le classi? Qual è la posizione politica che l’autore assume? Progressismo o conservatorismo? Queste in sostanza sono le domande che si pone un critico marxista, anche stavolta non guardando tanto all’estetica quanto piuttosto al contenuto socio-politico. Il marxismo è chiamato anche critica dell’ideologia, in quanto ritiene pericoloso tutto ciò che si distacca dalla prassi e da ciò che possa essere utile per la società e per l’economia.

4. Psicoanalisi

Motore della critica psicoanalitica sono ovviamente le tesi di Freud sulla psiche e l’inconscio umani. Al centro dei riflettori c’è stavolta la figura dell’autore. All’interno del testo si possano scorgere una serie di  aspetti, secondo la psicoanalisi, riconducibili all’interiorità dell’autore, a quella parte della psiche di cui non siamo consapevoli ma che ci influenza enormemente. Lo scrittore mediante la sua attività potrà trattare liberamente tutti quei contenuti che, magari, non sarebbero accettati dalla società. Ma attraverso il testo scritto, attraverso la finzione e il filtro letterario, ecco che ciò che è considerato tabù può venire alla luce. Il critico psicoanalista può agire anche in senso inverso, cioè non partendo dal testo ma dalla figura stessa dell’autore, dalla sua biografia, emotività e psicologia, andando poi a rintracciare il materiale utile all’interno del testo.

5. Ermeneutica

Detta anche arte dell’interpretazione, l’ermeneutica pone al centro dei suoi interessi la comprensione dell’opera. È considerata una critica anti-metodologica, poiché non c’è alcuna pretesa di oggettività. Anzi, al contrario, si arriva a sostenere addirittura (con Blanchot) la teoria della discrezione, secondo la quale bisognerebbe astenersi da ogni giudizio per evitare di danneggiare il significato dell’opera con una posizione che non potrebbe essere che soggettiva.

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