Anniversario dell’incoronazione di Enrico VIII: riscopriamo i rapporti diplomatici inglesi con la penisola italiana

Il 24 giugno 1509 Enrico VIII viene incoronato re d’Inghilterra e signore d’Irlanda. Fu il secondo monarca della dinastia Tudor, nonchè successore del  padre Enrico VII.

A lui si deve la fondazione della chiesa anglicana, nata in seguito allo scisma religioso e alla separazione dalla chiesa cattolica di Roma. Sposato sei volte e artefice della morte di alcune delle sue mogli.

Il potere

Enrico fu il detentore di un potere assoluto e incontrastato e riuscì a segnare fortemente le vicende del suo paese. Durante il suo regno decreta lo scioglimento dei monasteri e l’unione dell’Inghilterra con il Galles. Nel 1533 firma il Buggery Act, la prima legge contro la sodomia in Inghilterra. Nel 1534 Enrico emanò l’Atto di Successione e l’Atto di Supremazia. Quest’ultimo permise alla Chiesa anglicana di staccarsi definitivamente da quella di Roma. Enrico VIII diventò capo supremo della Chiesa d’Inghilterra, sopprimendo gli ordini religiosi e appropriandosi  dei beni della Chiesa, ritenuti certamente un’importante fonte di guadagno. Il potere monarchico ne uscì quindi rafforzato sotto ogni aspetto. Il Witchcraft Act del 1542 punì con la morte “l’invocazione o l’evocazione dello spirito diabolico”. Morì nel 1547.

I rapporti con la penisola italiana

Dopo la Guerra della due Rose, prese il potere la dinastia dei Tudor, con i quali si avviò un processo di consolidamento del potere e scambi culturale. Particolari fu il rapporto con l’Italia, che fu visto in maniera contrastante: ci fu la celebrazione della cultura da parte degli umanisti inglesi e la critica per la corruzione del papa da parte dei puritani e degli anglicani. Questa contraddizione sfociò nell’anti-italianismo, di cui il precursore fu John Cheke, stesso sentimento che si andava diffondendo in Francia con le guerre di religione, dove si identificava Caterina de Medici come emblema del machiavellismo. Egli riteneva che i rischi che correvano gli inglesi dipendessero dalla frequentazione e dalla pratica quotidiana con gli italiani. Ci fu poi ch fu convinto che la cultura italiana  seduce ssegli inglesi per manipolarli, additando gli italiani come i portatori dei peggiori vizi. Wolsey sperava nell’aiuto di Giberti,  in stretti rapporti con Enrico VIII, per convincere il pontefice ad annullare il matrimonio con Caterina d’Aragona.

Gli ambasciatori

Fu Gregorio Casali, ambasciatore di Enrico VIII presso il pontefice, ad avere la missione dell’annullamento. Ma il re decise di affidarsi agli umanisti e a Croke, che ebbe il compito di ricercare fonti per l’annullamento nella patristica, puntando su una legittimazione teologica. Dopo l’Atto di Supremazia si fa conoscere William Thomas, inglese scappato in Italia dopo aver rubato delle lettere, imprigionato e poi rilasciato. In Inghilterra, egli si dedicò alla Historie of Italie, in cui espone una presentazione geografica, storica e antroplogica della penisola. Thomas presentò l’Italia divisa tra un passato glorioso e un presente frammentato; affidando un ruolo fondamentale alla storia, sulla scia di Machiavelli, e accusa la chiesa come responsabile del declino. Thomas fu autore di un’opera:”Il pellegrino inglese”. Si tratta di un dialogo in cui sono riassunte le critiche e le accuse fatte a Enrico VIII con riposte ai vari capi d’imputazione, e mette in discussione il potere temporale del papa in modo satirico. Con Elisabettanon diminuisce il fascino della cultura italiana che vive la sua fase più intensa. Grazie a Wolfe iniziò la pubblicazione delle opere di Machiavelli e, di pari passo, si diffonde l’insegnamento dell’italiano, lingua di Dante e del perfetto cortigiano.

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