Finalmente, dopo anni, un mago, Andrea Paris, vince un talent show. Una grande vittoria ottenuta grazie alla caratteristica fondamentale dei drammi teatrali antichi, il coinvolgimento del pubblico.
Finalmente la magia. Dopo la grande vittoria di Shin Lim ad America’s got Talent la magia ha subito una grande spinta nel mondo. Andrea Paris ha senz’altro contribuito a far capire che cosa sia la magia anche al nostro paese. Andrea Paris non ha fatto una dimostrazione di tecnica, ma uno spettacolo di Magia. Congratulazioni Andrea! Un mago dovrebbe passare in secondo piano, essere un tramite della magia. Il coinvolgimento del pubblico è fondamentale e, per apprenderlo, un mago dovrebbe studiare le opere teatrali classiche. Esse sono maestre della catarsi, del coinvolgimento del pubblico, fondamentale anche per rendere magico una performance di magia.
Incredibile ma vero: un mago ha vinto un talent
Andrea Paris è il vincitore della settima edizione di Tu si que Vales. Normalmente non è uno di quei programmi che seguo: in sette anni non ho mai guardato nemmeno una puntata. Eppure, come resistere ad una novità, direi, epocale per l’universo magico in Italia? Sì, perché di questo si tratta. Un mago in finale in un talent show. Indubbiamente ciò rappresenterà una spinta ancora ulteriore verso la sempre maggiore diffusione della magia in Italia. E lo sarà maggior ragione perché il mago in questione, il grande Andrea Paris, è addirittura riuscito a portarsi a casa la vittoria. Vorrei però partire da due considerazioni, per analizzare la performance che ha portato Andrea Paris alla vittoria. La prima è una frase pronunciata da uno dei giudici poco dopo la fine dell’esibizione di Paris: “Il gioco non l’ha fatto a me o a un altro, l’ha fatto a tutto il pubblico e questa è una cosa che va oltre”. L’altra frase che vorrei citare è una detta dallo stesso Paris in una video-reazione alla sua esibizione in finale di Italia’s Got Talent dello scorso anno: “Ho fatto la scelta di far vedere che sto sul palco […]”. Vedremo come queste due frasi siano determinanti per definire le caratteristiche del personaggio magico di Andrea Paris.
Analisi della performance
Prima di cominciare una piccola richiesta: vi prego, che non si parli di “numeri di magia” ma di “giochi di magia”, per favore, un mago non è un acrobata di un circo. Fatta questa doverosa premessa, si può partire ad analizzare la performance di Andrea Paris. Devo dire che, per quanto la mia conoscenza di magia sia ancora molto limitata, avevo già visto tutti i giochi presentati da Andrea in finale. È vero che pur studiando magia, quando guardo una performance io tendo a guardarla con gli occhi di un neofita, per farmi stupire e impressionare, perché quello è lo scopo principale della magia. Mentre guardavo l’esibizione di questo grande Mago, non ho avuto però nemmeno troppo bisogno di sforzarmi per farmi stupire e coinvolgere. Le frasi che abbiamo ricordato sopra, sono esempi lampanti di quello che ho appena detto. L’abilità principale di Andrea Paris in finale è stata il coinvolgimento del pubblico. Ripeto che anche per un mago con zero esperienza come me, che studio magia da soli due annetti, i giochi di Andrea Paris non erano nuovi. La sua grande capacità, che lo accomuna ai grandi maghi di questi anni, è quella di far percepire la magia. La magia è uno stato d’animo, una sensazione e c’è chi la sa comunicare e chi, pur essendo bravissimo con la manipolazione delle carte, non riesce a esprimersi. In finale di Tu si que vales Andrea paris ha proposto giochi conosciuti, reinterpretati per coinvolgere al massimo il pubblico e alla fine ha vinto la magia. Questa deve essere l’ambizione di tutti i maghi, coinvolgere il pubblico. Il personaggio conta di più della tecnica. Meglio qualcuno non perfetto tecnicamente ma che coinvolge e funge da tramite per la magia.
Il coinvolgimento nel teatro antico
Il coinvolgimento del pubblico è un attributo fondamentale del teatro greco e romano. Gran parte delle opere teatrali antiche, comiche, tragiche o tragicomiche che fossero, puntavano moltissimo sul coinvolgimento del pubblico. Plauto in questo è un maestro, ma anche Euripide in molti suoi drammi punto molto sul coinvolgimento del suo pubblico. Nelle opere teatrali antiche, nella grande maggioranza almeno, fin dal prologo si conosce la fine della storia. Questo perché in antico non contava tanto il dove si arrivasse, ma il come. Le storie circolanti, soprattutto nel mondo greco, facevano parte di un sostrato culturale orale, che tutti condividevano. Pertanto i finali delle storie si conoscevano già, anche senza bisogno di un prologo. Quello che colpiva, e su cui si puntava, era dunque il coinvolgimento del pubblico. Passo dopo passo, attraverso svolgimenti diversi, la storia si srotolava sotto gli occhi degli spettatori. Il processo catartico provato dagli spettatori nel teatro antico è lo stesso che dovrebbero provare gli spettatori di una performance magica, perché questa sia di valore.