Che cosa succede a mancare di rispetto a una dea? Attenti alle folgori, miei cari! Non basterebbe nemmeno una dichiarazione alla Van Leeuwen per salvarsi.
Luci soffuse. Luogo intimo e comoda postazione. “Venus” nelle cuffie migliori che avete. Rilassatevi e alzate il volume, poi iniziate a leggere questa storia e preparatevi ad essere travolti dalla carica più potente che conoscete. No, non quella virale. Oggi parliamo di amore.
Chi si vanta da solo…
Robbie Van Leeuwen, chitarrista, corista e compositore per gli Shocking Blue, iconico gruppo olandese attivo nel rock psichedelico degli anni ’60, pensò di scrivere una canzone su Afrodite, and Venus was her name. E’ un canto di piena emozione e forte impatto visivo, in cui si nota il totale coinvolgimento dell’innamorato nella celebrazione del suo desiderio. Venus, Venere, Afrodite, ad ognuno il suo. Non è l’espressione, ma il contenuto a definire ciò che siamo, immortali e non. Ebbene, secondo la mitologia, Afrodite era una dea. La dea dell’amore passionale, fisico, carnale, della bellezza e della seduzione. Proprio su quest’ultimo punto la nostra Goddess si riteneva imbattibile. Forte dei suoi innumerevoli successi, infatti, amava trascorrere le sue giornate a stuzzicare gli Olimpi, vantandosi delle molte conquiste dovute al suo essere deliziosamente irresistibile. Purtroppo per i suoi assillati, era tutto vero. Essere consci delle proprie risorse, però, non è un buon motivo per diventare boriosi. La superbia, e non solo la sua, venne punita dalla giustizia celeste. Da Zeus.
Uccide più la lingua della spada
Dio del tuono, leader di tutti gli altri, aveva il potere di fare qualsiasi cosa, così decise di darne una prova anche in questa occasione. Venere si sarebbe innamorata di un mortale e avrebbe sofferto le pene del sentimento. Questo castigo fu la base per l’unione tra un umano e una dea, che ebbe come migliore conseguenza la nascita di Enea, il prescelto a fondare Roma. Così Afrodite, dall’alto del suo monte, a goddess on a mountain top, scese sulla Terra a far impazzire l’ennesimo uomo, Anchise. Si presentò sotto mentite spoglie, dicendosi una fanciulla rapita in cerca di libertà e protezione momentanea. Segue tra i due infatuazione istantanea. Da quando conosco il mito e dopo aver letto il testo di “Venus”, nella mia immaginazione la scena di questa seduzione e l’accattivante ritmo del brano si sposano felicemente, regalandomi sempre la stessa sensazione adrenalinica. Accoppiata certamente anacronistica, ma come funziona bene! Her weapons were her crystal eyes, scrive l’autore, black as the dark night she was. Uno dei tanti epiteti attribuiti alla dea, infatti, era Melanide, ovvero ‘la nera’, alludendo alle sue oscure streganti potenzialità. Insomma, Van Leeuwen aveva studiato! Non voglio ‘spoilerare’ oltre. Godetevi l’esperienza e poi raccontatela. Zeus non seppe della loro tanto riuscita unione, finchè non udì quello che Anchise non avrebbe mai voluto. Il mortale, infatti, una sera, tradito dal vino, si vantò davanti ai suoi amici di aver fatto l’amore con la più gettonata d’Olimpo. Il dio, scandalizzato e furibondo, scagliò un fulmine sulla Terra destinato al tracotante. Mancò l’obiettivo sol perchè Afrodite deviò il colpo, ma riuscì comunque a traumatizzarlo incurvando permanentemente la sua schiena. La sua angelica amante, offesa e disgustata da quel comportamento così frivolo, si allontanò da lui, per sempre.
E per quanta strada ancora c’è da fare, amerai il finale
Siamo figli dei greci, eppure la giustizia civile del ventunesimo secolo non garantisce ancora come quella divina di Zeus. Chi dovrebbe assicurare la nostra sicurezza e il rispetto dei nostri diritti vive nella sua bolla. Speriamo che scoppi. C’è ancora tanto da lavorare, ma arriveremo a destinazione. Anzi, sono addirittura certa che in un futuro non troppo lontano nessuna donna, nè mai una dea, avrà bisogno di un giustiziere. Intanto teniamo duro, e ricordiamo ai Signori che, mentre ci insultano perchè non sappiamo guidare, noi stiamo mettendo una marcia in più.