Uno dei fenomeni che interessano le terre coltivabili nell’Unione Europea è la cosiddetta “land concentration”. Vediamo insieme di cosa si tratta.
La land concentration (=concentrazione fondiaria) consiste nell’appropriazione di terre fertili da parte delle grandi aziende e determina il monopolio fondiario. Si tratta di un’azione legale, contrapposte al land grabbing (=accaparramento delle terre), che-invece- è un fenomeno illegale.
La terra assume un valore finanziario
La terra viene considerata come bene economico-finanziario e non più come bene agricolo. Ne consegue una gestione agricola completamente differente, basata soltanto su speculazione economica.
La land concentration provoca l’accentramento degli spazi agricoli nelle mani di poche imprese e, dunque, un accorpamento di aziende che divengono sempre più grandi ed estese; è connessa a profonde e problematiche conseguenze economiche, politiche e sociali.
L’esistenza delle aziende di piccola dimensione è messa a rischio. Infatti, le aziende più grandi inglobano quelle più piccole. La maggior parte delle aziende sono definite grandi o macro con estensione superficiale compreso tra i 20 e i 50 ettari o superiore ai 50 ettari. Sono pochissime le aziende a conduzione familiare che riescono a sopravvivere.
Le conseguenze della Land Concentration
Con una diffusione sempre più marcata della land concentration, il valore della terra è esclusivamente finanziario. Il 3% delle aziende europee possiede e gestisce più della metà dell’intera superficie agricola. La land concentration è una problematica seria. Provoca:
- La scomparsa delle piccole aziende;
- L’omologazione funzionale e gestionale basata su un’agricoltura fortemente industrializzata;
- Esclusiva diffusione di monocolture per favorire l’abbattimento dei costi e massimizzare i profitti;
- Perdita della biodiversità come conseguenza della scelta monocolturale;
- Difficoltà di garantire la sicurezza alimentare;
- Danni all’ambiente, in particolare desertificazione e inquinamento dei suoli, pregiudicando gli equilibri naturali;
- Implicazioni antropologiche gravose con perdita di tradizioni;
- Divisione della società tra persone (e aziende) che continuano ad arricchirsi e individui che continuano a impoverirsi;
- Destabilizzazione della ruralità;
- Danni economici soprattutto per le micro e piccole aziende e per i Paesi dell’Europa centro-meridionale, il cui settore primario era, sostanzialmente, basato sull’esistenza di aziende piccole, per l’appunto.
L’evoluzione della concentrazione fondiaria
Nel corso della storia è sempre esistito il fenomeno della land concentration, anche se ovviamente in forme diverse. Nel Medioevo, ad esempio, i possedimenti terrieri erano, per lo più, nelle mani dei potenti, dei grandi Signori che sfruttavano i contadini locali, impiegati come vassalli o servi della gleba.
Occorre considerare che si trattava di una società preindustriale, quindi la corsa alla terra era profondamente diversa.
Non vi era una competizione “aziendale”, né la produzione monocolturale, né agricoltura industrializzata, né la provocazione di particolari danni ambientali… Ma soltanto l’effettiva “concentrazione fondiaria”, nel senso proprio dell’espressione: concentrazione di possedimenti terrieri nelle mani di pochi.
I signori possedevano vasti latifondi e esercitavano un potere sulle persone che vivevano nelle sue terre.
La signoria medievale ha rappresentato la base della moderna “land concentration” in gran parte dei Paesi europei.
Un problema risolvibile
La portata e la velocità della concentrazione fondiaria aumentano esponenzialmente di anno in anno. Esiste una soluzione al fenomeno allarmante e sempre crescente della land concentration?
Sicuramente, occorrerebbe partire dall’analisi minuziosa del carattere strutturale dell’azienda per individuare, al meglio, le motivazioni che persistono dietro la scelta di voler “ampliare” la propria azienda e per capire cosa si può fare per limitare il fenomeno. Sarebbe necessario, quindi, sostenere economicamente con disposizioni ad hoc le piccole imprese. Come?
Promuovendo un’agricoltura sostenibile e biologica, i suoi prodotti tipici locali con registrazioni dei marchi di garanzia; organizzando attività multifunzionali (soprattutto a carattere turistico come le fattorie didattiche); dando vita a un’ interazione agricola solidale e sociale.