Ariosto in una sfumatura di voce diversa, il timbro costante resta l’errore.
Ariosto nel riprendere la materia boiardesca delle peripezie del valoroso Orlando propone in ottave una narrazione in continuo movimento.
L’utilizzo dell’entrelacement, espediente tipico del romanzo medievale, permette all’autore la realizzazione di un’opera encomiastica a dir poco avvincente.
L’intreccio delle trame narrative sulle tre macro-vicende, concede al lettero uno sfondo ordinato in contesto in continuo movimento. Un dinamismo a fotogrammi.
Nei quarantasei canti si assiste ad un continuo errare, un “vagare senza meta” causato da un’amore che genera distrazione dai propri doveri.
Un errore e una distrazione. Parole congiunte in Ariosto, complici in Brunori Sas.
Il cantantautore, difatti, nel celeberrimo inedito “Un errore di distrazione” canta dolcemente la fine di un amore vissuto da una persona sempre ligia ai propri doveri-come Orlando– che inciampa in una lieve indecisione di cuore.
“Un errore di distrazione”: ladro del senno del cavaliere e autore della sapiente sofferenza di Dario Brunori.
Un errore ripetuto più volte: espressione impavida di un desiderio negato o lezione non acquisita?
L’errare ariostesco quindi il vagare senza meta, ad oggi può essere indice di insoddisfazione personale?
Quanto un evento esterno può “distrarci” e quindi farci commettere un errore che sia esso di valutazione o di comportamento?
Ludovico Ariosto e l’ ottava “aurea” del Furioso.
Funzionario, commediografo, nonchè poeta, un intellettuale cortigiano che non si sottrae dal denunciare la corte come una “gabbia”.
A Messer Annibale MalaguccioPoi che, Annibale, intendere vuoi come
la fo col duca Alfonso, e s’io mi sento
più grave o men de le mutate some;perché, s’anco di questo mi lamento,
tu mi dirai c’ho il guidalesco rotto,
o ch’io son di natura un rozzon lento:senza molto pensar, dirò di botto
che un peso e l’altro ugualmente mi spiace,
e fòra meglio a nessuno esser sotto…da Satira, III, 1-9
Un errore cantato: il sussurro inconfondibile di Brunori.
Il 28 febbrario a mezzanotte, Brunori classe ’77 pubblica un nuovo singolo dal titolo “Un errore di distrazione”. Una canzone-colonna sonora del film “L’ospite“- che traccia delicatamente la fine del sentimento amoroso.
Una visione forzatamente concreta “è soltanto una scemenza/ cercare il cielo in una stanza” che si sbriciola “nutrendo l’illusione” di vedere negli occhi “quello che non c’è” trovando rifugio nell’immaginario lieto fine di in un -ipotetico- incontro futuro in un locale oppure al centro commerciale. Un ristoro temporaneo da ciò che un treno regionale a mo’ di astronave sta portando via anni luce.
Il testo, che inizia con tono rincuorante, torna anaforicamente sull’errore e permette di vedere l’inizio della fine in un fatale errore di distrazione.
È un passo falso, una ( brevissima) disattenzione totale per un focus , un sguardo esclusivo, individuale a far incedere- come Orlando– ad una perdita –solo per un attimo-del senno, di chiarezza decisionale, a presupporre le basi di un “errare” dal sapore nostalgico.
Un errore di distrazione incipit di una possibile distruzione-costruzione.
Il motivo della distrazione di Orlando è interpretato da Angelica, quello di Brunori non ha forme nette, bensì sfumature di un’essenza vissuta e terminata .
In entrambe le circostanze a dettare una svolta, un’adrenalina improvvisa è proprio l’errore. Una distrazione che conduce alla perdita, alla” temporanea distruzione” del senno e all’ incendio dei sogni di cartone.
Un’esperienza totalmente negativa, ma solo in apparenza:
Orlando recupererà il senno grazie ad Astolfo, mentre Brunori potrà dar voce al ricordo scrivendo nel presente.
Pertanto, in ambedue i casi, si può definire una linea: distrazione-errore-distruzione-costruzione.
Non un lieto fine, ma una legge (forse) naturale più che umana.