Tsunami, tempeste, trombe d’aria, alluvioni: quando la natura diventa “matrigna”
La natura, imprevedibile e allo stesso tempo meravigliosa, spesso gioca “brutti scherzi”: uno tsunami può distruggere intere città, una tempesta può devastare ettari di boschi, una frana può spazzare via un’intera vallata. Eppure, la stessa natura suscita in noi pace e serenità, basti pensare a quando ci troviamo sulla cima di una montagna e osserviamo il mondo dall’alto, nel silenzio, circondati solo dal paesaggio e dai meravigliosi suoni prodotti dal vento e dagli animali che lo abitano.
Hugh Glass: l’uomo che riuscì a sopravvivere alla crudeltà della natura
Glass, personaggio principale del film “Revenant – Redivivo” che fruttò a Leonardo di Caprio il primo oscar, è un cacciatore di pelli e pellicce che, dopo essere sfuggito da un attacco di indiani Arikara, viene attaccato da una mamma orsa, in difesa i suoi piccoli, lasciandolo in fin di vita.
Viene trasportato per alcuni giorni dai suoi compagni di viaggio e poi viene abbandonato solo con il figlio e con altri due compagni, uno dei quali, Fitzgerald, rimane solo per riscuotere la ricompensa promessa e tenta di uccidere Glass, che viene salvato dal figlio che, purtroppo, viene ucciso.
Alla fine, il protagonista riesce a sopravvivere e a vendicare la morte del figlio tramite l’uccisione di Fitzgerald, prevalendo su di lui in uno scontro.
In questo caso la natura è stata poco “madre” nei confronti di Glass: prima è stato sbranato da un orso e poi ha perso il figlio, poiché non era stato in grado di difenderlo a causa delle numerose ferite riportate. Possiamo quindi dire che la natura è stata crudele con lui?
I poeti romantici: la natura come “cattiva madre”
Quando si parla dell’epoca romantica, di sicuro non si può trascurare, fra tutti gli argomenti trattati dai poeti del tempo, il rapporto fra uomo e natura.
Nella prima fase del Romanticismo, la natura è vista come una madre benevola e provvidente, fonte dei valori più autentici e specchio dell’anima umana. Può mostrarsi melanconica, lugubre, sepolcrale, notturna, esotica o tempestosa solo quando fa da sfondo alle vicende amorose dell’uomo.
L’uomo romantico desidera l’infinito, che è irraggiungibile, discostandosi completamente dalla visione illuminista, che si basava sulla filosofia del finito. L’infinito si manifesta con la natura con cui l’uomo, manifestazione del finito nell’infinito, si sente in sintonia.
Fra le opere di questo periodo possiamo sicuramente citare “L’infinito” di Leopardi, che tutti noi conosciamo.
Nella seconda fase del Romanticismo, vediamo un cambio di rapporto fra uomo e natura: quest’ultima diventa cattiva, vuole rendere infelici gli uomini.
In questo periodo gli autori si rendono conto del fatto che, più che al bene dei singoli individui, la natura mira alla conservazione della specie, e per questo fine può anche sacrificare il bene del singolo e generare sofferenza. Capiscono che il male rientra nel piano stesso della natura, in quanto la natura ha messo nell’uomo il desiderio di felicità infinita, senza dargli i mezzi per soddisfarlo, quindi l’uomo resterà per sempre infelice.
Questa concezione fu portata avanti soprattutto da Giacomo Leopardi, autore vissuto fra la fine del 1700 e la prima metà del 1800. In particolare, possiamo mettere in evidenza il suo pensiero analizzando un dialogo in prosa tratto dalle “Operette morali” dal titolo “Dialogo della natura e di un islandese”.
In questo testo i due dialogano sulla vera essenza della Natura che si rivela crudele, l’islandese ce lo dice così:
“Tu sei nemica scoperta degli uomini, e degli altri animali, e di tutte le opere tue; che ora c’insidii ora ci minacci ora ci assalti ora ci pungi ora ci percuoti ora ci laceri, e sempre o ci offendi o ci perseguiti; e che, per costume e per instituto, sei carnefice della tua propria famiglia, de’ tuoi figliuoli e, per dir così, del tuo sangue e delle tue viscere.”
Con queste parole Leopardi ci vuole dare un consiglio: quello di non fidarsi troppo della natura perché si prende gioco di noi e ci distrugge, promettendo una felicità che non possiamo raggiungere, con nessun mezzo.
Qual è, quindi, la vera essenza della Natura?
Per Leopardi e gli altri poeti romantici, la Natura ricopriva un ruolo negativo, anche per Glass probabilmente, poiché gli ha portato via un figlio, ma qual è la sua vera essenza?
Negli ultimi anni, fortunatamente, l’uomo si è reso conto dei danni che sta commettendo nei confronti dell’ambiente con l’inquinamento: la Natura, a causa di ciò, si “ribella”, manifestando il suo lato “crudele” e spazzando via molte delle opere dell’uomo, tramite tsunami, terremoti e tempeste. Essa in quei momenti, viene vista negativamente dall’uomo, ma in realtà il suo è solo un grido disperato di aiuto, un modo per attirare la nostra attenzione e fare in modo di smettere di oltraggiarla e di “attaccarla”.
La natura è cattiva? No, esige solo di essere rispettata.