’21 days in an Amazon warehouse’: giornalista in incognito svela i retroscena dei magazzini di Amazon

Chi non ama Amazon? D’altronde, è la più grande Internet company al mondo, dove non trovare un prodotto risulta praticamente impossibile. Le consegne sicure e veloci sono poi un altro dei suoi punti forti. Inoltre, milioni di persone in tutto il pianeta sono abbonate ad Amazon Prime, il servizio che garantisce di stringere tra le braccia il nuovo acquisto in 24/48 ore di tempo dal pagamento.

Insomma, non si può certo dire che la compagnia statunitense deluda il suo pubblico, o che non sia al passo con i tempi. Si potrebbe quasi affermare che sia proprio lei l’emblema di questo secolo, che come parole chiave ha ‘immediatezza’, ‘rapidità’ e ‘accumulazione’. 

Viene però da chiedersi a quale prezzo sia possibile fruire di tutto ciò. Nelle fiabe è uso dire: “la magia ha sempre un prezzo”. E sicuramente i ritmi di Amazon non possono che avere un che di stregonesco. Quindi, a che compromesso è stato disposto a scendere?

L’inchiesta segreta 

Niente a che vedere con patti con il diavolo, quadri che invecchiano al posto del proprietario o cedere ad un qualche demone il proprio primogenito. L’azienda a stelle e strisce ha scelto di sacrificare la salute dei propri dipendenti. Questo almeno è quello che emerge dall’inchiesta in incognito di Luigi Franco. Il cronista si sarebbe finto magazziniere nella sede in provincia di Piacenza, nelle tre settimane pre Black Friday e Natale. Insomma, in uno dei periodi più frenetici dell’anno, dove le doti sopracitate sono più che mai richieste. 

Charlie Chaplin in Tempi Moderni

Costretti in piedi per lunghe ore a smistare quasi 360 oggetti all’ora nella cesta indicata dal computer che li controlla: questa è la situazione degli operai, che ricorda molto il film in bianco e nero ‘Tempi Moderni‘ di Chaplin. Nonostante la meccanicità dell’azione, il mantenere sempre un alto grado di attenzione è necessario, o l’efficienza dell’azienda verrà crepata da errori di spedizione. 

Il compromesso in stile Amazon

Il quadro che descrive Franco nel suo reportage pubblicato su Fq MilleniUm non sembra il più roseo: magazzinieri come automi che partecipano ad incontri collettivi volti a migliorare la loro produttività. Questo pare l’unico interesse dei loro direttori. Il benessere fisico dei dipendenti passa quasi in secondo piano. Già l’anno scorso, infatti, nel magazzino in questione si era scatenato uno sciopero sindacale (il primo contro Amazon nel nostro paese) per protesta contro gli effetti dannosi di questi ritmi elevati sulla salute dei lavoratori. 

Immagini dello sciopero a Castel San Giovanni di un anno fa

Stress, attacchi di panico e danni all’apparato muscolo-scheletrico sono le condizioni che gli impiegati sembrano dover accettare per poter lavorare al magazzino. E talvolta, gli uomini e le donne che per necessità scelgono questi ritmi, provano addirittura timore al rendere pubblici i propri disturbi. La segretaria sindacale Francesca Benedetti spiega il perché, altamente smentito però da Amazon. Secondo la donna, gli operai momentaneamente non idonei a determinate mansioni più ‘fisiche’ verrebbero messi in malattia, piuttosto che essere assegnati a posizioni più idonee alla propria salute. 

Un nuovo Nellie Bly

Di certo non è stato dipinto il più magnifico dei panorami, ma di solito, quando entra in campo un’inchiesta in incognito, questo è quasi sempre il risultato. Luigi Franco pare essere un moderno Nellie Bly, pronto a fingersi qualcun altro per il bene della comunità. 

Nellie Bly

La giornalista Nellie Bly è stata la ‘creatrice’ delle inchieste in incognito. Pseudonimo di Elizabeth Cochran, la donna si è imposta nel panorama mondiale del diciannovesimo secolo come la prima a crearsi in questo modo una notizia. Nellie, quando lavorava per Joseph Pulitzer ed il suo The World, si è infatti infiltrata per dieci giorni in un manicomio di New York, fingendosi pazza. Il suo obiettivo era quello di rendere pubblici i trattamenti disumani a cui erano sottoposte le pazienti. 

L’esperienza, oltre ad essere diventata un articolo e poi un libro, ha iniziato il mondo del giornalismo all’inchiesta in incognito. Grazie a lei, questo ha compreso che le notizie non dovevano per forza essere ricercate, ma che era ugualmente possibile crearle ex novo. Tutte le testimonianze di giornalisti che hanno deciso di immergersi nel mondo della loro notizia sono possibili solo grazie al coraggio di quella donna, inserita nel National Women’s Hall of Fame nel 1998. 

Insomma, senza Nellie Bly e ‘Ten Days in a mad-house‘ non ci sarebbe stata l’inchiesta di Luigi Franco. E senza l’inchiesta di Luigi Franco, noi non avremmo ora la coscienza che anche la magia di Amazon ha un prezzo da pagare. Oltre ovviamente a quello di consegna. 

Lascia un commento

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.