L’adolescenza è spesso considerata come un periodo molto negativo della vita di ciascuno di noi. E’ proprio così?
This is us è una serie tv che elogia la normalità. Una raccolta di storie che, in un intreccio tra presente, passato e futuro, ci accompagna nelle vite dei personaggi. Tra i temi affrontati c’è anche la tanto criticata adolescenza.
Adolescenti, buona fortuna!
Ah l’adolescenza! Temuta dai genitori, etichettata negativamente da tutti, affrontata da ragazze e ragazzi ogni giorno. Culturalmente la definiamo come un periodo buio, difficile, faticoso.
“Non vedo spesso genitori con tre figli della stessa età che stanno entrando nella pubertà nello stesso momento. Non sono un uomo di fede, ma pregherò per voi. Buona fortuna!” – This is us, episodio 3 stagione 5
E’ quello che si sentono dire i genitori di Kate, Randall e Kevin nella serie tv This is us dal medico di base, come se fossero di fronte alle porte dell’inferno. Ma è proprio così? Non proprio. Ovviamente è un periodo complesso in quanto ci sono tantissimi cambiamenti che coinvolgono altrettanti aspetti dell’adolescente. Gli studi e la letteratura, però, dimostrano come la maggior parte dei giovani affronta questo momento positivamente, con un buon rapporto con i genitori e i coetanei. Solo una percentuale tra il 5 e il 10% sviluppa delle problematiche che si protraggono nel tempo. Perché allora abbiamo una visione così negativa?
Natura o cultura?
Questa visione deriva da uno dei primi studiosi di questo periodo della nostra vita, Stanley Hall. Egli ha definito l’adolescenza come una “seconda nascita” proprio per sottolineare come i cambiamenti siano molti e riguardino tutti gli ambienti di vita, ma anche come un periodo di “storm and stress“. Quest’ultima definizione vuole sottolineare il suo carattere tempestoso e turbolento, che travolge il bambino che si sta avvicinando al mondo degli adulti. All’epoca si riteneva anche che i comportamenti negativi in adolescenza andassero scoraggiati. In caso contrario venivano ereditati dalle generazioni successive. Ovviamente questa credenza si è sfumata nel tempo, ma lo “storm and stress” è rimasto.
Un’altra studiosa che si è occupata di adolescenza è Margaret Mead, dando, però, una visione completamente diversa. Ha svolto i suoi studi presso le isole Samoa, per studiare questo periodo di vita in una cultura profondamente diversa da quella occidentale. Ha vissuto a stretto contatto con delle ragazze adolescenti e ha osservato che questo periodo non veniva da loro vissuto negativamente, ma senza particolari difficoltà. Da ciò ha dedotto che le difficoltà non fossero dovute ad aspetti biologici, ma culturali.
Cambiamenti funzionali
Spesso l’adolescenza è vista negativamente proprio dagli adulti. L’acuirsi dei conflitti, il progressivo allontanamento dalla famiglia rende questo periodo più difficile per quest’ultima. In adolescenza aumenta la frequenza dei conflitti con i genitori, che tendono a diminuire, ma a diventare più intensi man mano che si cresce. Spesso le situazioni conflittuali vengono vissute più negativamente dai genitori, che li vedono come il fallimento della loro educazione. In realtà a quest’età sono del tutto normali e funzionali allo sviluppo. La famiglia è come una palestra in cui l’adolescente sperimenta e allena le sue capacità di discussione per acquisire maggiori abilità anche al di fuori del contesto familiare.
Altro aspetto che spesso viene criticato è la ricerca di autonomia. In adolescenza si verifica il progressivo allontanamento dalla famiglia e la ricerca dell’appoggio e della compagnia dei pari. Questo, però, è funzionale alla creazione di una proprio identità, staccata da quella dei genitori. E’, anche questo, un processo del tutto normale e funzionale. L’adolescenza, dunque, non deve essere vista negativamente, ma come uno dei periodi fondamentali della vita di ciascuno di noi. E’ complesso a causa dei vari cambiamenti che avvengono, ma straordinario nella sua unicità.