Da sempre siamo affascinati da assassini, serial killer, truffatori, rapitori e chi più ne ha, più ne metta. Ma siamo sicuri di conoscerne il profilo psicologico?
Lo sappiamo, il macabro ha sempre rivestito un ruolo importantissimo di fascinazione nei confronti di molti di noi. Oggi ci ritroviamo davanti a una rivincita del dolore, dato l’exploit quasi incredibile del genere true crime, declinato sia sotto forma di video su YouTube, che di podcast, ma anche di serie tv e di documentari sulle piattaforme di streaming. Un caso da analizzare potrebbe essere quello di Netflix, che ha iniziato a offrire ai suoi clienti una marea di docuserie true crime veramente interessanti, fra cui “Viaggio nella mente criminale”.
“Viaggio nella mente criminale”
Apparso da poco nel catalogo Netflix, “Viaggio nella mente criminale” è una mini docuserie di quattro puntate sul tema true crime. In ognuna di queste puntate, i creatori, affidatisi a un ampio pool di criminologi, legali, psicologi e psichiatri, compiono un’attenta analisi della psiche di quattro categorie di criminali. Si dedicano ai serial killer, ai sequestratori, agli stupratori e ai grandi fuorilegge invischiati con la criminalità organizzata. Con esempi celebri per ogni categoria, andando a scomodare anche il ricordo di alcune vittime, viene riconosciuto, per più o meno ogni personaggio preso in esame, il suo profilo psicologico. A partire dai traumi infantili, fino ad arrivare a eventuali problematiche fisiche presenti nel cervello, scopriamo un mondo intero dietro a questi leggendari “cattivi”.
La scuola positiva di criminologia
Sviluppatasi nell’800, la Scuola positiva di criminologia si rifà al suo fondatore, Cesare Lombroso, per i suoi insegnamenti essenziali. Innanzitutto, si basa sul positivismo in voga al tempo: è un approccio deterministico, che crede fermamente in un rapporto di causa-effetto fra criminale e reato. In poche parole, si crede che il comportamento deviante venga determinato dal patrimonio genetico del reo. Se i geni di una certa persona sono criminali, allora sarà per forza un reo, avendo una predisposizione non scardinabile. Ciò naturalmente si trasmette ereditariamente. Questo si può riconoscere attraverso la fisiognomica, ossia una correlazione fra i tratti fisici e quelli morali, la frenologia, cioè l’influenza sul comportamento di eventuali anomalie del cranio, e la psicopatologia, basata sulle disfunzioni del sistema nervoso centrale come causa primaria di pazzia, follia, isteria e comportamenti criminali.
Il moderno criminal profiling
Ovviamente, oggi non si usano più la fisiognomica, la frenologia e la psicopatologia, per fortuna. Qualcosa della Scuola positiva è rimasto, però. Innanzitutto, l’importanza prestata alla persona del reo, invece che al reato in sé. Il criminale, infatti, ha diritto a essere sottoposto a un trattamento individualizzato, una volta comminata la sanzione, per permettergli di potere eventualmente avere una rieducazione. Il criminal profiling nasce solo recentemente, a seguito anche di diversi studi sulla configurazione di determinate aree del cervello e la loro risposta agli stimoli esterni. Attualmente, la disciplina si nutre di un continuo confronto fra neuroscienze, genetica, diritto, psicologia e psichiatria. E’ il modello bioantropologico su cui si basa il criminal profiling, ossia il cercare di dare un profilo psicologico e psichiatrico al criminale. Il presupposto teorico è che la devianza sia influenzata dalla costruzione biologica e psichica delle persone.