Onore e rispetto, vita e morte si intrecciano e si confondono in uno degli ultimi capolavori di Ridley Scott.
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Nella Francia del XIV secolo la storia di Jean de Carrouges, Jacques Le Gris e Marguerite de Thibouville sconvolse l’opinione pubblica e scomodò i piani alti. Vediamo insieme cosa accadde!
Giustizia sia fatta
Giustizia. Cos’è la giustizia? Dove la troviamo? Come facciamo a definirla, quantificarla? Oggi abbiamo i tribunali, i giudici, i processi. In passato c’erano i re, i laird e ovviamente Dio. Mentre i primi e i secondi avevano consiglieri, messaggeri e ambasciatori, il terzo aveva solo una cosa: la fede dei suoi seguaci. Non definibile, quantificabile. Tuttavia presente e a volte addirittura più potente della legge proclamata dal messaggero di passaggio. Non deve sorprendere, quindi, se Dio dall’alto della sua dimora riuscisse a intervenire in alcune diatribe terrene e a esprimere il suo giudizio come gli imperatori romani erano soliti fare in arena. In questi casi si parlava di combattimento giudiziario, duello ordalico, Duello di Dio. Tipica dell’epoca medievale e delle popolazioni germaniche, questa pratica si basava sull’idea che diritto, religione e morale fossero inscindibili. Del resto, solo così l’esito finale avrebbe avuto senso. Non si parla necessariamente di morte, sia chiaro…era sufficiente che uno dei due si arrendesse, fuoriuscisse dal campo di battaglia o toccasse terra con il capo. A riportare sotto i riflettori quest’antica pratica ci ha pensato Ridley Scott con “The Last Duel”, film che ha fatto la sua comparsa nelle sale di tutto il mondo nel 2021.
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Sospetti e virtù
In questa pellicola le vicende di Jean de Carrouges (Matt Damon), Jacques Le Gris (Adam Driver) e Marguerite de Thibouville (Jodie Comer) permettono non solo di esplorare le dinamiche sociali della Francia del XIV secolo, ma anche di capire il rapporto ingannevole tra soggettività e narrazione. Tre punti di vista, tre racconti di per sé contrastanti si alternano e si intrecciano su un piano narrativo non particolarmente scorrevole, ma ricco di suspense e a volte troppo scomodo da mandar giù. Amici e commilitoni, de Carrouges e Le Gris combattono fianco a fianco durante l’assedio di Limoges. Alla fine dello scontro, i due ne usciranno vincitori, se non fratelli, per poi diventare acerrimi nemici per questioni di proprietà e doti. A complicare ancora di più la situazione si aggiunge l’accusa di stupro che Marguerite de Thibouville, moglie di de Carrouges rivolge a Le Gris. Non curante della sua posizione sociale e delle ripercussioni che quest’accusa avrebbe portato sulla sua persona, Marguerite de Thibouville è decisa a portare avanti la causa in nome della giustizia e dell’onore. Se, però, gli uomini non riescono con i loro discorsi, le loro leggi e i loro processi a srotolare la matassa, c’è solo una cosa da fare.
Fede nella spada
Il Duello di Dio entra così in scena. Non un duello qualsiasi, ma l’ultimo legittimato dalla corona francese nei libri di diritto e negli almanacchi di storia. Uno scontro che parla di giustizia, vendetta, onore e libertà. Una battaglia all’ultimo sangue che sconvolge il telespettatore come fece all’epoca con la società francese. Società che dopo l’enorme scandalo e il drammatico epilogo decise di non far più parlar Dio attraverso le armi.