“The horror! The horror!”: letteratura e cinema svelano il paradigma narrativo dell’orrore

Cos’è l’orrore? Cosa si cela dietro questo termine all’apparenza oscuro ed enigmatico? Anche se a prima vista potrebbe sembrare qualcosa di lontano ed atroce, troppo spesso, quasi senza accorgercene, l’orrore fa capolino nelle nostre vite. 

Nell’analizzare il concetto di orrore non possiamo fare a meno di parlare di un suo antecedente, un’ulteriore sensazione che l’essere umano conosce fin troppo bene fin dalla nascita: la paura.

La paura accompagna l’uomo sin dal primo momento della sua esistenza e sarà al suo fianco per tutta la vita, volente o nolente. Un’emozione che può manifestarsi in modi infiniti e subdoli: dalla paura infantile, dettata della mancata esperienza, dalla sensazione di non essere mai completamente al sicuro, con il costante presentimento che un  brutto mostro possa sbucare fuori da sotto il letto. Eppure questa paura, che tanto ci appare stupida e immotivata, continua ad accompagnarci per tutta la vita, durante ogni fase che scandisce le nostre esistenze. La paura di crescere, di non essere abbastanza, la paura del vuoto, dell’oblio, della morte.

Se da una parte quindi la paura appare come qualcosa di estremamente personale e privato, una percezione individuale e quasi gelosamente custodita, l’orrore rappresenta qualcosa di completamente diverso, abissalmente più profondo. Un concetto, quello dell’orrore, magistralmente espresso all’interno di una novella di De Roberto.

“La paura” di De Roberto

“il coraggio è lo sforzo sovrumano di vincere la paura”

Queste le parole riportate da De Roberto in un passo all’interno della sua novella “La paura”. Un’opera che ci catapulta in uno scenario che appare intramontabile, uno sfondo quasi eterno: la guerra.

Non starò tanto a raccontare la trama della novella scritta dall’autore, voglio soffermarmi invece su alcune caratteristiche particolari, punti focali che fanno di quest’opera un vero e proprio capolavoro dell’orrido nella sua forma più umana in assoluto.

Lo spazio descritto da De Roberto all’interno della novella rimanda all’immagine di un corpo in punto di morte, accompagnata da una concezione e la sensazione di un tempo asimmetrico e dilatato, un chiaro rimando leopardiano all’indifferenza umana. Ad arricchire la sensazione di distacco e lontananza, accentuata dalla mancanza di punto di vista interno, è il fatto che i personaggi presentati dall’autore non vengono mai descritti se non alla fine della novella, le personalità vengono sempre più scandagliate ed attenzionate nel momento in cui la morte appare più vicina ed imminente.

Elemento focale, però,  dell’opera di De Roberto è l’attenzione alle reazioni dei suoi personaggi di fronte alla paura, che, soltanto successivamente, si trasformerà in orrore. Se da una parte infatti il nostro autore per tutta una prima parte dell’opera ci parla di una paura individuale, il terrore privato che affronta il soldato di fronte alla propria morte,  alla fine ci presenta un paura cosmica, il momento esatto dello scoppio della guerra, essenzialmente il principio vero e proprio dell’orrore.

De Roberto ci descrive così l’unica reazione che l’orrore provoca nell’essere umano, proiettandola sul protagonista della novella, cioè il tenente Alfani. La paura si manifesta in quest’ultimo come orrore di fronte ad un qualcosa che non è più solamente pericoloso e mortale, ma anche e soprattutto profondamente e cosmicamente ingiusto.

“Cuore di Tenebra” di Joseph Conrad

Attraverso questo romanzo Conrad ci presenta la storia di un viaggio, un percorso che si sviluppa su più fronti e in maniera trasversale.

Un viaggio reale, geograficamente descritto, ma allo stesso tempo un’impresa eroica che richiama il mito e tutto ciò che quest’ultimo comporta. Un viaggio dentro se stessi, alla scoperta della nostra essenza primordiale, un sentiero frastagliato da dubbi, incertezze, paure ed inganni della mente, alla disperata ricerca di un senso e di risposte.

Un viaggio che ci porta direttamente e spietatamente di fronte all’orrore, vero e sincero.

Un romanzo che esplica in maniera emblematica il paradigma dell’orrore, presentandoci la realtà di una paura fin troppo reale.

La rappresentazione frontale dell’orrore che raggiunge il suo apice attraverso le parole dello stesso protagonista, Kurtz, che, sul concludersi dell’opera dice, anzi, urla:

“L’orrore! L’orrore!”

Una paura che non è più soltanto constatazione ed ammissione diciò che l’essere umano è capace di compiere, ma, a tutti gli effetti, la realizzazione di quello che l’uomo rappresenta: cattiveria, brutalità, ribrezzo. In una sola parola: Orrore.

“Apocalypse Now” di Francis Ford Coppola

Trasposizione cinematografica del sopracitato romanzo di Joseph Conrad, ”Apocalypse Now”, girato da Francis Ford Coppola, coadiuvato alla sceneggiatura dal giornalista di guerra Michael Herr e John Milus, rappresenta in maniera emblematica e spietata l’orrore insito dell’uomo.

Due finali diversi segnano l’epilogo delle due opere, una letteraria e l’altra cinematografica. Una storia che trova la sua conclusione in due scelte differenti, ma che, allo stesso modo, trasmette un medesimo e fondamentale messaggio.

Anche in questo caso non mi soffermerò nel raccontare la trama del film in questione, voglio concentrarmi invece su di un momento in particolare, passo che, secondo il mio modesto parere, condensa e rappresenta il fulcro dell’intera vicenda: il monologo di Marlon Brando.

Ed è riportando le parole del personaggio di Kurtz, interpretato magistralmente per l’appunto da Marlon Brando, che desidero concludere questo articolo. Un discorso, quello pronunciato ad nostro personaggio, che racchiude l’essenza della crudeltà della guerra, lo smascheramento dell’ipocrisia buonista dell’umanità, l’epifania dell’assenza di una morale che lascia posto e spazio all’immanenza e alla spietata veridicità dell’orrore.

“E’ impossibile trovare le parole per descrivere ciò che è necessario a coloro che non sanno ciò che significa l’orrore. L’orrore ha un volto. E bisogna farsi amico l’orrore, orrore, terrore, morale e dolore sono i tuoi amici. Ma se non lo sono, essi sono dei nemici da temere. Sono dei veri nemici.”

 

 

 

 

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