Svelata la classifica delle città più care d’Italia: Labrousse ci aiuta a interpretare questi dati

Svelata la nuova classifica delle città più care d’Italia, ottenuta analizzando i dati sull’inflazione dell’Istat relativi al mese di ottobre.

Sono sette le regioni rappresentate nelle prime dieci posizioni della graduatoria: il Trentino Alto Adige, il Lazio, il Veneto, l’Emilia Romagna, la Sicilia e le Marche.

La classifica

Bolzano, Roma e Trento sono le prime tre città più care d’Italia secondo la classifica stilata dall’Unione Nazionale Consumatori sulla base dei dati Istat relativi all’inflazione di ottobre. Il rincaro annuo per famiglia media è di 579 euro per il capoluogo della provincia autonoma del Trentino-Alto Adige, di 388 euro per la Capitale e di 383 euro per il capoluogo della provincia autonoma di Trento. Ma vediamo meglio cosa raccontano i dati. La classifica delle città più care vede in testa Bolzano. Qui, come spiegato da una nota dell’Unc, l’inflazione tendenziale pari a +2, la più alta d’Italia, si traduce anche nella maggior spesa aggiuntiva annua, equivalente a 579 euro per una famiglia media. Al secondo posto della classifica c’è Roma, che registra “appena” la quarta inflazione più elevata del Paese (+1,5%), ma ha il secondo maggiore incremento di spesa annuo, pari a 388 euro a famiglia.

Carovita nel Medioevo

Ernest Labrousse, storico francese, è noto per il suo approccio strutturalista e quantitativo nello studio della storia economica e sociale, specialmente riguardo al Medioevo e all’età moderna. Labrousse ha evidenziato come le fluttuazioni dei prezzi, determinate principalmente da fattori climatici, scarsità di risorse e dinamiche demografiche, abbiano avuto un impatto profondo sulle società medievali, alimentando tensioni sociali e rivolte popolari. Le sue ricerche sottolineano il legame tra economia e struttura sociale, mostrando come le crisi economiche non fossero eventi isolati ma parte di un sistema complesso, in cui le variazioni dei prezzi influenzavano direttamente il benessere delle classi più vulnerabili.

Lo studio dei prezzi

Nel suo studio sui prezzi e i salari, Labrousse dimostrò che il Medioevo era segnato da una stretta correlazione tra la produzione agricola e l’andamento dei prezzi: annate di cattivi raccolti potevano scatenare crisi di sussistenza, aumentando i prezzi dei beni essenziali e aggravando le disuguaglianze. Questo approccio innovativo ha ispirato la scuola delle Annales, che ha integrato l’economia, la sociologia e la demografia nella comprensione storica.In particolare diede un contributo fondamentale allo studio della Rivoluzione Francese, interpretandola attraverso lenti economiche e sociali piuttosto che esclusivamente politiche. Nella sua analisi, Labrousse ha evidenziato il ruolo cruciale delle crisi economiche pre-rivoluzionarie come motori delle trasformazioni sociali. In particolare, ha attribuito grande importanza alla combinazione tra un’economia agricola stagnante, l’aumento dei prezzi dei beni di prima necessità (come il pane) e l’impatto delle carestie che gravavano soprattutto sulle classi popolari.

 

 

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