“Nella scorsa storia abbiamo parlato di Bill Gates. Per la par condicio – e non solo – oggi parleremo di Steve Jobs. Cercheremo di approfondire la storia del suo successo non solo tramite la biografia, ormai ampiamente diffusa, ma anche attraverso gli uomini chiave che hanno reso Mr. Apple l’icona che è oggi.”
Steve Jobs
24 febbraio 1955, Green Bay, California. Figlio di due giovani studenti universitari Steve Jobs viene dato in adozione a una famiglia che ne possa garantire un futuro che comprendesse gli studi universitari. Parola che viene mantenuta con Steve che entra al Reed College, in Oregon. I corsi ufficiali però l’annoiano, così smette di seguirli e inizia a frequentare solo i corsi che più gli interessano. Tra questi spicca il corso di calligrafia che darà le basi per le capacità tipografiche del Macintosh.
Durante questi anni avviene la svolta. Insieme a Steve Wozniak, Jobs fonda la Apple e crea il primo computer: l’Apple I. Il quale non era altro che un circuito elettronico con attorno il nulla. Jobs partoriva idee, Wozniak le trasformava in realtà. Senza di lui Apple non sarebbe mai esistita, nonostante ciò, quando decise di abbandonare Apple nel 1985 per fondare una sua compagnia – non in competizione con Apple – Jobs iniziò a serbargli rancore tanto da provare a boicottare la sua impresa.
Negli anni successivi Jobs si vide cacciare dalla sua stessa azienda per poi venir ripreso in tempi di crisi tramite l’acquisizione di una società da lui stesso creata: la NeXT. Da lì in avanti Steve Jobs inizierà a rivoluzionare il mondo con prodotti che definire innovativi è un eufemismo. Questo attraverso strumenti dal design minimalista e accattivante che caratterizza Apple tuttora, un software tanto semplice e intuitivo quanto rivoluzionario e soprattutto attraverso lo sviluppo della percezione del marchio attraverso strategie di marketing eccezionali. Design, software e marchio. Senza questi fattori Apple ora varrebbe probabilmente meno della pizza del kebabbaro sotto casa. Chi si cela quindi dietro il successo dell’azienda più importante di Cupertino?
Design: Jonathan Ive
Diciamocelo: se iPhone, iPad &co. fossero stati più brutti probabilmente non se li sarebbero cagati in tanti. La matita che li ha creata è stata quella del signore il cui nome leggete qua sopra. Arrivato a Cupertino dall’Inghilterra, dopo il ritorno di Jobs nel 1997 è stato il responsabile dello sviluppo di tutti i prodotti della mela mozzicata. Persona tranquilla e mai sopra le linee, ha una vita professionale altrettanto poco movimentata. Viene assunto in Apple dopo aver collaborato alla start up Tangerine. I primi anni li passa lavorando sugli antenati dell’iPad e poi, dopo la fuoriuscita di Jobs dall’azienda, inizia a perdere di entusiasmo fino a pensare di rassegnare le proprie dimissioni. Ive credette però alle parole del suo capo di allora, John Rubistein, che lo convinse promettendogli che l’azienda, allora in brutte acque, stava per “fare la storia”.
Jonathan alla risurrezione di Apple ha contribuito in modo notevole. Dopo il suo ritorno, Jobs lo volle subito responsabile del design e come primo impegnativo compito gli chiese di ridisegnare il personal computer. Dalla matita di Ive uscì l’iMacG3, un pc che nessuno aveva ancora immaginato: compatto, sinuoso, colorato e senza un angolo. Il successo planetario di iPod, iPhone e iPad poi è dovuto in larga parte anche alla loro estetica: furono i primi gadget che la gente desiderava per il loro aspetto esteriore.
Eppure Ive non ha inventato nulla, il suo stile deriva direttamente dagli insegnamenti di Dieter Rams. Secondo il designer tedesco, i prodotti devono essere funzionali, facilmente usabili, non devono produrre inquinamento visivo e soprattutto devono avere uno stile che non passa velocemente di moda. Un design innovativo, durevole e funzionale. This is Apple.
Software: Scott Forstall
Definito dal San Francisco Chronicle come “un abile apprendista nel ruolo di esigente visionario di Apple“, Scott è un talentuoso quanto ambizioso, maniaco dei dettagli e soprattutto un instancabile lavoratore. Estremamente vicino alla filosofia di Steve Jobs, Forstall è stato a lungo considerato come l’unico reale successore del fondatore della società di Cupertino, tanto che si pensava che potesse essere proprio lui a succedere a Jobs nella carica di CEO di Apple. Sin da piccolo appassionato di informatica, Scott vede una svolta nella sua vita quando dopo la laurea deve scegliere se lavorare per Microsoft o Apple che all’epoca navigava in cattive acque. Fu il colloquio con Jobs a convincerlo a scegliere Apple. Mai scelta fu più azzeccata.
Forstall ha messo la firma sul sistema che ha rilanciato l’azienda di Cupertino: il MacOSX. Anche più importante fu il suo contributo allo sviluppo di iOS, il sistema operativo di iPhone. Sistemi semplici e intuitivi in grado di staccarsi dagli stilemi dell’epoca e rivoluzionare un mondo fermo da anni. Nonostante il contributo dato e l’amicizia con Jobs, il più giovane vice-presidente di Apple, viene bruscamente licenziato dal nuovo CEO di Apple: Tim Cook. Decisivo è il rilascio delle Mappe di Apple quando queste ancora non erano pronte. Ha pesato molto anche il fatto di essersi rifiutato di scusarsi per questo errore coi consumatori.
Tanto talentuoso quanto insopportabile affermano alcuni addetti ai lavori. Sta di fatto, che nonostante tutto è innegabile il contributo fondamentale dato da Forstall alla Apple, senza il quale, come per Wozniak prima e Ive dopo, la mela morsicata non sarebbe dove si trova ora.
Marchio: Philip Schiller
Phil Schiller, ai più noto come “il tipo delle conferenze”, è l’uomo marketing di Apple. Come gli altri membri cardine di Apple, Shiller ha iniziato ad avere un ruolo fondamentale nel 1997, con il ritorno di Jobs in azienda. Con la sua esperienza Phil è riuscito a rafforzare un marchio in discesa trasformandolo in qualcosa di eccezionale. Una delle strategia fondamentali è stata quella di eliminare i prodotti Apple dai grandi magazzini per creare gli Apple Store: dei sancta santorum dove chiunque entri si possa sentire parte di un club esclusivo. In questo modo Apple si è distaccata da ogni altro prodotto elettronico; abusando di un detto latino: “Divide et impera“.
Apple today: Tim Cook
Un speciale menzione va a Tim Cook, portatore del “burden“, un fardello anche più pesante dell’Anello del Potere. Difficile, quasi impossibile, replicare le gesta del suo predecessore, ma Tim si è fatto trovare pronto. Puntiglioso ed esigente, il nuovo CEO di Apple è riuscito ad aumentare i ricavi della Mela di anno in anno. Il presente e il futuro di Apple sono ora nelle sue mani.
Apple è una delle aziende di maggior successo della storia, un successo dovuto grazie al suo fondatore: Steve Jobs. Un visionario. Si sa, un visionario, senza qualcuno in grado di trasformare le idee in realtà, rimarrà sempre e solo un visionario. È trovando quelle persone in grado di dar forma a una visione, che un sognatore riesce a cambiare il mondo. La storia di successo di Jobs si basa su questo: sul trovare le persone in grado di “trasformare i sogni in solide realtà” . Senza Wozniak, Ive, Forstall, Schiller, Tim Cook e chissà quanti altri, Steve Jobs sarebbe stato solamente un uomo che sognava di cambiare il mondo, son state le persone a cui ha scelto di affiancarsi che han fatto diventare Jobs l’uomo che ha cambiato il mondo.
–UncleSam