L’utilizzo così massiccio degli smartphone negli ultimi tempi ha portato i ricercatori ad interrogarsi sulle conseguenze del loro utilizzo sulla nostra vita. Alcuni si sono dedicati in particolar modo alla comprensione della correlazione tra smartphone e relazioni sociali.
Gli smartphone sono ovunque, sempre con noi. Ci accompagnano in ogni momento della giornata, dal momento in cui apriamo gli occhi fino alla sera, prima di andare a dormire; non possiamo più farne a meno. In America alcuni soggetti (più precisamente il 50% di loro) intervistati per una ricerca hanno riferito di non poter più vivere senza. Indubbiamente i vantaggi che gli smartphone hanno portato nelle nostre vite sono innumerevoli, ma non è tutto oro quello che luccica. C’è infatti l’altra faccia della medaglia, che nasconde dei pericoli che possono anche essere altamente dannosi se si abusa degli smartphone. Per comprenderne meglio gli effetti esiste un filone di ricerca che si occupa di analizzare le interferenze che gli smartphone producono nelle relazioni sociali.
Cosa ci spinge ad utilizzare continuamente gli smartphone
I ricercatori dell’Università dell’Arizona e dell’Università Wayne State di Detroit hanno cercato di spiegare le ‘tecnoferenze‘, ovvero l’attrazione che proviamo nei confronti dei nostri smartphone. Una delle prime motivazioni che i ricercatori hanno individuato probabilmente affonderebbe le sue radici nella nostra storia evolutiva. Fin dagli albori della nostra storia, abbiamo sempre fatto affidamento alle strette relazioni familiari o amicali per sopravvivere. Queste relazioni si basavano (e si basano tutt’ora) sulla fiducia e sulla cooperazione, possibile solo nel momento in cui le persone iniziavano a scambiarsi informazioni personali riguardanti loro stesse.

Prima degli smartphone le nostra rete sociale era abbastanza limitata perché per ovvi motivi non era possibile entrare in contatto con un elevato numero di persone, cosa che invece oggi gli smartphone ci consentono di fare. Non solo, ci permettono anche di diffondere in rete le nostre informazioni personali e di entrare in contatto con altri, anche molto distanti da noi, attraverso i social network. Questo processo e le nuove tecnologie si sono legati in qualche modo ai moduli del vecchio funzionamento cerebrale, attivando così comportamenti molto simili a quelli dei nostri antenati, ma trasportati nella realtà attuale. Tali comportamenti sono caratterizzati da autoreferenzialità e da reattività.
Ciò quindi spiegherebbe perché anche quando siamo con i nostri cari e con le persone che amiamo sentiamo la necessità di utilizzare lo smartphone. Anche quando ci troviamo in compagnia di un nostro familiare, sentiamo il bisogno di divulgare informazioni (autoreferenzialità) ed essere reattivi (reattività) a tutti gli stimoli provenienti dai social network.
Conclusione
Questo allarmante fenomeno potrebbe peggiorare ed incentivare uno squilibrio tra i comportamenti sociali volti al consolidamento delle relazioni sociali e quelli volti invece alla creazione di nuove relazioni. Infatti gli smartphone (ma non solo) sembrano aver già in parte danneggiato alcune relazioni, cosa che è stata riportata da uno studio precedente. Ovviamente l’obiettivo di tale studio non è certo demonizzare la tecnologia e gli smartphone perché i vantaggi che hanno portato nella nostra quotidianità sono innumerevoli. Il fenomeno dovrebbe essere comunque approfondito da altri studi, ma al momento un consiglio dei ricercatori è di cercare di utilizzare gli smartphone nel modo più sano possibile.
Nomofobia o sindrome da disconnessione
Sono molte le nuove sindromi o i nuovi disturbi che si stanno diffondendo negli ultimi tempi. Sono proprii del nostro secolo ed alcuni di questi sono legati alla tecnologia. Rifacendoci allo studio precedentemente esposto, possiamo parlare di nomofobia, forse più comunemente conosciuta come sindrome da disconnessione. L’origine della parola è metà anglosassone e metà greca. Il prefisso ‘nomo‘ è anglosassone ed è l’abbreviazione di ‘no-mobile‘, mentre il suffisso ‘fobia‘ è greco e significa ‘paura‘. Si tratta quindi della paura di rimanere fuori dal contatto di rete mobile. L’espressione che meglio riesce a definire tale sindrome è la seguente: ‘senza smartphone non riuscirei a vivere, mi verrebbe l’ansia‘.
La nomofobia presenta una serie di caratteristiche, tra le quali il fatto di essere assaliti dall’ansia e dal terrore se si pensa di aver lasciato il telefono a casa e non poter stare più di dieci minuti senza controllare il proprio smartphone. Nella persona nomofobica si insinua la paura di potersi perdere qualcosa se non controlla costantemente il cellulare. Si tratta di una vera e propria dipendenza perché per esempio anche la sindrome da disconnessione spinge il soggetto ad aumentare sempre di più l’utilizzo del proprio smartphone. Inoltre il soggetto farà di tutto per cercare di passare sempre più tempo al telefono, per esempio portandolo in luoghi non appropriati o isolandosi sempre di più dagli altri.
I soggetti a rischio
Chiunque può sviluppare la sindrome in questione, ma alcuni studi sembrano aver individuato delle categorie con un rischio particolarmente elevato. Una delle prime categorie individuate è costituita da giovani adulti tra i 18 ed i 25 anni che presentano una bassa autostima e problemi nelle relazioni sociali. Sono persone che sentono il bisogno di rimanere sempre connessi con gli altri utenti e che solitamente si annoiano durante lo svolgimento di altre attività ricreative. La causa di tutto ciò è un abuso patologico dei propri smartphone. Neppure gli adolescenti sembrano essere invulnerabili a tale rischio.

La categoria che però forse preoccupa maggiormente è costituita da bambini tra i 2 ed i 5 anni. Sono definiti ‘bambini digitali‘ poiché nati e cresciuti nell’era dei computer, degli smartphone, dei tablet e di internet. Questi bambini infatti paradossalmente sanno già come utilizzare un gioco sul tablet di livello base, ma non sanno ancora come allacciarsi le scarpe. Il pericolo ovviamente non risiede nel semplice utilizzo della tecnologia perché, come dimostrato da molti studi, consentonolo sviluppo delle capacità cognitive del bambino. La preoccupazione è relativa all’uso eccessivo, sproporzionato e prolungato che potrebbe portare per esempio ad un affaticamento maggiore della vista e al rischio che il bambino possa isolarsi sempre di più dai suoi coetanei.
Cosa fare per evitare gravi conseguenze?
La soluzione migliore per evitare lo sviluppo della nomofobia è imparare ad utilizzare lo smartphone in modo intelligente. Si tratta di una vera e propria dipendenza, per cui la prevenzione in questo caso è fondamentale. Spesso le persone iniziano a sviluppare tale dipendenza partendo da esperienze negative che hanno vissuto in precedenza. Per esempio in un momento di particolare difficoltà o di fragilità, lo smartphone potrebbe diventare un oggetto in cui la persona incanala il suo disagio e la sua sofferenza. A lungo andare quindi la vita virtuale assumerà sempre più importanza a discapito di quella reale.
Il peggioramento di tale situazione spesso porta alla nomofobia, la quale spinge le persone ad isolarsi e a chiudersi in loro stesse, a sviluppare insicurezze e paura del rifiuto e a sentirsi inadeguate. Pertanto è fondamentale insegnare, soprattutto alle nuove generazioni, a rapportarsi in modo sano ed adeguato agli smartphone ed alla tecnologia in generale, cosicché possano beneficiare dei vantaggi e minimizzare al massimo le conseguenze negative.
Martina Morello