Durante la presentazioni dei nuovi iPhone, Apple ha voluto sottolineare come intenda produrre smartphone composti da materie prime riciclate al 100%. Sebbene le tecnologie attuali e del futuro più prossimo non appaiono in grado di rendere realizzabile questo obiettivo, la preoccupazione è giustificata: entro il 2020 le emissioni provenienti dagli smartphone supereranno quelle di qualsiasi altro device. E l’85% di tali emissioni deriva non dall’utilizzo, ma dalla sola produzione di nuovi telefoni. Fermiamoci dunque a riflettere su cosa si cela dietro l’esistenza della tecnologia che ha rivoluzionato come comunichiamo ed interagiamo con il mondo e con gli altri.
I fenomeni da combattere
Il costo ambientale per la creazione da zero di un nuovo smartphone è così alto proprio a causa delle materie prime impiegate, soprattutto minerali rari dall’alta conduttività, difficili, se non impossibili, da riciclare e riutilizzare. Tra questi vi è il tantalio, per la cui estrazione sono iniziati veri e propri conflitti armati nei Paesi africani (primo tra tutti il Congo) che ne possiedono la maggiore concentrazione. Da ciò e dallo sfruttamento negli impianti di lavorazione e produzione si origina un ulteriore costo umano che pesa sull’industria fin dalla sua nascita. Oltre a ciò, i data center che gestiscono il traffico di informazioni, che siano messaggi, chiamate o altro, tra smartphone contribuiscono ad aggravare la situazione. Questo accade per via dell’elevato consumo di elettricità (di solito proveniente dalla combustione di gas fossili) richiesto per il loro funzionamento.
La responsabilità di Apple
Nonostante la recente campagna di marketing green, l’azienda di Cupertino non è al riparo dalle critiche quando si parla di pratiche che vanno a discapito dell’ambiente. Ovviamente essa non è l’unica a spingere i consumatori all’acquisto non necessario di nuovi modelli ogni anno, ma la sua opposizione costante al diritto dei consumatori di riparare i propri prodotti appare ingiustificata. Infatti, nella maggior parte dei casi è la batteria non sostituibile degli iPhone a smettere di funzionare dopo poco più di un anno di utilizzo, anche se il resto dei componenti non sembra subire lo stesso destino. Quindi una semplice sostituzione della batteria renderebbe i telefoni Apple ben più longevi, e di conseguenza ecosostenibili. E di certo anche l’imposizione di distruggere e solo in seguito recuperare i componenti degli iPhone diretta alle compagnie indipendenti che si occupano di riciclare l’imponente mole di smartphone gettati, a prescindere da se il device è ancora funzionante o meno, non può che stonare con le dichiarazioni d’intenti fatte all’ultimo evento di presentazione.
La politica di Samsung
L’azienda coreana ha fatto molti passi avanti negli ultimi anni cercando di bilanciare prestazioni, prezzo e rispetto per l’ambiente. Le certificazioni Ecologo Gold assegnate ai suoi smartphone segnalerebbero una particolare attenzione per l’uso di materiali riciclati, la quantità di energia richiesta per l’utilizzo e la ricarica del dispositivo e, non meno importante, lo smaltimento dei componenti. Però rimangono intoccate le problematiche riguardanti la provenienza delle materie prime, il trattamento di operai e lavoratori, le annuali campagne insistenti di pubblicizzazione dei nuovi modelli e la possibilità di riparare del tutto i prodotti Samsung. Insomma, anche se le pratiche della compagnia produttrice dei Galaxy superano la concorrenza sotto diversi aspetti, i cambiamenti sono ancora troppo pochi e dall’impatto troppo piccolo.
Fairphone: l’alternativa indipendente
Ad aver ottenuto l’attenzione di Greenpeace, nonchè il primo posto per il basso impatto ambientale, nella “Guide to Greener Electronics” non è stata alcuna delle aziende di grande impatto (ed alti profitti) più famose, ma una piccola startup chiamata Fairphone. Questa società, originaria dei Paesi Bassi e finanziata dalla comunità tramite crowdfunding su Kickstarter, ha creato il primo “smartphone etico”, adesso accompagnato da una seconda e più recente versione, il Fairphone 2. Le caratteristiche principali che distinguono questo prodotto dal resto del mercato sono l’utilizzo di materie prime provenienti solo da miniere controllate da ONG e in territori privi di conflitti, la modularità, che permette la riparazione di ogni singolo componente, e la facilitata personalizzazione sia di hardware che di software. Le pecche di questo piccolo ma coraggioso progetto sono certamente legate alla sua poca diffusione tra il grande pubblico, il prezzo abbastanza elevato e le funzionalità non da top di gamma del telefono stesso, anche se esso rimane un’opzione molto valida per chiunque faccia un utilizzo regolare e senza necessità particolari del proprio smartphone.
Suggerimenti per un reale progresso
Nonostante le note negative che gli si possono rivolgere, Fairphone ha dimostrato che la tecnologia per cambiare in maniera notevole l’industria degli smartphone per il futuro esiste oggi, ed è solamente da perfezionare. Per poter fare realmente la differenza sarà però necessario che le altre aziende, specialmente quelle dotate di maggiore influenza, seguano l’esempio. Ormai non possiamo più permetterci il lusso di ignorare, come società, la limitatezza delle risorse che ci offre il pianeta e lo sfruttamento insostenibile che ne facciamo. Se gli enti governativi e le istituzioni, come la scuola, contribuissero a un’educazione dei cittadini all’acquisto e l’utilizzo critico e informato, certo si realizzerebbero diversi sviluppi positivi. Ma è necessario, oltre a ciò, educare alla tutela dell’ambiente in ogni ambito della nostra vita quotidiana e in comunità. Perchè etica, sviluppo tecnologico e sopravvivenza dell’umanità non sono legate da una relazione negoziabile o sacrificabile per il profitto.
Giulia Onorati