Scopriamo la ricezione postmoderna dell’Ode al carpe diem in Billy Joel

Billy Joel e Orazio, due artisti estremamente lontani nel tempo, hanno riflettuto sull’importanza del vivere ogni giorno come se non esistesse domani, consigliandoci di rallentare i ritmi e godere di ogni attimo come se fosse l’ultimo.

Attraverso l’ode al “carpe diem” e la canzone di Billy Joel “Vienna”, capiamo perché sia importante vivere nel qui ed ora, liberandoci dalle futili preoccupazioni.

CARPE DIEM

Orazio è stato un importante autore latino vissuto tra il 65 e l’8 a.C; contemporaneo ed amico di Virgilio grazie all’intercessione del quale è entrato a far parte del circolo di Mecenate, ha scritto, tra le altre cose, la celebre ode al “carpe diem” in cui riflette sulla fugacità del tempo. L’autore rivolge a tutti noi lettori una domanda implicita: essendo l’uomo un essere mortale e destinato a vivere in uno arco limitato di tempo, che senso ha affannarsi ad inseguire futili preoccupazioni vivendo nella spasmodica attesa del domani?

Dum loquimur, fugerit invidia aetas. Carpe diem, quam minimum credula postero

(Mentre parliamo, il tempo invidioso sarà fuggito. Cogli il giorno, confidando il meno possibile nel futuro)

La posta in gioco è la felicità, raggiungibile attraverso la misura e la consapevolezza della propria condizione di “genus durum” (letteralmente “stirpe dura”) ma mortale, limitata, alla quale è preclusa la possibilità di conoscere quel che sarà. E allora  è importante vivere bene fino a che è concesso, cogliendo il giorno proprio come si coglie un frutto, isolare l’attimo dalla rapida onda del tempo che passa, inesorabile, che conduce lontano, chissà dove, chissà quando.

VIENNA

Correva l’anno 1977 quando il ventottenne William Martin Joel, da tutti conosciuto come Billy, incideva il brano “Vienna”, poi parte del celebre album “The stranger”. In questa ballata il cantautore omaggia la capitale austriaca ma non per la sua indiscutibile bellezza: la città diviene metafora del sentimento di gioia provato dallo stesso Joel quando, ormai ventitreenne, rincontrò il padre trasferitosi a Vienna e mai più visto dall’età di otto anni. È come se si fosse chiuso un cerchio per il giovane cantautore che non ha mai dimenticato quella città,  simbolicamente vissuta da lui come il principio regolatore della sua esistenza. In un’intervista Joel ha infatti dichiarato che  il fine ultimo di questa traccia sia riflettere sull’importanza di “rallentare i ritmi […] provare un pò di gratitudine per le cose buone che ci sono nella vita”, senza l’ansia del domani perché, essendo la via del futuro a noi inconoscibile, è sciocco sprecare le proprie forze cercando di sfidare il tempo. È tra quelle strade che Joel è riuscito a fare i conti con il suo passato, è tra quelle strade che si è potuto aprire al futuro, aspettato con curiosità ma “slowing down”, andando piano.

Slow down you crazy child

Take the phone off the hook

And disappear for a while

It’s alright you can afford to lose a day or two

When will you realize,

Vienna waits for you.

(Rallenta giovane pazzo, stacca il telefono e sparisci per un pò; va bene, puoi permetterti di perdere un giorno o due. Quando lo capirai che Vienna ti sta aspettando?)

SLOW DOWN, CARPE DIEM

Gli ingredienti per una vita felice non sono tanti e la capacità di apprezzare le piccole cose è sicuramente uno di questi. Nel ventunesimo secolo risulta quasi impossibile rallentare il ritmo e osservare il mondo con occhi nuovi, imparando ad individuare la bellezza insita in tutto ciò che appartiene a questa terra. È qual è il risultato? L’infelicità, l’incapacità di essere presenti nel qui ed ora, di vivere a pieno un’esperienza senza preoccuparsi di ciò che si dovrà fare una volta tornati a casa o il giorno dopo. Siamo ormai abituati a muovere la nostra mente alla stessa velocità di un motore di ricerca, come se arrivando prima avessimo qualche risultato in più, come se intorno a noi non ci fossero persone ma solo individui da battere. È per questo che anziché guardare avanti, dovremmo cercare di concentrarci sul presente, ma non sull’oggi in senso lato, su ogni minuto da cui è composta una giornata, osservandolo, vivendolo e godendone fino in fondo. Non è un percorso semplice ma di certo necessario: occorre trovare la propria dimensione ed abitarla, anche se il mondo in cui viviamo si presenta confusionario e privo di confini veri e propri. Un buon punto di partenza è la gratitudine per ciò che si ha e che si è, eliminando l’ ossessivo confronto con gli altri  e provare a concentrarsi su sentimenti positivi e costruttivi in grado di alleviare il peso del nostro cuore. Questo Orazio lo sapeva molto bene e anche Billy Joel: entrambi hanno sperimentato la gioia del qui ed ora, fondendosi con l’ambiente circostante, udendone le voci e sentendone gli odori. Come? Rallentando il ritmo e cogliendo ogni singolo attimo.

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