Saw e la Sfinge ci insegnano che il gioco è bello, se riesci a sopravvivere

La Sfinge e Saw l’Enigmista ci insegnano che non esiste arma migliore nella vita della consapevolezza di essere umani.

Il neck-riddle è l’enigma mortale del mito greco, ma se oggi qualcuno lo riproponesse e sottoponesse a delle vittime colpevoli di inconsapevolezza e ingratitudine nei confronti della vita, avrebbe il volto di Jigsaw

L’enigma è una figura retorica divina, da trattare con cautela

Immaginate di non avere scampo, di risvegliarvi in trappola, dopo aver provocato, più o meno volontariamente, l’ira di un’entità superiore, che vi propone una sola via di uscita: essere abbastanza saggi da meritarvi di sopravvivere, pena la morte. Fatto? Ebbene, questa dimensione, che come un pendolo oscilla tra il terrore e l’ansia di farcela, è in realtà la figura retorica più mortale dell’antichità.

Nonostante abbia al giorno d’oggi una definizione inglese, “neck-riddle”, enigma scavezzacollo, potremmo dire, ha un cuore antico. Già nota al tempo di Aristotele, che le dedica vasta argomentazione nella Retorica, il neck-riddle è un particolare tipo di enigma.

L’enigma, figura retorica dei discorsi divini, come oracoli e sogni, si concretizza in un periodo che “attraverso accostamenti impossibili, dice cose reali” (Aristotele). Il neck-riddle, seguendo lo schema retorico definito da Aristotele, provoca la morte di chi non sa scioglierlo.

Il neck-riddle fa parte della storia antica dei greci, quella storia che nemmeno loro sapevano ricostruire con certezza, una storia mitica, in cui l’uomo conviveva con figure mostruose e divine e apprendeva i primi grandi insegnamenti che costituivano la morale greca. Ma, ammettetelo, leggendo le prime righe dell’articolo non avete pensato ad Aristotele, ma ad un altro Enigmista, il mitico Saw, e non a torto.

Saw è il più moderno ideatore di neck-riddle

Portato sul grande schermo da James Wan nel 2004, Saw – L’enigmista è un film horror che ha dato il via ad una lunga saga cinematografica. I film della saga ruotano intorno alla figura di John Kramer, alias Jigsaw. In Italia, patria fedele alle sue origini antiche, il personaggio è conosciuto, non a caso, come l’Enigmista.

Questa denominazione infatti non è originale, ma viene proposta perché le sue sfide sono molto simili a veri e propri enigmi. Sin dal primo film lo abbiamo conosciuto come un autore di geniali trappole, che hanno portato i malcapitati di turno ad uccidersi l’un l’altro nei modi più macabri, nel tentativo di salvarsi.

Il nostro serial Enigmista, infatti, non uccide direttamente le proprie vittime, ma dà loro la possibilità di salvarsi da sole, sopravvivendo alle sue crudeli trappole. Inoltre, le vittime non sono mai casuali, ma, in qualche modo se la sono cercata, hanno provocato la reazione dell’Enigmista, pronto a intervenire come “rieducatore” attraverso quello che altro non è se non un “gioco”.

Non a caso ho prima definito Saw “mitico”. Tra inganni machiavellici, sofisticate torture ed “esemplari” punizioni, l’enigma proposto da Saw segue lo schema dell’antico neck-riddle, l’enigma del mito, un ancestrale gioco fatale.

La Sfinge in un dipinto di F. X. Fabre

La Sfinge ha lasciato la sua eredità a Jigsaw?

Tutti ricorderete la catch-phrase di Saw l’Enigmista: «Voglio fare un gioco con te…». Ebbene, questo è il primo punto di contatto con la funzione classica dell’enigma, che in età classica e, soprattutto in età bizantina, è un vero e proprio gioco di società. Ma l’enigma di Saw è il particolare risultato di una mescidazione che i greci non conoscevano: quella tra gioco e neck-riddle.

Già nel primo film sembra che la fama dell’Enigmista sia bene nota alle prime vittime della saga come il giustiziere di chi non ha saputo apprezzare il “dono della vita”. Questo è un altro importantissimo punto di contatto che avvicina il nostro Enigmista alla prima enigmista della storia della cultura europea: la Sfinge.

La Sfinge è un essere mostruoso, che all’ingresso della città di Tebe proponeva l’enigma ai passanti e chi non era in grado di risolverlo veniva strangolato, o secondo alcune fonti (Eschilo) divorato. Questo è il primo enigma della storia di cui si abbia documentazione. L’indovinello viene citato da vari autori, come ad esempio Pseudo-Apollodoro, che descrive la Sfinge in modo classico, ossia un leone con volto da donna ed ali da uccello.

L’enigma che essa, inviata da Era ed accovacciata sul Monte Ficio, propone è:

 «τί ἐστιν ὃ μίαν ἔχον φωνὴν τετράπουν καὶ δίπουν καὶ τρίπουν γίνεται;»

Tradotto: «Chi, pur avendo una sola voce, si trasforma in quadrupede, bipede e tripede?». Anche la Sfinge pone le sue vittime nella condizione di potersi salvare, affinchè siano in grado di dimostrarle la loro saggezza riguardo alla vita, in questo caso alla vita umana.

Anche le vittime della Sfinge sono colpevoli, colpevoli di non conoscere se stessi, di non conoscersi come uomini. L’Enigmista desidera un’umanità che apprezzi il dono della vita, la Sfinge un’umanità che viva con la consapevolezza di essere umana. Imparare a vivere, questo è il senso dell’enigma mitico. In ogni caso, l’arma vincente è sempre una: la saggezza!

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