Dai lavori per la linea tramviaria riemergono i resti della storia romana in Sardegna.
Come sappiamo il dominio romano ha coinvolto gran parte del territorio europeo passando per tutto il Mediterraneo. E gran parte delle moderne città europee, nate in età romana, nascondono sotto i loro edifici questo antico passato.
L’acquedotto romano di Cagliari
Il passato storico della città sarda di Cagliari riaffiora durante i lavori cittadini che riguardano il progetto di allungamento della linea tramviaria.
Infatti, durante gli scavi avvenuti in Piazza Matteotti, futuro capolinea della linea, è venuto alla luce un importante segno del dominio romano nel territorio cagliaritano. Si tratterebbe di un imponente fontana posta alla conclusione del lungo acquedotto datato al I secolo d.C., che probabilmente collegava la fonte di Villamassargia con la città.
Un ritrovamento all’opinione degli addetti ai lavori non imprevisto, considerando che nel sottosuolo della città si nascondono molti resti romani dell’antica “Karales” (o “Karalis”).
Ma questo ritrovamento pone il comune davanti a due problematiche. La prima, modificare i piani del progetto tramviario che da mesi condizionano il trasporto pubblico cittadino. La seconda, non meno importante, tutelare e valorizzare il patrimonio storico-culturale appena rinvenuto.
A tal proposito ripercorriamo la storia di Cagliari durante il dominio di Roma.
La Sardegna provincia romana
Sino al 237 a.C. il territorio sardo era sotto il dominio cartaginese. Da questa data, dopo la grande vittoria romana della prima guerra punica, la Sardegna e la Sicilia diventano province romane.
Il controllo di queste regioni rappresentò un elemento di novità nell’amministrazione della res publica in territorio estero. Infatti, secondo Roma le due isole non facevano parte del territorio italico, e come tale necessitavano un governo particolare, ossia il governo provinciale.
A differenza degli alleati (socii) italici, i provinciali erano sottoposti a tributi più pesanti e possedevano minore autonomia interna. Il che condusse a numerose rivolte, soprattutto in Sardegna, dove le tecniche di guerriglia delle popolazioni sarde e il territorio tortuoso del centro resero difficoltosa l’occupazione di tutta l’isola ed il suo controllo. Tra le rivolte si ricorda l’eroica impresa guidata da Amsicora nel 215 a.C.
Ma nel corso dei secoli il territorio venne controllato con maggior rigore e le risorse minerarie e agricole del territorio sfruttate. La Sardegna divenne effettivamente il “granaio di Roma”. Inoltre, così come in età punica, il capoluogo di Karales divenne un importante porto commerciale.
La città di Karales
Con il controllo romano del 237 a.C. i romani unirono il centro punico di Krly con l’avamposto romano di Karalis, da qui il nome plurale Karales.
Durante questi secoli il territorio cittadino si estese intorno al ricco porto commerciale raggiungendo un’estensione di circa 300 ettari, i cui punti esterni erano l’attuale Viale Sant’Avendrace e il quartiere di Bonaria, dove erano situate le necropoli (già in uso dall’età punica).
Era presente un foro, situato nell’attuale Piazza del Carmine, in cui era presente, secondo alcuni ritrovamenti, un tempio-teatro dedicato a Venere e Adone, databile al II secolo a.C.
Ma a dire il vero, la città romana di Karales così come i resti archeologici oggi la descrivono appartiene al I secolo d.C. Sotto l’impero di Ottaviano Augusto, la città venne elevata al rango di municipium, che diede ai suoi abitanti la cittadinanza romana e diede inizio ad un grande rinnovamento architettonico.
La città divenne la stazione di partenza di quattro strade che collegavano l’entroterra ed il nord con il cuore cittadino. Si costruirono sistemi fognari e acquedotti. Fu anche costruito un anfiteatro, edificato in parte in muratura e in parte scavato direttamente nella roccia del colle di Buon cammino, i cui resti sono tutt’oggi visibili.