La “questione di genere” è un problema più attuale che mai. Le donne stanno lottando sempre di più per i loro diritti. Che ruolo avevano nell’antichità?
Un articolo di Carmen Leccardi sulla Treccani analizza attentamente la questione di genere, sottolineandone le criticità e proponendo idee per arrivare ad una “democrazia di genere”. Che cosa ci insegna la storia in proposito? Fino a dove è arrivato il potere delle donne nell’antica Grecia e nell’antica Roma?
L’articolo di Treccani
https://www.treccani.it/magazine/atlante/societa/Questione_di_genere.html
Carmen Leccardi, sulla pagina web di Treccani, ha scritto un interessante articolo in cui presenta lo stato attuale della cosiddetta “questione di genere”. La situazione è in costante evoluzione: non si può certo dire che le donne abbiano trovato una dimensione definitiva nella società. Per loro tutto è ancora incerto, molto nebuloso e indefinito, anche se indubbiamente rispetto alla metà del Novecento ci sono stati molti cambiamenti, almeno in Italia, a loro vantaggio. Le donne sono “sempre più in grado di coniugare una forte presenza nel pubblico con la capacità di non perdere le proprie radici corporee”. Tuttavia nell’articolo si sottolinea anche l’incapacità della parte maschile nell’accettare il cambiamento sociale: non ovunque donne e uomini ricevono lo stesso trattamento sul posto di lavoro; sono molto più frequenti i casi di femminicidio di quelli di “maschicidio”, per non parlare dei casi di stupro e di discriminazione sessuale in senso lato.
Una riflessione sulla situazione attuale
Purtroppo credo che i molti movimenti femministi costituiti negli ultimi anni non possano fare più di tanto per cambiare le cose. Così come i movimenti vegano-vegetariani non possono cambiare più di tanto le cose. È necessario un cambiamento personale netto nella nostra concezione della società. Solo la conoscenza e un personalissimo percorso di consapevolezza può portare l’umanità a capire che entrambe le parti sono fondamentali per migliorare la vita sul nostro pianeta. Non sono le manifestazioni in piazza che ci fanno capire l’importanza delle donne. Sono le storie di ragazze che, abbandonate dal compagno durante la gravidanza, decidono di allevare da sole il figlio, di amarlo e crescerlo con tutte le loro forze. Questo ci deve convincere che le donne sono un tesoro prezioso, da cui noi tutti dobbiamo imparare tanto.
Le donne nell’antica Grecia
Quando si parla di donne nell’antica Grecia si rischia di cadere in banali generalizzazioni: la frammentazione geopolitica della realtà greca costringe ad esercitare la massima cautela. Prendiamo per semplicità i due estremi opposti, Atene e Sparta. Tutti sanno che ad Atene le donne vivevano nel gineceo, con i compiti esclusivi di custodire la casa e allevare i figli. Quello che non è universalmente noto è che le donne coltivavano anche le arti, in particolare la tessitura e il canto poetico. Non si può dire con certezza che cosa le donne ateniesi imparassero nei tiasi. Informazioni più certe si posso ricavare per quanto riguarda il contesto spartano: oltre ai compiti normalmente assegnati alle donne greche, le Spartane dovevano attendere anche al potenziamento del fisico. Era comune credenza che solo da donne forti potessero nascere fanciulli forti, che potessero servire al meglio la città. In ogni caso, nell’antica Grecia, le donne non avevano alcun ruolo a livello politico.
Le donne nell’antica Roma
Nell’antica Roma le donne assunsero un’importanza fondamentale con il passare dei secoli: in età repubblicana esistevano le matrone senza un ruolo politico dedicato. Dalla prima età imperiale, però, le donne assunsero sempre più importanza in una questione politica fondamentale: la successione dinastica. Molte volte la successione avveniva per una parentela femminile: è grazie alla lontana parentela della madre Agrippina minore con l’imperatore Augusto che Nerone assurge al principato. Dunque già nell’antica Roma, seppure indirettamente, le donne avevano un importantissimo ruolo politico, erano l’ago della bilancia su cui si reggeva la successione al principato.
«Sono le storie di ragazze che, abbandonate dal compagno durante la gravidanza, decidono di allevare da sole il figlio, di amarlo e crescerlo con tutte le loro forze. Questo ci deve convincere che le donne sono un tesoro prezioso, da cui noi tutti dobbiamo imparare tanto.»
Sinceramente, trovo che questa frase indichi quanto anche l’autore dell’articolo, in completa buona fede, è vittima, come tutti peraltro, del patriarcato. A convincersi che le donne sono un tesoro prezioso (per chi? Per gli uomini?, per gli altri? Le persone esistono per loro stesse e sono valide a prescindere dagli altri, IMHO) non dovrebbe essere che esistono delle madri single? In che modo portare avanti una gravidanza o tenere un bambino è meglio, per una donna, di decidere di abortire o di dare in affidamento un bambino? Una donna è valida solo se madre? L’essere madre rende più valida una donna? Direi proprio di no.