UNA SOMIGLIANZA INSPIEGABILE…
Capelli bianchi, barba folta e lunga, associati al colore rosso: questi sono solo alcuni degli elementi che mettono in contatto due personalità estremamente diverse: Karl Marx e Babbo Natale. Certo, sembra strano che Babbo Natale, emblema della società dei consumi capitalistica e testimonial della coca-cola, ricordi così tanto Marx, che tanto si è battuto per l’abbattimento della società capitalistica. Inoltre Babbo Natale rappresenta alla perfezione quel processo di reductio ad mercem di tutte le cose, compreso il Natale, che nasce ovviamente come festa religiosa. Insomma, già Marx considerava la religione come oppio dei popoli, in più Babbo Natale sembra sancire il passaggio da una festa religiosa a un momento di consumo, Marx come minimo avrebbe storto il naso. Nonostante tutto si assomigliano, e non poco. In un Articolo de “L’Avvenire”, quotidiano vicino alla chiesa, si dice addirittura che “I bambini sono di sinistra perché Babbo Natale assomiglia a Carlo Marx.” Certo il motivo di una tale somiglianza sembra essere davvero inspiegabile, ma forse non lo è.
…O FORSE NO?
“Le classi dominanti hanno sempre ricompensato i grandi rivoluzionari, durante la loro vita, con incessanti persecuzioni; la loro dottrina è stata sempre accolta con il più selvaggio furore, con l’odio più accanito e con le più impudenti campagne di menzogne e di diffamazioni.” Così inizia “Stato e Rivoluzione” di Lenin, testo cardine per il Marxismo. Egli sta mettendo in luce come, nell’ambito della lotta tra classi, la classe dominante combatte con furore le dottrine rivoluzionarie: in questo caso dunque la borghesia ha combattuto le idee marxiane con odio e furore, onde evitare la sua caduta. Tutto ciò secondo Lenin non è sbagliato, è semplicemente normale, non potrebbe essere altrimenti. Dato per assodato che la politica è conflitto, ci sta che le due classi in lotta combattano con ogni mezzo necessario per affermarsi. La parte interessante del discorso di Lenin viene dopo: “Ma, dopo morti, si cerca di trasformarli in icone inoffensive, di canonizzarli, per così dire, di cingere di una certa aureola di gloria il loro nome, a “consolazione” e mistificazione delle classi oppresse, mentre si svuota del contenuto la loro dottrina rivoluzionaria, se ne smussa la punta, la si avvilisce”. Lenin si interroga sul destino post-mortem delle dottrine marxiane. Dopo la morte di Marx infatti, le classi dominanti hanno scelto un’altra strada: non più persecuzioni, menzogne e diffamazioni, ma vi è un tentativo di far rientrare nell’ordinario ciò che era straordinario, di “canonizzare” ciò che era eretico. Volendo esagerare, si può dire che questo è il senso profondo della somiglianza tra Marx e Babbo Natale: il vecchio con folta barba bianca e capelli lunghi e bianchi diventa nell’immaginario collettivo il paladino del consumo, il santo protettore del capitale che premia i buoni e punisce i cattivi, invece di essere collegato a quella persona, Marx, che più di tutti si è prodigato per l’abbattimento della società liberalcapitalistica. Un colpo al cerchio e uno alla botte. Se, come ci insegnano Machiavelli e Luhmann, la forza è l’extrema ratio del potere, possiamo notare come questo metodo di canonizzazione, di normalizzazione di ciò che era eretico e straordinario rispetto all’ordine vigente sia incredibilmente più efficace: sfido chiunque di voi a pensare a Karl Marx se vi chiedessi di pensare a un vecchietto con barba bianca e capelli bianchi folti, eppure l’icona di Marx era un tempo molto più forte, basti pensare che il “Capitale”, dopo la bibbia, è il libro che ha più segnato la storia dell’ultimo secolo.“
ALTRI ESEMPI: CHE GUEVARA E “LA CASA DI CARTA”
Karl Marx non è l’unico rivoluzionario ad essere stato canonizzato. L’esempio più lampante è Che Guevara, passato dall’essere il rivoluzionario per eccellenza ad essere un’icona pop, presente sulle magliette di tutto il mondo: Il “Che” è certo considerato un eroe ancora oggi, ma la sua dottrina è stata completamente svuotata, è rimasto solo il suo faccione, ritratto in una foto che è forse tra le più famose di sempre.
Ultimo esempio che possiamo portare è quello che è successo con la canzone che ha segnato la nostra lotta partigiana: Bella Ciao. A seguito della straordinaria diffusione de “La casa di carta”, serie tv spagnola uscita su Netflix, Bella Ciao è stata remixata e suonata nelle discoteche di tutto il mondo, perdendo il carattere rivoluzionario a lei proprio: è passata da inno per la libertà contro il fascismo, a disco-music.
Benjamin ci aveva messo in guardia che con la riproducibilità tecnica dell’opera d’arte, quest’ultima avrebbe perso la sua sacralità: forse certi inni e certi personaggi la loro sacralità dovrebbero mantenerla.
Giuseppe De Ruvo