L’eccellenza malsana della Corea: come lo studio cessa di essere formativo e diventa distruttivo.

Tutto bloccato oggi in Corea del Sud per il Suneung, l’esame a scala nazionale che permette l’accesso nelle più prestigiose università coreane per gli studenti e le studentesse che riescono a passarlo. Viene giustamente denominato “The day silence” dalla BBC che riesce a coglierne l’accezione più profonda e bizzarra. Divieto di transito per i mezzi pesanti, limitazione delle attività commerciali, orari straordinari per la Borsa di Seul, che inizia alle 10 anziché alle 9: la Corea del Sud si paralizza, un velo di silenzio si posa sul paese per aiutare i suoi studenti ad affrontare il tanto temuto Suneung. Sono più di 500 mila i neodiplomati che hanno scelto di sostenere uno dei test più complicati al mondo e che sperano di soddisfare il lavoro di tutta una vita.

E’ proprio così, i giovani coreani trascorrono i loro anni, fin dall’ infanzia, a prepararsi per questo importante esame, sperando di accedere ad un college importante e di conseguenza di ottenere un impiego dignitoso e ben pagato.

L’unico mezzo che permette, infatti, un futuro agli adolescenti coreani è l’istruzione superiore, ambito questo in cui la competizione fa da sovrana e da giudice per testare e scegliere chi ha le giuste capacità per intraprendere il difficile e tortuoso percorso universitario coreano.

Troppo esagerato?

Assolutamente no se si pensa che la Corea del Sud sta affrontando una forte crisi economica, che gioca un ruolo fondamentale soprattutto nelle vite delle nuove generazioni, la cui unica soluzione è quella di applicarsi al massimo nello studio per aggiudicarsi un posto di lavoro al termine dell’istruzione universitaria. Un’istruzione quella coreana che eccelle per la sua solidità e fermezza, due criteri che permettono al paese di classificarsi fra i migliori per i test Pisa e che hanno indubbiamente donato prestigio allo stato. Un’eccellenza che ha pochi eguali e che si promette come primo obiettivo il rilancio dell’economia del paese e la crescita demografica, la quale sta subendo un intenso crollo.

Sembrerebbero non esserci problemi. Un sistema in cui l’istruzione funzioni, garantirebbe profitto e crescita in ogni sfera della vita, portando il paese verso una stabilità economica, sociale e politica.

Tutto ha un prezzo però e l’eccellenza scolastica coreana non fa eccezione.

Affianco ad un’immacolata istruzione, infatti, gli studenti e le studentesse trattengono un’altissima infelicità causata dallo stress e dalla forte pressione che nega loro di dedicarsi ad altro al di fuori dell’ambito accademico. Secondo i dati del Ministero dell’Istruzione sarebbero 150 mila gli studenti suicidi nel 2010, un tasso che risulta essere il più elevato per l’Ocse (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico) e che dimostra quanto il rigido sistema di istruzione coreano può nuocere ai giovani. Pur non essendo il solo criterio, la soffocante e opprimente vita accademica della Corea del Sud possiede un ruolo principale per comprendere la motivazione di un livello esponenziale di suicidi tra studenti.

In aggiunta alla malsana atmosfera scolastica vissuta nei locali accademici del paese si colloca anche il problema delle spese universitarie che la maggioranza delle famiglie è costretta a sostenere se vuole permettere ai figli di continuare il proprio percorso di studi. Una spesa che non passa inosservata in un paese che non gode di grande stabilità economica e che basa la sua rimonta su un’istruzione super-elitaria e costosa, che ignora il benessere individuale di ciascun cittadino per aggiudicarsi una stabilità superficiale e affrettata, che di questo passo andrà a distruggere il paese.

Amanda Ripley, giornalista americana, parlava di “masochismo formativo” per descrivere come lo studio e l’apprendimento passano dall’ essere formativi al divenire distruttivi e a costituire un oggetti di dipendenza malata e infelice per gli studenti che ne abusano. Un’acquisizione sterile e distaccata, un apprentissage par coeur che sfocia in una memorizzazione affannosa e angosciante che non lascia spazio alla creatività e allo spirito critico, per privilegiare lo studio del concetto e dell’informazione. In un paese che richiede ai propri studenti solo l’applicazione di nozioni linguistiche, lessicali, matematiche e scientifiche non trova spazio una ricerca più profonda dello spirito per un determinato argomento, non si dona alcun riconoscimento per l’interpretazione personale e quindi per una vera interiorizzazione dei concetti.

Se la Corea del Sud può vantare uno dei sistemi d’istruzione più prestigiosi al mondo, d’altro canto si trova ad istruire studenti infelici e depressi, di cui la speranza primaria è soddisfare il meccanismo che li ha bloccati e condannati ad una vita insensibile e ignara al fascino dell’apprendimento.

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