Le donne le cui opere hanno cambiato il mondo dell’arte femminista

L’arte femminista é considerata tale da opere di artisti di qualsiasi genere, create consapevolmente con l’obbiettivo di affrontare l’uguaglianza dei sessi alla luce del movimento femminista dagli anni ’70. La domanda degli storici d’arte che ha scatenato il dibattito che non ha mai ricevuto una risposta completa é: perché non ci sono state grandi donne artiste? IMG_1379.jpg

 

In risposta a questo donne di tutto il mondo hanno iniziato a creare opere che aveva lo scopo singolare di idealizzare le esperienze femminili e iniziare sempre di piú a utilizzare le opere per sfidare i sistemi patriarcali che avevano impedito nei tempi passati di essere visti o ascoltati. Le artiste e le numerose e incredibili idee sono aumentate incredibilmente e negli ultimi cinquant’anni sono quasi maggiori a quelle di genere maschile. Rimangono alcune che si distinguono come icone assolute all’interno del movimento, vediamole insieme. 

Judy Chicago

 Nata Judith Sylvia Cohen, Judy Chicago ha cambiato legalmente il suo nome e il suo cognome dopo la morte del marito nel 1970. Questo atto volevo dimostrare la sua emancipazione e indipendenza come essere umano di identitá femminista. Da questo pensiero come singola artista Chicago ha cercato di educare il mondo all’emancipazione femminile attraverso le sue opere. Le sue opere sono spesso connesse all’artigianato come l’arte del ricamo e la natura morta, incorporate con arti tipicamente maschili come la saldatura e la pirotecnica. 

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Il pezzo piú iconico di Chicago é “Dinner Party” che vediamo qui sopra, completato nel 1979 che ha cambiato per sempre il movimento artistico femminista ed é ancora discusso e preso come esempio di cambiamento nelle scuole d’arte di tutto il mondo. L’installazione ha 39 coperti disposti lungo un tavolo dalle dimensioni triangolari. Ogni coperto é ricamato con il nome della donna da lei idealizzata e un piatto di ceramica con un fiore intenzionalmente manipolato per sembrare vaginale. 

Ha continuato a lavorare per molte sfilate di moda e nel mondo del design, ad esempio per Dior e per uno spettacolo di Haute Couture. Una delle domande che ripeteva piú spesso Chicago nelle sue interviste e talvolta incideva nelle sue installazioni é: What If Women Ruled The World? (Cosa se le donne comandassero il mondo?) 

In suo nome l’arte e la moda si sono incontrare e hanno unito la loro espressivitá per ricordare al mondo che c’é ancora e sempre da fare per stimolare l’uguaglianza tra uomo e donna. 

Chicago é un’artista senza tempo, durante la sua formidabile carriera ha celebrato le donne come esseri sessuali, creatori, madri e leadre. Senza di lei il mondo dell’arte femminista sarebbe un mondo diverso ed ancora idealizzando progetti per l’emancipazione. 

Georgia O’Keeffe

É un’artista americana il cui nome evoca le immagini dei suoi dipinti di fiori in primo piano. Viene spesso definita “la madre del modernismo americano” in quanto é stata una delle poche donne artiste ad entrare alla galleria di New York negli anni ’20. Il suo spirito individualistico l’ha sempre contraddistinta, assieme alla sua mancanza per il criticismo e le innovative forme delle sue rappresentazione. 

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Nonostate i meriti che gli riconosciamo come essere predisposti all’uguaglianza e alla paritá di sessi. O’Keeffe ha sempre rinunciato di appartenere al movimento artistico femminista, nonostante le immagini femminili sensuali fossero privilegiati nelle sue opere. 

Odiava essere chiamata “donna artista” nonché “icona femminista”. 

Ma comunque sia noi dobbiamo inserirla tra le donne che hanno fatto la differenza e che hanno cambiato ed influenzato generazioni di artisti femministe, indipendentemente dal fatto che lo volesse o meno. 

Cindy Sherman

L’artista di fotografia e regia americana é diventata molto nota per i suoi ritratti concettuali. Alcuni modelli che lavoravano per lei si facevano ritrarre, sotto la regia di Cindy certamente, in travestimenti di personaggi allo stesso tempo inquietanti e divertenti, in ogni modo di forte impatto. Il suo lavoro comprende in varie sfumature una semplice fotografia e l’arte performativa documentata. 

Negli anni ’70 i fotografi erano spesso portati a giocare con stereotipi femminili ma proprio come O’Keeffe, Cindy non ha mai voluto essere etichettata come un’artista femminista, preferendo che ogni spettatori giungesse alle proprie conclusioni avendo un pensiero critico proprio. 

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Una volta ha detto: 

“Il lavoro è quello che è e, si spera, è visto come un lavoro femminista o un lavoro consigliato dalle femministe … Ma non ho intenzione di andare in giro a sposare cazzate teoriche su cose femministe.” 

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