Le donne cambiano: come Ovidio e la Disney hanno riscritto le figure femminili

Tra il politically correct e la rabbia del pubblico, la Disney sta riscrivendo fiabe classiche e i suoi stessi film. L’apice del dibattito è giunto con l’annuncio del nuovo film su Biancaneve.

Il ruolo della principessa Disney è stato assegnato a Rachel Zegler. Il pubblico aveva già storto il naso per il casting di Halle Bailey nel ruolo della “sirenetta” nell’omonimo fil reboot. Anche questa volta il malcontento si è sentito. Se infatti per quanto riguarda la “Sirenetta” si trattava di una creatura mitica (seppure ambientato nei mari nordici e nelle profondità marine), in questo caso il casting di un’attrice ispanica per il ruolo di Biancaneve desta ancora più irritazioni (il nome stesso di Biancaneve evidenzia il fatto che la principessa abbia la pelle candida come la neve). Ovviamente non è solo questo. Era stato annunciato che i sette nani non sarebbero stati presenti (anche se alcune foto recenti sembrano confermare il cambio di rotta su questa decisione), ma ci sarebbero state delle “creature fatate”. Inoltre sembra che non sarà un principe azzurro, con un bacio non consensuale, a salvare la principessa: la ragazza si salverà da sola. Come detto da Zegler stessa: “non siamo fermi al 1937”.

Gli adattamenti Disney

Come molti ben sanno, questi film della Disney non hanno soggetti originali, ma la maggior parte sono tratti dalle fiabe dei fratelli Grimm. A loro volta, i due fratelli linguisti e filologi tedeschi, hanno raccolto e rielaborato le storie della tradizione, pubblicandole poi come le fiabe che noi oggi conosciamo. O almeno, crediamo di conoscere.
Ad esempio, nella “Cenerentola” che tutti hanno in mente, sono assenti le scene in cui le sorellastre si amputano alluce o parti del piede per riuscire a calzare la scarpetta.
La stessa sorte è toccata a Hans Christian Andersen, autore danese di fiabe. La sua fiaba più celebre è sicuramente “La sirenetta”, riadattata due volte da parte della Disney. Nella fiaba originale, la protagonista non corona il suo sogno, bensì diventa spuma di mare.
Diverse sono le scelte attuate della Disney, sia nel corso degli adattamenti animati, sia in questi ultimi anni, per gli adattamenti live action. Le motivazioni possono varie, più o meno giustificabili. Avendo come target un pubblico molto giovane, è ragionevole che omettano aspetti più macabri e che preferiscano finali lieti. Le decisioni sul casting è probabilmente forzato dagli innumerevoli movimenti sociali degli ultimi anni.

Va fatto presente, però, che non è una moda nuova quella di discostarsi dalla storia originale. La Disney lo faceva già nella prima metà del secolo scorso, ma c’è chi lo faceva già da prima. Molto prima.

Monumenti ai fratelli Grimm, Hanau, Germania

Le Eroidi di Ovidio

Publio Ovidio Nasone, tra le sue varie opere, scrive le Heroides (in latino Eroine). Si tratta di una raccolta di lettere immaginarie che l’autore fa scrivere a personaggi femminili della tradizione classica. Il lettore di Ovidio è in realtà ben cosciente del fatto che quelle sono lettere fittizie, che non vanno inserite nelle storie della tradizione. Il lettore dotto, capisce anche i riferimenti di Ovidio, che lo portano a scrivere delle storie che non intaccano la tradizione, oppure che lo portano a scegliere un ramo specifico di interpretazione della tradizione.

La maggior parte delle lettere che Ovidio scrive sono lettere da parte delle amanti ai propri uomini. Troviamo per esempio una Penelope che scrive una lettera a Ulisse, sperando che egli torni a Itaca il più presto possibile; una Briseide che scrive ad Achille, chiedendogli aiuto e di portarla via con lui; o anche una Ermione, che scostandosi dalla tradizione, chiede soccorso a Oreste.
In tutti questi casi, le lettere che queste donne scrivono risultano inutili, nel senso che non avranno mai l’occasione di recapitarle. Ovidio infatti sceglie dei momenti ben specifici in cui ambientare la stesura delle lettere, solitamente attimi prima che la richiesta della ragazza verrà tradizionalmente esaudita.

Riscritture diverse

A differenza delle rielaborazioni effettuate da parte della Disney, la riscrittura di Ovidio non va ad intaccare la storia tradizionale. Lui non ha la pretesa di cambiare la memoria che i suoi lettori hanno dei miti tradizionali, ma ne costruisce un pezzo in più, innocuo. Infatti, che Penelope abbia scritto o no quella lettera, non influisce sul fatto che poi Ulisse torna ad Itaca e stermina i Proci. Inoltre, Ovidio è arguto a sufficienza da far scrivere a Penelope la lettera la notte prima del ritorno di Ulisse, in modo che potenzialmente possa essere un’informazione omessa nella tradizione.

Ovidio non ha la pretesa della Disney di cambiare totalmente l’andamento della storia. Alcuni cambiamenti si assomigliano, come il cambiamento di un tratto del carattere (Briseide da schiava si innalza ad amante), ma non cambia il risultato finale. Si tratta, nel caso di Ovidio, di momenti di introspezione, in cui le protagoniste stendono i loro pensieri, ma non svolgono azioni.
Nel caso di Penelope, vediamo una parte più gelosa, più moglie, mentre siamo abituati a conoscerla come una donna alla pari del marito, sia nel ruolo domestico, sia nella scaltrezza. Nel caso di Briseide, da schiava che non emette parola ad un’amante che pretende da Achille di essere portata via.
Il caso più drastico ed eclatante è forse quello di Ermione. Tradizionalmente antagonista di Andromaca, in questa lettera fittizia diventa lei stessa Andromaca, soffrendo le sue stesse ingiustizie e chiede ad Oreste di venirla a salvare (tradizionalmente lei scappa con Oreste per paura, non per amore).

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