Il componimento di Nazim Hikmet è in grado di portare conforto anche nei momenti più bui.
Definire cosa sia la speranza è, come si può immaginare, ostico.
Essa è un sentimento potente, capace di restituire un senso al dolore, ai momenti difficili: ci dice che più in là c’è una luce, ed è proprio la fiducia in questa luce che ci permette di andare avanti giorno dopo giorno.
E la poesia “Il più bello dei mari” parla proprio di questo.
Il dono di Pandora
C’è una piccola storia mitologica riguardante la speranza: è un mito greco, quello dei famoso “vaso di Pandora”.
Zeus, adirato per il furto del fuoco da parte del titano Prometeo, decise di tramare una vendetta verso i mortali: plasmò così Pandora, una donna affascinante e bellissima, e la diede in sposa ad Epimeteo, il fratello di Prometeo. Oltre ad essere stata creata dal dio, Pandora ricevette da Zeus un altro regalo: un vaso chiuso, con la raccomandazione, però, di non aprirlo mai.
Ma la donna non riusciva a togliersi dalla testa il pensiero di cosa ci potesse essere dentro a quel vaso e così, cedendo alla propria curiosità, decise di aprirlo.
Mai scelta fu più sconsiderata: dal vaso infatti di colpo uscirono tutti i mali del mondo: l’odio, la gelosia, la povertà, la vecchiaia e persino la morte non esistevano sulla Terra prima di essere liberate dall’infelice donna.
Resasi conto dell’irrimediabile errore, Pandora cercò di richiudere il vaso: ma era ormai troppo tardi. Sul fondo del contenitore era rimasta solo la Speranza.
Insieme alla maledizione dei dolori e delle sofferenze giunge il dono della speranza: questi non possono vivere l’uno senza l’altro, veleno e antidoto.
L’uomo soffre e soffrirà, ma nel cuore potrà sempre custodire la speranza. E la fiducia di quel sentimento potrà lenire il suo dolore.
Ma cos’è la speranza?
Il vocabolario Treccani la definisce come un “Sentimento di aspettazione fiduciosa nella realizzazione, presente o futura, di quanto si desidera”.
Nazim Hikmet, poeta turco, fu condannato a ventotto anni di carcere per aver scritto romanzi e drammi teatrali invisi al regime. Recluso in prigione, l’artista compone poesie. E, contrariamente a ciò che si potrebbe pensare, non sono poesie di angoscia e strazio, ma cantano di libertà, coraggio, resilienze. E di speranza. Una forte, irriducibile, instancabile speranza, che traspare da ogni parola.
“Il più bello dei mari”
Il più bello dei mari
è quello che non navigammo.
Il più bello dei nostri figli
non è ancora cresciuto.
I più belli dei nostri giorni
non li abbiamo ancora vissuti.
E quello
che vorrei dirti di più bello
non te l’ho ancora detto.
Questa poesia ci ricorda, in un breve ma intenso inno alla vita, che anche quando pensiamo di aver ormai vissuto i nostri giorni migliori, di aver già consumato quella porzione di felicità che ci è stata assegnata, potremmo ancora dover vivere il nostro giorno più bello.
Tutto ciò che è passato è perduto e compianto, ma se invece di guardare sempre indietro si guardasse avanti?
Si potrebbe volgere lo sguardo, invece di soffermarci sui momenti andati via e che non faranno ritorno, sull’inscoperta felicità futura che la vita ha in serbo per noi, e che ancora non conosciamo. Non sappiamo cosa potrà accadere,e proprio in questa incertezza riede il fascino della vita, nello svelare ogni giorno le carte del proprio destino.
Nel dubbio, nell’ignoranza dell’avvenire, possiamo ritrovare la speranza di una felicità mai provata, di una bellezza ancora mai apparsa davanti ai nostri occhi, di momenti che abbiamo sempre desiderato di poter vivere.
Ed è la bellezza ciò che ci spinge ad andare più oltre, nella sete di bellezza sta la brama di vita.
Quella di Hikmet è una brama di vita insaziabile, e le sbarre della cella, invece che attenuarla, le hanno dato enfasi.
Bisogna dunque ricordarsi ogni giorno che qualcosa di bello può essere lì fuori ad aspettarci, ripetersi tra sé e sé che nel mondo c’è ancora tanto da vedere e da imparare. Il futuro è carico di doni per chi ha la pazienza di aspettarlo.
Tendere lo sguardo verso l’orizzonte spinge ad andare più lontano e il pensare di non aver ancora solcato “il più bello dei mari” è il vento più favorevole per sospingere la propria barca, per farla andare lontano.