La battaglia del lago Trasimeno, 24 giugno 217 a.C.

Parliamo di Storia.

La campagna di Annibale in Italia durante la Seconda Guerra Punica (218-202 a.C) inflisse ai romani una catastrofica perdita in termini demografici, concentrata nell’insieme di tre battaglie: la battaglia della Trebbia, la battaglia del Lago Trasimeno, e la famigerata battaglia di Canne. Di queste le meno letale fu proprio la battaglia del Lago Trasimeno, ma allo stesso tempo la più speciale: fu l’imboscata più grande della storia militare.

 

Annibale Barca valica le Alpi con il suo esercito, di cui fanno parte anche elefanti da guerra.

 

Nessuna delle grandi imboscate della storia (come la battaglia di Teutoburgo o gli eventi della Seconda Guerra Mondiale) sono comparabili nei numeri a questo incidente. Inoltre, senza la battaglia del Lago Trasimeno, a causa dei cambiamenti dei vertici militari, probabilmente non si sarebbero mai verificate le condizioni che portarono alla battaglia di Canne, e quindi al disperato tentativo dei consoli di salvare la Repubblica Romana direttamente in Nord Africa. Questo confronto ha costretto definitivamente il popolo di Roma in un angolo da cui, apparentemente, non c’era scampo.

Successivamente alla battaglia della Trebbia nel 218 a.C, in cui i romani l’anno prima subirono una disastrosa sconfitta (a causa di una formazione di fanteria pesante di Hastati che ,dopo aver respinto un gruppo di mercenari Galli, abbandonò il campo pensando di aver vinto la battaglia, e lasciando indietro il resto della legione), vennero eletti due nuovi consoli nella speranza di rimediare a tale fallimento strategico. Nel frattempo Annibale, imperversava indisturbato per la penisola compiendo razzie di ogni genere.

 

Ricostruzione artistica della battaglia della Trebbia. Notare come i soldati romani indossassero la Lorica Hamata ad anelli, invece che l’armatura Lorica Segmentata, come rappresentato erroneamente in molti film.

 

Il neo eletto console Gaio Flaminio, assistendo alla devastazione che Annibale stava arrecando agli insediamenti romani anche grazie alla presenza degli elefanti sopravvissuti al passaggio delle Alpi, assemblò una nuova legione e si mise in marcia per intercettare l’armata cartaginese. Gli esploratori di Annibale si accorsero della partenza e avvisarono in tempo il condottiero della minaccia. Annibale deliberatamente decise di rallentare il passo e di attirare la legione romana nella gola della costa nord del Trasimeno, stretta da un’ altura dietro la quale dispose le proprie truppe.

 

Disposizione della legione romana in epoca repubblicana.

 

Va specificato che durante l’era Repubblicana le legioni erano guidate personalmente dai Consoli, ossia dalle massime autorità politiche dello stato, il che rendeva lo scontro una ghiotta opportunità per il rivale: oltre che sfiancare le truppe avversarie vi era la possibilità concreta di privare totalmente Roma dalla sua leadership. Durante la notte il Cartaginese schierò ben 50,000 uomini dietro una collina, aspettando i 30,000 legionari del console Gaio Flaminio nascosto nella nebbia. Quando la colonna romana cominciò ad infilare la gola, i cartaginesi si disposero in modo tale da chiudere la uscite, e ingaggiarono furiosamente i romani di sorpresa.

 

 

Il console Gaio Flaminio, generale di carriera, era ben noto presso i galli per la sua ferocia, tanto che in battaglia ardiva sempre ornare il suo elmo con lo scalpo di un gallo, e anche questa volta non ne fece eccezione. Quando durante l’ agguato, la fanteria gallica incaricata dell’assalto centrale lo vide, fu scatenata da una furia vendicativa tanto travolgente da rompere le linee dei Triarii (la fanteria romana con più esperienza e usata solo in caso di emergenza), catturare il console e giustiziarlo sommariamente.Il resto dei legionari, preso dal panico, andò in rotta totale verso la riva del lago, inseguito dall’orda gallica che li spinse dritto in acqua. Le cronache ci raccontano di come i romani, consapevoli che la pesante armatura li avrebbe sicuramente affogati, implorassero il colpo di grazia ai nemici per non patire tale supplizio.

 

Rappresentazione in bassorilievo della morte del console Flaminio.

 

Con questa disfatta la Repubblica, oltre ad aver perso metà della leadership politica (per la seconda volta), subì la catastrofica perdita di più di 30,000 soldati, che sommati alle precedenti perdite sul fiume Trebbia, ammontavano al 15% della popolazione maschile romana. In seguito a questo sbaraglio, il Senato decise di incaricare come dittatore a poteri speciali Quinto Verrucoso detto cunctator (ossia “temporeggiatore”), il quale, a dispetto dell’incarico affidatogli, condusse i romani nella disfatta di Canne, che costrinse il Senato in una situazione talmente disastrosa da non riuscire più a trovare i maschi adulti in numero sufficiente da formare una legione effettiva. Dall’altra parte Annibale dovette fare i conti con la relativamente piccola cifra di 2,500 morti, che prontamente rimpiazzò grazie ai rinforzi fornitogli dai galli cisalpini e dagli alleati iberici, proseguendo indisturbato verso la conquista della penisola italiana.

 

Annibale Barca

 

Per quanto non la più famosa sfida delle Guerre Puniche, la battaglia del Lago Trasimeno comportò delle conseguenze tali da ridurre la Repubblica in ginocchio, e quasi garantendo ad Annibale il coronamento della sua straordinaria spedizione. Incredibilmente, i romani furono in grado di sopravvivere alla minaccia vincendo di misura durante la battaglia di Zama nel 202 a.C , utilizzando le stesse tattiche che Annibale aveva usato durante la campagna in Italia. Una sorta di legge del contrappasso.

 

Annibale viene sconfitto a Zama

 

Ciò che rende speciale questo evento bellico è che, come detto sopra, non esiste in tutta la storia militare un imboscata di ottantamila uomini ingaggiati nel combattimento, nè tanto meno una che si distingua per un numero tale di perdite. Essa, come  tutte le altre vittorie di Annibale, si identifica come una pietra miliare, che verosimilmente (senza Zama) avrebbe portato il Cartaginese ad essere il generale più vittorioso della Storia.

 

Andrea Vigorito