David Glanzman, neurobiologo dell’Università della California a Los Angeles, ha recentemente condotto uno studio sulla trasmissione dei ricordi. Niente fantascienza, solo scienza: Glanzman ha trasferito la memoria di un essere vivente ad un altro della stessa specie, si tratta di lumache di mare appartenenti alla famiglia dell’ Aplysia californica.
L’esperimento
Ma come ha fatto? Per riuscirci, ha impiantato un elettrodo nella coda di una lumaca e l’ha sottoposta a uno stimolo utilizzando deboli scariche elettriche. Ogni volta che riceve una scarica, l’Alypsia contrae il sifone (una struttura situata sulla coda che ha la funzione di espellere le scorie prodotte dal suo organismo). Queste lumache, dopo un tot di tempo che venivano sottoposte a questo ‘addestramento’, hanno dimostrato di essere in grado di riconoscere il pericolo (ossia la lieve scossa) e ogni vota che l’elettrodo veniva anche solamente avvicinato ad esse, si ritraevano.
Sostanzialmente, l’allenamento fa sì che il ricordo dello stimolo subito rimanga
e le lumache quindi si difendano.
In psicologia, questo tentativo di auto protezione è chiamato ‘condizionamento operante’. Riflettendoci, è lo stesso meccanismo che accade nell’uomo quando, ad esempio, una persona agofobica deve effettuare un prelievo: istintivamente ritrae il braccio.
La scoperta
Glanzaman e il suo team non si sono fermati qui: hanno estratto dalle cellule nervose delle lumache sottoposte a condizionamento, alcune molecole di RNA e le hanno trasferite nelle cellule di altre Alypsia , mai sottoposte a scosse. Il risultato è stato quello sperato: anche gli animali non addestrati, al semplice sfioramento degli elettrodi, contraggono il sifone. L’ipotesi è che l’RNA possa essere una sorta di contenitore di ricordi. Lo scienziato afferma : “La teoria più accreditata è quella sinaptica, proposta per la prima volta nel 1949 da Donald Hebb, uno dei padri della moderna teoria della plasticità cerebrale, Hebb sosteneva che ogni stimolo che proviene dall’esterno segue un percorso preciso di neurone in neurone, fino a raggiungere la sua destinazione sulla corteccia cerebrale. I neuroni sottoposti all’addestramento deve sintetizzare proteine affinchè si costruiscano i canali elettrici per la trasmissione, processo che non può avvenire senza la patecipazione del filamento di RNA.” Sono ipotesi ancora da confermare al 100%, ma il tutto appare davvero plausibile. C’è da dire, però, che questo studio è stato condotto su una specie dotata di pochissimi neuroni (circa 20.000) e che i ricordi sono reazioni comportamentali apprese in seguito a uno stimolo molto semplice. Niente a che vedere, dunque, con le mille sfaccettature, soprattutto emotive, di un ricordo umano. Per chi stava già pensando a esperimenti in stile Pacific Rim, ahimè dovrà attendere ancora un po’.
Ida Luisa De Luca