In ognuno di noi è presente un lato buono e un lato maligno. Sono come due persone chiuse in una gabbia che ogni giorno combattono per ottenere il completo dominio al suo interno; spesso a predominare è quel lato malvagio, percepito come la parte migliore che una persona può dimostrare sia ad altri che a se stessa.
Non è facile convivere con una doppia anima in un solo corpo e lo sanno bene Henry Jekyll, Christiane e Rue Bennett. Sono esempi in ambito letterario e cinematografico della doppia personalità data dall’utilizzo di sostanze, mischiando droghe leggere e psicofarmaci, con l’intento di mostrare la versione migliore di loro stessi, senza notare la voragine in cui sprofondano giorno dopo giorno.
JEKYLL TI PRESENTO HYDE
Lo scienziato Henry Jekyll percepisce che dentro di lui vi sono degli impulsi buoni e malvagi. Quest’ultimi non sono adatti per un uomo del suo rango, dunque decide di sopprimerli per separare questo suo lato oscuro; riesce a creare un intruglio e chiunque lo beve può cambiare personalità, diventare totalmente un’altra persona, essere irriconoscibile, sia su un piano comportamentale che fisico, poiché andrà a modificarne anche l’aspetto esteriore. In questo caso, il Dottor Jekyll diventa Mister Hyde, un uomo aggressivo e maligno.
“Mi avvicinai alla verità, la cui parziale scoperta doveva portarmi a un così spaventoso naufragio: che l’uomo non è in verità uno, ma duplice”
Il corpo di Jekyll trasformato in Mister Hyde, è malvagio, dunque inizialmente Jekyll decide di smettere di diventare Hyde, forse era ancora capace di rendersi conto che quel lato oscuro non apparteneva a lui e quindi di dover abbandonarlo immediatamente. Ma una volta provato quel siero e sperimentato tutti gli effetti, non può più farne a meno ed ecco che una notte in preda a un ‘momento di debolezza’ ne beve un’altra dose.
WE COULD BE HEROIN JUST FOR ONE DAY
Christiane è autrice e protagonista del romanzo ‘Noi, i ragazzi dello zoo di Berlino’ Wir Kinder vom Bahnhof Zoo, in cui viene descritto con crudo e violento realismo la sua infanzia infelice all’interno delle mura domestiche, un padre violento, una madre totalmente succube del marito e tutta la cattiveria riversata sulle figlie Christiane e Annette.
“La sera chiedevo a mio padre tutta dolce se per caso lui sarebbe uscito. Usciva abbastanza spesso e allora noi tre donne finalmente tiravamo un sospiro di sollievo. Queste serate erano meravigliosamente pacifiche. Ma quando lui poi tornava a casa la notte poteva risuccedere il casino”
A dodici anni inizia a frequentare il ginnasio dove stringe amicizia con Kessi, iniziando insieme a frequentare la Haus der Mitte, una struttura giovanile gestita dalla chiesa protestante, in cui conosce un nuovo gruppo di amici e insieme provano droghe come Mandrax, LSD ed Efedrina miste a psicofarmaci. Sempre insieme a Kessi frequenta la discoteca Sound, dove conosce e si innamora di Detlef, e appena prima del suo quattordicesimo compleanno prova per la prima volta l’eroina, tramite inalazione al concerto di David Bowie, 10 aprile 1976.
“Quando David Bowie cominciò era tutto eccitante quasi come me lo ero immaginato. Era pazzesco. Ma quando arrivò al pezzo -It’s too late- è troppo tardi, andai giù di colpo”
Da quel momento per Christiane inizia la sua dipendenza dall’eroina e per trovare i soldi necessari a pagare quelle dosi inizia a prostituirsi, perché i clienti sono disposti a offrire grandi somme di denaro:
“Senza rifletterci sopra gran che mi ero già scissa in due persone radicalmente diverse. Scrivevo lettere a me stessa. Christiane scriveva lettere a Vera. Vera è il mio secondo nome. Christiane era la quattordicenne che voleva andare dalla nonna, in qualche modo era la buona; Vera era la bucomane. E le due litigavano ore per lettera”
TOO MUCH IN MY SYSTEM
Forse si crede che una volta inalata una certa quantità di dose si riesca a tirare fuori il meglio di se stessi. Uno stato di euforia che dura solo nel momento in cui quella sostanza entra in circolo nel corpo, ma poi si esaurisce nel giro di poco tempo, lasciando una sensazione di vuoto totale e di vergogna. È così per uno dei personaggi principali della serie televisiva ‘Euphoria’, Rue Bennett. Lei non usa droghe per capricci o per attirare l’attenzione di qualcuno, ma perché vuole provare l’euforia; vuole essere felice, vuole vivere nella sua bolla di apparenza allegria, quello è il posto che a lei piace ed è lì che vuole rimanere.
“Odiava la sua vita, non perché fosse brutta, ma perché quando odi il tuo cervello e il tuo corpo, è difficile godersi il resto”
Rue Bennet è consapevole che non è la scelta giusta, ha passato tanto tempo in riabilitazione, è cosciente di questa sua debolezza, eppure non può fare a meno di quella sensazione anche se solo per poco tempo
“Ogni volta che mi sento bene, penso che durerà per sempre, ma non succede”
DUE ANIME IN UN CORPO
In tutti i casi sopracitati, il Dottor Jekyll, Christiane e Rue Bennet, nel momento in cui prendono il loro intruglio diventano altre persone. Provano quello stato iniziale di euforia, la sensazione che dice Posso spaccare il mondo, Sono la versione migliore di me stesso, ma ecco che quella botta di euforia dura talmente poco che nemmeno si ha il tempo di godersela. Scende drasticamente ed ecco che i personaggi vengono trascinati in una voragine, un limbo incapaci di uscirne e subito vedono quel mostro che predomina sulla loro ragione, non vogliono riconoscersi in quello stato e hanno nuovamente bisogno di quel prodotto magico, fino alla loro perdita e dipendenti da quelle sostanze.