Il PoetrySlam e il dibattito attorno a cosa sia la poesia

Estate. Quale momento migliore per immergersi a capofitto in una fredda e sterile polemica intorno a cosa sia degno di essere detto poesia? Esatto. Vediamo dunque di approfittare dell’afa soffocante per parlare di cosa sia il PoetrySlam e del perché gli ambienti della poesia da salotto lo detestino tanto.

Il PoetrySlam, tra avanguardia e riscoperta 

Quando parliamo di PoetrySlam, parliamo di un particolare format di poesia orale, nato nel 1984 a Chicago. Il PoetrySlam è infatti una competizione in versi, in cui i poeti, anche detti slammers, si affrontano leggendo le proprie poesie e sottoponendosi al voto di una giuria popolare, che decreta il vincitore. Ogni slammer ha tre minuti di tempo per convincere il pubblico, contando solo sui propri testi e sulla propria performance, di essere il migliore. Essendo vietate musiche di accompagnamento ed oggetti di scena, sono veramente solo la parola e la capacità recitativa del poeta a determinare chi vinca o chi no. Nonostante le critiche mosse da certi ambienti poetici nostrani, è proprio la dimensione competitiva a creare il maggiore coinvolgimento del pubblico. Da Chicago lo slam si è infatti rapidamente diffuso, coinvolgendo un pubblico via via sempre più numeroso e divenendo un fenomeno globale. Anche in Italia, seppur procedendo come in ogni innovazione a rilento, il PoetrySlam ha finalmente iniziato ad affermarsi. Recentissima la prima trasmissione televisiva di un PoetrySlam, ospitato e registrato a Zelig e trasmesso sul canale 63. Non possiamo poi dimenticare la partecipazione del poeta Simone Savogin ad Italia’s Got Talent, che ha colpito il grande pubblico e ha conquistato la quarta posizione in finale. Insomma, lo slam sta piano piano riportando la poesia al grande pubblico e non solo nella performance. Guido Catalano è ad oggi uno dei poeti più venduti in Italia ed Alessandro Burbank lo segue a ruota, attestandosi tra i più venduti del genere poesia per le classifiche Amazon.

PoetrySlam in Italia

A chi non piace il PoetrySlam

Ma come ogni cosa innovativa in Italia, specie in ambito artistico, anche il PoetrySlam deve scontrarsi con innumerevoli resistenze. La comunità dei poeti, intesi come gli irreprensibili versoliberisti che affollano i salotti letterari, non si dà pace. Il PoetrySlam non è poesia. Non è poesia, perché sottrae all’intimismo il verso, regalandolo al grande pubblico. Non è poesia, perché non risponde alla stessa estetica codificata nei salottini da altoborghesia letteraria. La poesia riconosciuta come tale in Italia è infatti quella del verso libero, in cui l’aspetto poetico è determinato esclusivamente dall’utilizzo di un lessico e di una retorica gonfi di immagini altisonanti. Il PoetrySlam è invece caratterizzato dalla priorità data a ritmica e fonetica, trattandosi di poesia orale, dove i voli pindarici lessicali lasciano spazio a brillanti giochi di parole. Proprio questa cura ed attenzione per l’allitterazione e la rima sono aspramente criticati dall’altra sponda. A tal proposito cito un articolo di Simone Burratti, critico e poeta della sponda avversa:

“[…] nel caso di un testo che prediliga l’esecuzione orale si avrà […] una maggiore attenzione all’immediatezza, una semplificazione del sottinteso, una probabile insistenza sulle figure foniche. La seconda considerazione, invece, è che lo zoccolo duro dei performativi, l’esercito dei mediocri, per così dire, di quelli che partecipano agli slam o promuovono gli open mic, porta avanti un’idea di poesia molto netta e altrettanto limitante, una sua versione edulcorata, basata su temi didascalici declinati in tecnicismi desueti o, peggio, enfatizzazioni inutili; in qualche modo, ci troviamo di fronte alla vecchia idea di poesia = prosa + a + b + c, dove a sta per recitazione, mentre b, c eccetera stanno per i classici ferri del mestiere, siano essi rime, allitterazioni, anafore, riferimenti letterari o (quasi sempre pessimi) schemi metrici.

Ignorando che la nuova originalità sta proprio nel ricreare una ritmica poetica, che permetta al verso di essere ascoltato per sopravvivere all’era del ‘nessuno legge’, svariati Simone Burratti si sbizzarriscono in critiche fini a se stesse, quasi a dire “Ehi, io sono un poeta e io solo so cosa sia poesia: quello che scrivo io.

PoetrySlam in Italia

PoetrySlam, uno stile novo

Degli elementi di debolezza nel PoetrySlam effettivamente però esistono. La forma della competizione apre sì ad un pubblico più ampio, ma rischia di influenzare la produzione del testo. Si presta infatti più facilmente alla vittoria una poesia intrattenitiva, che colpisca di pancia, divertendo o commuovendo, magari a discapito della qualità. Questa critica legittima non tiene però conto di una verità assodata nel mondo slam. A nessuno interessa vincere. Quello della gara tra poeti è solo un escamotage per portare la poesia sul palco, per indurre il pubblico ad ascoltare volontariamente (pensate, addirittura fuori da scuola e dai salotti letterari!) dei versi.

PoetrySlam in Italia

La critica in merito all’eccessivo peso dato a ritmo e suono lascia invece il tempo che trova. Se priva di ritmica, la poesia non è altro che una bella prosa farcita di più o meno consapevoli a capo. Siamo certo lontani dall’endecasillabo, anche se non sono pochi gli slammers che ne fanno uso, ma ciò non significa che i nuovi esiti fonici ai quali lo slam è arrivato manchino di dignità. La particolare cadenza ritmica usata da molti dei poeti del PoetrySlam, risente certo di una certa influenza dal Rap ed è lontana dalla metrica tradizionale, ma è pur sempre metrica. Uno stile novo che si presta all’oralità, all’ascolto e che un giorno potrebbe perfino essere ascoltato da una playlist Spotify. Stiamo parlando di una nuova forma di poesia, che arriva specialmente ai giovani, che ne sono forse i principali fruitori. Il nuovo modo di essere rivoluzionari nei confronti della scrittura in versi, è infatti proprio quello di riscoprire la rima e tutti i giochi fonici ormai esclusi dal testo poetico.

Di fronte ad una poesia vecchia e stantia, dove poeti allorati da se stessi, premiatisi tra loro, si divertono a mettere in fila parole grandi ma vuote, andando a capo un po’ come capita, il PoetrySlam è una boccata d’aria fresca. In questa torrida ed afosa stagione poetica, ecco insomma un po’ di novità e refrigerio.

Alessandro Porto 

 

 

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