Il nuovo “Joker” di Todd Philips è uscito da pochi giorni nelle sale. Quali saranno le differenze nella follia con il Joker de “Il cavaliere oscuro”?

Dopo aver trionfato a Venezia, il “Joker” interpretato da Joaquin Phoenix sbarca nei cinema italiani. Un’analisi della follia di Arthur Fleck nel confronto con la pazzia del Joker di Nolan e dell’indimenticabile interpretazione di Heath Ledger che ha segnato il mondo dei cinecomics.
Il Joker di Ledger e Nolan
Il Joker descritto da Cristopher Nolan ne “Il cavaliere oscuro”, è un folle criminale che agisce secondo le regole del caos. Nel film, che è diventato un cult nell’ambito dei cinecomics e non solo, il regista britannico tende a descrivere l’impreparazione dell’uomo pipistrello nel trovarsi di fronte un avversario che si muove senza uno scopo definito. Inizialmente infatti, lo scontro a Gotham, si svolge tra la polizia, con il commissario Jim Gordon in prima fila, e le associazioni mafiose della città. L’ingresso in scena del folle clown scombussolerà completamente questo scenario. L’obiettivo di Nolan è quello di utilizzare il Joker per far emergere il lato nascosto delle persone, quello più strano e debole. E per dimostrarlo viene preso ad esempio il procuratore distrettuale Harvey Dent (Due Facce), eletto come paladino di Gotham, vera alternativa a Batman, in grado di combattere il male senza indossare una maschera, che dopo aver perso tutto, verrà manipolato dal pagliaccio criminale affinché anche lui diventi un ingranaggio del caso. La volontà del film è quella di far emergere una figura che possa far vincere la brutalità degli uomini, che seguendo la loro natura egoistica possono compiere le gesta più efferate. Ed è questo il tipo di follia che il Joker di Ledger e Nolan evidenzia. La pazzia della paura e dell’egoismo. E mentre il piano si compie perfettamente in Dent, non trova il suo coronamento con la gente comune. Infatti, nella famosa scena dei traghetti, in cui il villain pone dinanzi un bivio i passeggeri delle barche, trionfa il buon senso degli abitanti di Gotham. Per Nolan quindi, effettivamente, nonostante il caos, c’è ancora speranza.
Il clown triste per Phoenix e Philips
Nel nuovo film di Todd Philips, “Joker”, la rappresentazione del personaggio creato da Bob Kane è per molti tratti diversa da quella vista nel paragrafo precedente. Vi è una narrazione della genesi della maschera antitesi di Batman, o meglio, del movimento che l’ha creata. Arthur Fleck è un soggetto con forti problemi psichici ed un disturbo che provoca improvvisi attacchi di risate. Vive con la madre in un appartamento molto modesto e non ha mai conosciuto il padre. Todd Philips (regista della trilogia di “Una notte da leoni” tra gli altri) disegna il suo Joker in maniera parallela al “cane che insegue le macchine” interpretato da Ledger. Nella prima parte tende ad analizzare la situazione delle persone affette da malattie mentali e alla loro totale solitudine che li fa sembrare fantasmi in una società di “sani”. Nel secondo tempo del film invece, ricalca le orme della saga di stampo nolaniano. Difatti la follia di Arthur diventa contagiosa e porta le persone a non distinguere ciò che è bene da ciò che è male, come il protagonista d’altronde non riesce a capire ciò che è reale e ciò che è frutto della sua mente. Il clown triste compie i suoi atti criminosi proprio perché costituiscono l’unico modo per farsi sentire. E trova la sua protezione nella massa, che lo idolatra. Quella mostrataci da Philips è una società malata e deforme che sottobanco inghiotte ogni tipo di follia in nome di una piatta apparenza, ma poi esplode in una pazzia generale all’emergere di una mina vagante scagliatasi contro un nemico comune (l’élite ricca).

I due tipi di follia a confronto
Come già anticipato in precedenza i due personaggi contengono alcune somiglianze, ma anche molte differenze, che rispecchiano la volontà di ciò che i due registi avevano intenzione di trasmettere. Da sottolineare, innanzitutto, le maestose interpretazioni da parte dei due attori. Ledger e Phoenix si sono completamente immersi nel personaggio e ne hanno perfezionato tutte le sfaccettature creando delle caratteristiche che rimarranno cucite in maniera indelebile sulle vesti del nemico numero uno dell’eroe pipistrello. Lo stesso Todd Philips ha, in un’intervista, spiegato le differenze tra i due tipi di Joker: “Non credo che sia stato l’obiettivo di questo Joker vedere bruciare il mondo. Questo Joker aveva in mente un obiettivo completamente diverso”. Difatti mentre quello visto ne “Il cavaliere oscuro” è un Joker che parte con l’obiettivo di spaventare le masse, solo perché creare terrore lo diverte e perché vuole “vedere bruciare il mondo”, quello visto in “Joker” è un individuo che non ha alcuna intenzione premeditata di creare il movimento che poi verrà fuori, anzi ne è completamente disinteressato. Arthur viene travolto da eventi che la massa scatena ma di cui lui è inconsapevolmente protagonista. Anche lui si dipinge la faccia, ma non per partecipare alla manifestazione contro la casta, ma perché vuole “far ridere e portare gioia alle persone”. L’impossibilità di farlo ed il suo modo di reagire, frutto della sua instabilità, lo faranno diventare un simbolo. La caratteristica che accomuna entrambi i clown è però la risata, il tratto simbolo della pazzia (gioiosa nel male quella di Ledger, straziante e involontaria quella di Phoenix) che li rende davvero figli di una stessa follia che, d’altronde, “è come la gravità” a cui “basta solo una piccola spinta”.