Il cibo nel Medioevo e nell’antichità: ecco come erano organizzati i banchetti

Il cibo è strettamente legato alla nostra cultura e al nostro essere: ci rappresenta e ci distingue, sia nel mondo che nelle situazioni.

Ad oggi, il cibo ha un valore di rilievo nella cultura italiana. È sempre stato uno dei discriminanti della nostra terra, dagli spaghetti alla pizza, ma com’era prima e cosa mangiavano i nostri avi?

 

L’importanza del banchetto e del cibo

Il banchetto era, nell’antichità, uno dei momenti più importanti: era un momento di condivisione e oggi, analizzando la letteratura e le testimonianze, si possono recuperare tante informazioni utili sia per quanto riguarda la sua articolazione, sia sulla tipologia di cibi proposti e il valore di questi all’interno dello stesso. Naturalmente, ogni epoca e ogni popolazione, ha una sua tradizione e dei cibi caratteristici o tipici che non sempre sono considerati di buon gusto o appetitosi. Cicale per i Greci, insetti vari per i Burgundi, considerati dai Romani una delle tribù germaniche dal palato poco fine e disgustoso perché, tra le altre cose, mangiavano anche i pidocchi. Cercare un punto di incontro è praticamente impossibile, dato che ogni cucina aveva le sue specialità, proprio come oggi.

Il banchetto dei romani

Analizzando una tradizione a noi più vicina, sia per storia che per cultura, cerchiamo di vedere da vicino il banchetto romano-pagano, le varie portate e il comportamento di coloro i quali sedevano a tavola. Partiamo col dire che le cenae romane erano sempre molto fastose e, solitamente, miravano anche a mostrare e la ricchezza di colui che organizzava il banchetto. All’inizio erano composte da tre portate, ma per la mania di ostentazione si arrivò fino al numero di sette. Si partiva dall’antipasto (gustatio), molto simile al nostro e composto da cibi salati e papati che dovevano stimolare sia l’appetito che la sete. Le spezie, inoltre, erano molto costose e solo i benestanti potevano permettersele. Seguivano le portate principali, la prima e secunda mensa, con verdure, pesce carne e nelle occasioni molto importanti, cacciagione. Alla cacciagione si affiancavano anche gli arrosti, prediletti da Carlo Magno che, come racconta Barbero, non concepisce la presenza del bollito a tavola, almeno non alla tavola di un re. Alla fine, la commisatio la quale prevedeva un momento di condivisione (solitamente maschile) durante il quale si beveva e si brindava. A questo punto della cena solitamente le donne si ritiravano, ma poteva capitare che rimanessero se il banchetto era caratterizzato da un certo decoro. In situazioni normali rimanevano le cortigiane o donne di facili costumi.

Il banchetto cristiano

Differisce molto il banchetto cristiano da quello pagano. Innanzitutto, i Cristiani, a differenza dei Pagani, non ostentavano ricchezze. Secondo i precetti della religione cristiana, infatti, tutto doveva essere regolato da una certa parsimonia e il banchetto pagano – dove a volte venivano compiuti anche dei sacrifici – non rispecchiava per nulla questo ideale. Gli apologisti cristiani come Tertulliano si scagliano amaramente contro queste cenae. Nel loro caso la cena era strettamente collegata e correlata all’Ultima Cena ed era importante mantenere un certo contegno a tavola. Non occorrevano fiumi di portate, né tantomeno potevano essere compiuti dei sacrifici. La differenza sostanziale sta nell’ideologia che si nasconde dietro le due diverse culture: da un lato il paganesimo, il quale non rinnegava piaceri terreni e svaghi; dall’altro il cristianesimo, il quale prediligeva una dimensione privata (dunque di coltivazione spirituale per il singolo e di aiuto per la comunità), di carità e di parsimonia.

Lascia un commento

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.