2 marzo 2019: Milano si colora di arcobaleni e si riempie di voci. Una manifestazione antirazzista ha infatti luogo per le strade della città. Uomini, donne e bambini di tutte le età ed etnie sfilano tra le case del centro, formando una fiumana lunga ben 1 chilometro e otto. Si leggono cartelloni che recitano ‘People: Prima le persone’, ‘Il mondo che vogliamo è una storia a colori’…

250mila persone si sono riversate per le vie del capoluogo lombardo manifestando pacificamente per l’uguaglianza. Come meta finale del corteo, Piazza Duomo, talmente gremita da contenere più persone di San Siro. E tra tutti questi visi, se ne possono riconoscere -per la prima volta da molto tempo- anche di ben noti al grande pubblico. Cosa potrebbe voler dire la loro presenza nel corteo meneghino?
La manifestazione che ricorda il Romanticismo
‘Il nemico è la diseguaglianza, lo sfruttamento, la condizione di precarietà’: questo lo slogan che ha riunito tutte quelle persone. La lotta per favorire l’inclusione, le pari opportunità, l’abbattimento dei muri e della barriere, i diritti umani, sociali e civili. Ideali di una società che si sta lentamente stancando di ciò che sta formando il suo presente. La situazione ricorda un po’ quella che ha dato vita al movimento Romantico nel 18°/19° secolo. Scontento per un presente costruito su ideali decaduti e non più applicati; miti di un forte passato svaniti; malcontento per la condizione in cui riversa l’umanità.
Una delle maggiori eccezioni che si potrebbero porre a questo parallelismo è il fatto che il Romanticismo fosse un movimento artistico e poetico. Alcuni dei più grandi intellettuali di tutti i tempi vi hanno dato forma, non le persone comuni. Ma soprattutto, erano proprio questi intellettuali a guidare il popolo verso un futuro più luminoso. Oggi, ben due secoli dopo, chi sono queste torce dalle menti illuminate in grado di portare verso un mondo di speranza?
Quegli antichi scrittori e poeti potrebbero aver lasciato il posto ai vip, i nuovi Very Important People. E la manifestazione di ieri potrebbe esserne la prova. Per la prima volta dopo anni, infatti, numerose personalità si sono mischiate ai volti comuni del corteo, schierandosi da un lato ideologico preciso. Roberto Vecchioni, Claudio Bisio, Ornella Vanoni, Malika Ayane, Giobbe Covatta e molti altri hanno dedicato il loro sabato a protestare per dei principi. ‘Anche noi artisti abbiamo una responsabilità in questo momento’ ha sostenuto la Vanoni.

Il decidere di scendere in piazza pubblicamente fa indubbiamente pensare. Anche se dietro la manifestazione non vi era celato alcun intento politico in senso stretto, la presenza di questi vip fa credere che loro abbiano deciso di prendere in mano la situazione, facendosi da fari per la notte per una popolazione ancora confusa e dibattuta. Tutto questo potrebbe indicare l’accettazione della presa del testimone che arriva loro dai propri ‘antenati’.
Vip: i nuovi poeti?
Se ci si pensa, in effetti, la popolarità di cui essi godono è paragonabile a quella di un Hugo nel suo secolo. Non sarebbe dunque così assurdo pensare che i vip di oggi possano assolvere quella che Victor Hugo chiamava la fonction du poète, cioè la funzione del poeta.
In un’epoca caratterizzata dal mal du siècle, un malessere che rendeva l’uomo insoddisfatto della situazione e della vita che lo circondava, l’unica soluzione per la popolazione potevano essere i poeti. Di questo era gran sostenitore l’autore de ‘I Miserabili’, che scrisse addirittura una poesia di sei strofe esplicando al lettore -e ai suoi ‘colleghi’- quale doveva essere la funzione del poeta e come tutti dovessero accettarla di buon grado.

Hugo definisce il poeta come l’uomo delle utopie, con i piedi nel presente e gli occhi nel futuro. Simile ad un profeta, che regge nella mano una torcia in grado di illuminare l’avvenire della società, che solo lui è in grado di vedere e di percepire. Un sognatore sacro che il popolo non ha altra scelta che ascoltare essendo lui la sola luce che può inondare l’avvenire; l’unico che riesce a distinguere le ombre dalla luce grazie ai sussurri che Dio in persona fa alla sua anima. Il poeta, insomma, è l’unico che sa gestire la poesia, stella che porta a Dio.
Avendo tutte queste capacità, secondo Hugo il poeta non poteva esimersi dall’elevarsi a guida per il popolo. Il suo grande potere si trasformava in una grande responsabilità: quella di portare i suoi contemporanei verso un futuro più positivo per tutti. Se ci si abbandona per un attimo a questo ideale Romantico e si prova a traslarlo nel ventunesimo secolo, le figure che potrebbero venire in mente sarebbero proprio i vip. Sono loro che, oggigiorno, hanno i mezzi per raggiungere la quantità di persone necessaria per effettivamente cambiare qualcosa. Sono loro che godono di una popolarità tale da potersi assicurare un pubblico interessato. Per questo, come diceva la Vanoni, è arrivato anche per loro il momento di prendersi le proprie responsabilità e schierarsi.
E chissà che, un domani, possano essere proprio loro a reggere quella torcia fiammante di cui parla il poeta francese, indicandoci un’altra volta il cammino.