I mondiali in Qatar, entrati nel vivo da nemmeno un mese, hanno già monopolizzato un posto importante nella discussione pubblica (e non solo calcistica). Ma come sono trattati i giornalisti?Tutti abbiamo un po’ storto il naso per i mondiali di calcio in Qatar. Cioè, perché proprio in Qatar bisognava farli? Non solo noi comuni cittadini ci siamo un po’ lamentati della decisione, ma anche i piani alti della politica, dell’economia e dell’attivismo mondiale. Non è una novità, infatti, che il Paese medio-orientale non sia proprio al passo con il recepimento dei più basilari diritti umani. E la non applicazione di questi diritti non riguarda solamente i cittadini del Qatar, ma anche i giornalisti di tutto il mondo, lì proprio per documentare il mondiale.
I mondiali in Qatar e i giornalisti
Iniziati lo scorso novembre, i mondiali in Qatar contano già tre vittime fra giornalisti e reporter, tutti deceduti per cause non chiare. La prima morte risale al 21 del mese scorso ed è quella di Roger Pearce, direttore tecnico dell’emittente londinese Itv Sport. L’uomo, prossimo alla pensione, è stato ritrovato senza vita nella sua camera d’albergo a Doha, stroncato da quello che è stato definito un malore dalle autorità locali. Successivamente alla sua dipartita, sono deceduti, a ventiquattro ore di distanza, il popolarissimo reporter americano Grant Wahl e il fotografo qatarino Khalid Al-Misslam. Su tutte queste morti aleggia il mistero e le cause non sono state rese note.
I doveri del giornalista
Ma siamo sicuri di conoscere i doveri che ha un giornalista nell’esercizio del suo mestiere? In Italia questi sono sanciti dalla legge 69 del 1963, soprattutto. Il giornalista deve riportare la verità delle notizie (elaborate da lui attraverso una mediazione intellettuale e diffuse sui mezzi di comunicazione) con lealtà e buona fede, innanzitutto. Poi, deve attenersi all’obbligo di rettifica: qualora una notizia dovesse rivelarsi errata o incompleta, il giornalista deve, gratuitamente, scrivere un altro articolo in cui è contenuta l’informazione corretta, che dovrà avere lo stesso rilievo tipografico di quello inesatto. Un altro obbligo concerne la segretezza delle fonti da cui ottiene le informazioni, protette da un legame fiduciario fra lei e il professionista stesso. Violare ciò comporterebbe un’infrazione dell’art. 622 del codice penale, ossia la violazione di segreto professionale, punibile con multa e/o detenzione. Inoltre, il giornalista ha l’obbligo di formazione continua, nonché qualche incompatibilità, non contando l’infinità di Carte e Codici deontologici adottati dall’Ordine dei Giornalisti.
I diritti e i doveri a confronto
Collegati ai doveri del giornalista stanno i diritti. In relazione alla segretezza delle fonti, vi è anche il diritto del professionista, sancito all’art. 200 del codice di procedura penale, di non testimoniare a processo, a meno che non sia il giudice, per motivi straordinari, a ritenerlo necessario. Inoltre, è presente la Carta dei Diritti e dei Doveri del Giornalista (1993), poi aggiornata, con l’aggiunta del contenuto di varie Carte e Codici, nel Testo Unico dei Doveri del Giornalista del 2016. In tutto questo, viene affermato che il giornalista gode (ma come tutti gli altri cittadini) di una fattispecie privilegiata di libertà di manifestazione del pensiero, ossia il diritto di cronaca, ma anche di critica e di satira. Su di lui si basa il settore dell’informazione, che può godere di buoni standard di qualità proprio per la preparazione professionale dell’Ordine dei Giornalisti. Inoltre, i professionisti dell’informazione sottostanno a un contratto di lavoro subordinato, firmato dal Sindacato dei Giornalisti e dalla Federazione Italiana Editoria e Giornalismo: godono di privilegi previdenziali, di minimi salariali, di norme morali e tecniche da rispettare e della clausola di coscienza.