Ecco come Bansky denuncia le atroci condizioni degli animali in cattività

Capre, gatti, gorilla, pesci e molto altro sulla tela dell’artista britannico per colpire l’egoistico bisogno di divertimento tipico della nostra specie.

Una serie di murales ha trasformato la capitale inglese in un museo a cielo aperto in poco più di due settimane. Quale sarà il vero intento dell’artista? Scopriamolo insieme!

Spunti di riflessione

Tutto ebbe inizio lo scorso 5 agosto quando sul Kew Bridge comparve una capra in bilico su un muretto dal quale cadevano detriti. Attenzione, non si tratta di una capra vera, ma di un murales! Il nero regna sovrano in una delle ultime creazioni di uno dei più grandi rappresentanti della street art di sempre: Bansky. In quella che viene definita post-graffiti o gorilla-art, l’artista britannico si esprime al massimo toccando con tono satirico argomenti d’opinione pubblica tipici della cultura occidentale come l’inquinamento, lo sfruttamento minorile, l’omologazione e il maltrattamento degli animali. Temi resi ancora più intriganti dal suo nome fittizio, da un volto sconosciuto che li avvicina al grande pubblico in modo del tutto naturale. Con Basky un muro è una tela, una strada è un museo. Un museo a cielo aperto, accessibile a tutti. Ed è proprio questa sua accessibilità a renderlo ancora più coinvolgente, più impattante. Non bisogna pagare un biglietto per riflettere, insomma, perché del resto l’obiettivo di Bansky è proprio questo: dare spunti di riflessione ad una società a volte poco sensibile alle diverse sfumature della sua tavolozza.

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Interpretazioni

Le sue intenzioni non sono, però, sempre facilmente delineabili. È per questo che ogni sua opera porta ad un vero e proprio boom mediatico. Migliaia di commenti e supposizioni su quelli che sono non solo semplici disegni, ma pungenti metafore della nostra società. L’animale comparso sul ponte londinese a inizio agosto è stato collegato alla parola inglese “goat” non solo per la capra in sé, ma anche per uno dei giochi di parole tanto amati dagli anglofoni: “Greatest Of All Time”. Avrà Bansky voluto rivendicare una volta e per tutte il trono del regno della Street Art? Come sempre, nessuna risposta da parte dell’autore. Si potrebbe chiudere la questione dicendo “chi tace acconsente”, ma si sa benissimo che con Bansky non funziona così. Proprio per questo, in molti hanno visto in quest’opera un messaggio più profondo, una vera e propria critica nei confronti della nostra società. Una società che dovrebbe imparare a fare un passo indietro per non finire nel baratro.

La causa

A rendere il tutto ancora più interessante si aggiungono tutta una serie di creazioni: elefanti, scimmie, lupi, gatti, pellicani, pesci, rinoceronti e gorilla. E sembra essere proprio il gorilla il punto d’arrivo della collezione. Non a caso l’opera è apparsa sui muri del London Zoo come battuta finale di quella che sembra una vera e propria sinfonia in onore del mondo animale. In quest’ultima creazione, l’animale solleva un cancello, liberando così una foca e diversi uccelli. Daniel Simmonds, responsabile dello zoo, si è detto onorato della scelta dell’artista, rimarcando poi come questa rappresentazione sia perfettamente in linea con l’impegno dello zoo di salvaguardare i suoi stessi abitanti. Forse è proprio questo quello che Bansky voleva: una parola, un impegno a favore della causa animalista. Un impegno che si spera non resti confinato tra le mura dello zoo londinese.

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