È stato Quintiliano a ispirare i giochi della Clementoni?

L’educazione infantile all’epoca di Quintiliano

A differenza di quanto si possa pensare, anche gli antichi romani avevano posto la propria attenzione sull’educazione infantile tramite il gioco. Il precursore della psicologia dell’apprendimento può essere considerato Quintiliano, che si occupava fin dalla prima infanzia della crescita dei giovani, curando in particolare modo lo sviluppo dell’arte oratoria. Le novità metodologiche apportate dal maestro latino, spaziano dall’abolizione delle punizioni corporali alla preminenza data al valore del gioco per lo sviluppo dell’intelligenza. Sarebbe, quindi, opportuno, stimolare la curiosità e la fantasia degli infanti attraverso ciò che non sembri loro un impegno, un “carico” di lavoro.

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I giochi educativi fra ieri e oggi

Quintiliano propone, per esempio, letterine di avorio da poter essere toccate, nominate e combinate a piacere dal bambino: è il primo gioco pensato apposta per l’educazione (anche se non si hanno attestazioni sul suo effettivo utilizzo). E chissà se non sia stato proprio questo gioco a ispirare quelli della nota società “Clementoni”, che si occupa della produzione di giocattoli educativi.
L’azienda, nata nel 1963 a Recanati (forse per uno scherzo del destino, dato che è anche il paese natio del “depresso” Leopardi), ha raggiunto il successo nel 1967 grazie al gioco in scatola “Sapientino”. Ulteriore lustro è ottenuto dalla società, nei primi anni settanta, grazie alla licenza per la produzione di prodotti a marchio “Walt Disney”.

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Uno sguardo comparatista

Negli ultimi anni la “Clementoni” ha infiammato l’entusiasmo dei più piccoli grazie al gioco da tavolo “Ruzzle”, basato sull’omonima app, e alla collana “Scienza&Gioco”. La differenza sostanziale fra i giochi proposti da Quintiliano e dalla “Clementoni”, è che quelli del primo tangono settorialmente lo sviluppo dell’arte della parola, mentre quelli della seconda abbracciano, più o meno, ogni branca del sapere (probabilmente anche per accontentare i diversi tipi di acquirente). L’influenza esercitata dall’autore della “Institutio oratoria” è sicuramente degna di nota, ma non bisogna trascurare la ventata di novità apportata dall’azienda sopracitata.

                                                                                                         Mattia Vitale

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