L’Antartide, per quanto possa sembrare inospitale, ospita diverse specie animali sia sulla terraferma sia nei suoi mari. Tra queste figurano anche i cetacei, e in particolare la balenottera azzurra. Poiché quest’ultima è una specie molto rara e molto schiva, il suo studio è piuttosto complesso. Ecco quindi che un gruppo di ricercatori australiani ha fatto ricorso ai droni per fare ricerche più approfondite sulle loro abitudini.

Dettagli e svolgimento della ricerca
Lo studio ha coinvolto 28 scienziati australiani che sono rimasti per sette settimane a bordo di una nave di ricerca. Per localizzare le balenottere azzurre gli studiosi hanno utilizzato principalmente tre metodi: i già citati droni, gli ecoscandagli e dei dispositivi di ascolto subacquei. Così facendo è stato possibile monitorare gli esemplari senza spostarsi troppo e talvolta a grandi profondità marine. I risultati ottenuti sono molto positivi, poiché i droni hanno permesso di raccogliere campioni d’acqua e delle ottime riprese. I dati raccolti quindi sono molto importanti per capire qualcosa in più su questi cetacei, che oltre ad essere molto rari sono gli animali più grandi mai vissuti sulla Terra. Le balenottere azzurre infatti possono essere lunghe più di 33 metri e pesare ben 180 tonnellate.

Origine e classificazione dei cetacei
L’evoluzione dei cetacei è iniziata sulla terraferma circa 53 milioni di anni fa grazie a Pakicetus, considerato il loro progenitore. Il collegamento è emerso a causa delle orecchie: la forma della regione auricolare di Pakicetus infatti è riconducibile soltanto alle balene. Successivamente si svilupparono nuove specie con adattamenti alla vita acquatica, ad esempio Ambulocetus, mammifero lungo 3 metri e non molto diverso dai coccodrilli. In seguito le abitudini acquatiche divennero sempre più marcate e la terraferma venne abbandonata, arrivando ai cetacei attuali.

Classificazione dei cetacei
I cetacei si dividono in due categorie: Odontoceti e Misticeti. Gli Odontoceti sono tendenzialmente più piccoli e hanno dei denti veri e propri. Di solito infatti cacciano attivamente le loro prede, talvolta con delle dinamiche di gruppo molto elaborate. In questa categoria rientrano specie come i delfini, le orche e i capodogli. I Misticeti invece sono generalmente più grandi e non possiedono i denti, ma sono muniti di fanoni. Questi cetacei infatti filtrano il krill che si trova nei mari in cui vivono, e una dentatura vera e propria non sarebbe funzionale allo scopo. Tra essi figurano le balene in senso stretto, tra cui la balenottera azzurra. La divisione in queste due categorie quindi deriva dai meccanismi di adattamento.

Stato di conservazione e minacce
La situazione attuale dei cetacei per quanto riguarda il loro stato di conservazione non è rosea. Per la maggior parte infatti le specie rientrano nelle categorie a rischio più o meno grave di estinzione. Secondo la lista rossa della IUCN il capodoglio per esempio è vulnerabile, mentre la già citata balenottera azzurra è in pericolo. In merito all’orca invece i dati non sono sufficienti per stabilirne lo stato di conservazione. Le minacce principali derivano dalle attività umane, soprattutto la caccia e la pesca. Utilizzando le reti a strascico infatti non è raro intrappolare anche dei delfini, mentre la caccia alle balene prosegue nonostante diversi Paesi l’abbiano dichiarata illegale. Anche l’inquinamento ha molto rilievo in questo senso poiché sono molti i rifiuti che vengono scaricati in mare, tra cui le plastiche. La conservazione dei cetacei quindi, come spesso accade, parte proprio dalle nostre azioni.
Matteo Trombi