Recenti polemiche hanno visto animare l’opinione pubblica spagnola per la riesumazione del dittatore.
Come anche le vicende relative a Benito Mussolini, in Spagna si discute su una delle figure che più hanno cambiato la storia nazionale lasciando un segno indelebile nella memoria di tutti.
Culture affini
Per molti versi la Spagna e l’Italia sono accomunate: c’è l’aspetto artistico, con capolavori che attirano turisti da tutto il mondo, la ricchezza culturale nata dall’incontro di infiniti popoli che vi sono passati, e la tradizione che mantiene il suo valore e il suo fascino, come la Corrida o il Calcio Storico Fiorentino. Ci sono anche tradizioni meno spettacolari, meno fastose e che anzi sembrano quasi ignorate per non essere affrontate. In Italia così come in Spagna vive ancora quell’eco vecchio ormai cent’anni che per qualcuno è ancora momento di gioia e per molti altri è un lungo elenco dei soprusi subiti. Ogni anno assistiamo a scarne adunate a Predappio che ci ricordano nel bene e nel male alcuni anni particolarmente movimentati che hanno lasciato un segno marcato nella storia del Paese. Ed è quello che succede anche agli spagnoli quando si tratta di Francisco Franco.
Il dittatore, morto nel 1975, è ricordato inizialmente per una brillante carriera militare che lo vede il più giovane generale d’Europa a soli 33 anni, e poi per aver usato questo talento per effettuare un Colpo di Stato nel segno del fascismo e aver imposto il suo potere fucilando chiunque provava a interrompere la sua ascesa. Per coloro i quali onorano le tradizioni religiose così radicate in Spagna, è anche ricordato perché insignito dal Papa Pio XIII dell’Ordine Supremo del Cristo, per il suo impegno contro il comunismo. Ma a prescindere da tutto è così presente nell’immaginario spagnolo per essere uscito vincitore dalla Guerra Civile, vinta con l’esercito contro i repubblicani socialisti e riconfermata nei successivi anni con una politica intransigente e repressiva che conta circa 100.000 vittime solo nei tre anni di lotta interna.
Franco e gli spagnoli
Dopo la sua folgorante ascesa nella gerarchia militare, Francisco Franco si trova a dirigere un colpo di stato partendo dal Marocco e giungendo in Europa grazie ai mezzi in prestito da Hitler, che tifava per lui. Con le sue truppe nazionali, quelle tedesche e quelle di Mussolini dalle alterne fortune, riesce a conquistare quasi tutta la Spagna eccetto Madrid e Valencia, che protraggono l’agonia per un anno di assedio.
In questi tre anni, dal 1936 al ’39, la Spagna si trova a gestire migliaia di cadaveri riversati nelle strade e sorgono per tutto il territorio nazionale costellazioni di fosse comuni, senza che nessuno potesse piangere i propri morti. Quasi ogni famiglia conta parenti scomparsi in guerra tanto che molte associazioni pubbliche vi rendono sostegno chiedendo spiegazioni e soluzioni politiche. Già negli anni passati questi gruppi si sono fatti sentire ed effettivamente le risposte politiche sono arrivate: nel 2007 la Legge della Memoria storica, ad opera del Partito Socialista Operaio spagnolo, ha condannato per la prima volta il franchismo, consacrata dalla proposta di spostare la salma del Generalìsimo dal mausoleo della Valle dei caduti ad un cimitero civile. Quel mausoleo risulta di cattivo gusto in quanto costruito proprio su idea di Franco impiegando i forzati prigionieri del regime. Questa proposta non è passata inosservata e, portata avanti dal governo Zapatero, passa dall’approvazione in Parlamento alla benedizione della magistratura, che respinge il ricorso della famiglia Franco.
Da rito a evento politico
La procedura della riesumazione era così attesa dall’opinione pubblica da richiedere misure preventive di massima sicurezza; la scena dell’estrazione della tomba è avvenuta al riparo dalle telecamere e alla sola presenza del Ministro della Giustizia, di un perito e due familiari di Franco. Solo all’esterno del cimitero il feretro è stato accolto da 22 parenti e trasportato in elicottero al grido di un nipote ‘Viva Espana, viva Franco’.
La monarchia Spagnola lasciata dal dittatore a Juan Carlos I, che eredita il governo dopo guerre e disastri, non solo deve fronteggiare il malcontento interno, che affronta allontanando i fascisti più radicali nel governo, ma deve anche incoraggiare una difficile ripresa economica aggravata dall’uscita dal Piano Marshall. I cittadini non solo hanno dovuto sostenere quasi quarant’anni di dittatura, ma anche tutte le sue conseguenze sociali per via della rigida disciplina cattolica imposta che ha evidenziato controsensi ideologici non da poco.
Nonostante ciò il popolo spagnolo ha reagito e, grazie anche alla svolta democratica del monarca, dal 1982 il governo ha attuato una progressiva apertura liberale che passa per la legalizzazione dell’aborto, la riforma sociale e scolastica e l’avvicinamento alla comunità europea del governo socialista PSOE. All’inizio degli anni ’90 torna un governo di centro- destra con il Partito Popular dagli intenti però dichiaratamente democratici che hanno favorito una grande ripresa economica. Il ritorno del governo socialista avviene nel 2004 con la riconferma del PSOE di Zapatero, che attua misure progressiste come il riconoscimento del matrimonio omosessuale e quelle sopracitate prendendo una decisa posizione nei confronti della propria storia. Franco per la Spagna non è solo l’instauratore della Monarchia, ma è effettivamente la figura che più ha influenzato la storia recente fino ai giorni nostri.Quest’impegno del governo è caratteristico del nuovo spirito che l’Europa e il mondo intero aspettavano dopo un secolo così lungo. Tuttavia sembra che il progresso umano non sempre segua un percorso logico, quindi sorprendono alcune novità nella politica mondiale con svolte autoritarie, in Sud America le ultime, e il diffondersi di messaggi populisti che fanno leva su sentimenti nazionalistici e religiosi.