La biologia ci dice che animali della stessa specie tendono a comportarsi in modo simile in un certo ambiente e, in assenza di mutazioni genetiche, essi procedono inarrestabili con la condotta tenuta fino a quel momento. Ma allora come si spiega che gli uomini cambino lifestyle nel giro di pochi giorni senza cambiare casa né subire variazioni del DNA? Per rispondere ci occorre un viaggio nel tempo che ci catapulti a circa 70.000 anni fa, quando un’aleatoria mutazione nel genoma dei Sapiens, i nostri antenati, provocò un cambiamento nelle loro connessioni neuronali. Il risultato fu sorprendente: un notevolissimo incremento nelle potenzialità del linguaggio, riflesso di un neonato pensiero astratto.
I sorprendenti miglioramenti del pensiero e del linguaggio apportati dal caso fortuito.
L’unicità delle capacità linguistiche basilari acquisite dalla nostra specie si rivelò subito nella loro estrema duttilità: con un piccolo numero di suoni si riuscì ad articolare un’infinità di parole. Esse, veicolo di qualunque tipo di informazione, venivano impiegate per comunicare non solo i pericoli dell’ambiente circostante, ma soprattutto per discutere l’ultimo gossip sui membri più scandalosi della comunità. Attività spesso sgradevole, lo spettegolare ci viene naturale per un motivo: un animale sociale quale è l’uomo deve sempre essere aggiornato sui legami interpersonali tra i vari componenti della sua comunità per sapere chi è affidabile, chi è un ladro.

Tuttavia, ancor più notevole è che, in combo con la nuova immaginazione, il linguaggio complesso ha permesso di parlare di ciò che non esiste intessendo, per la prima volta, i miti condivisi: degli ideali in cui tutti possono credere ed in nome dei quali collaborare. Degli esempi? L’ideale di Stato, le religioni, le leggi e il valore del denaro. Grazie a questo gli uomini poterono lavorare insieme molto più efficacemente, il che si tradusse nell’ampliamento dei ranghi del gruppo e in miglioramenti nelle tattiche di caccia. Il punto di oggi, però, è un altro: l’introduzione di un’inedita flessibilità comportamentale che fu, ed è, la chiave dell’adattamento. Homo Sapiens sa, infatti, adeguarsi ad ogni nuovo mito condiviso, poiché lo può capire, senza aspettare un’altra mutazione genetica, che, in fondo, potrebbe non arrivare mai più. Ecco perché la nostra vita risulta indipendente dalla classica evoluzione biologica e possiamo decidere di cambiare vita da un giorno all’altro: da muratore a cantante o viceversa, da pantofolaio a fitness addicted!
Dalla Rivoluzione cognitiva al XXI secolo.
I nuovi modi di pensare e comunicare portarono alla Rivoluzione Cognitiva, un cambiamento radicale che coinvolse i costumi e le capacità dei Sapiens tra 70.000 e 30.000 anni fa. In questi pochi anni (certo, 40.000 sembrano molti, ma bisogna considerare che per i precedenti due milioni non era stato inventato niente di nuovo) essi non solo lasciarono l’Africa per insediarsi in tutto il mondo, fino all’Australia, anche grazie all’ ausilio delle prime imbarcazioni, ma diedero vita ai primi commerci e alle prime religioni, complete di artistiche statuette votive. Oggi il suo proseguimento avviene nei laboratori dove la nostra immaginazione continua a diventare realtà, addirittura creando organismi non presenti in natura. Tutto questo significa che ci evolveremo autonomamente con un click senza mai più bisogno di altre mutazioni? Saremo esenti dalle leggi biologiche? Purtroppo o per fortuna lo scopriremo solo vivendo, per il momento vi consiglio la lettura di “Sapiens da animali a dei. Breve storia dell’umanità.” di Yuval Noah Harari, l’interessante saggio da cui ho tratto le informazioni di questo articolo che, spero, vi abbia tenuto compagnia.
Camilla Viola