Come formiamo il nostro sé? Atteggiamenti, influenza sociale e processi persuasivi: ne parla Levante

Oggigiorno, si può essere serenamente sé stessi? Tutto ciò che costituisce l’ambiente sociale contemporaneo è capace di accettarci?

Levante, tra parole scritte, note e melodie, è sempre stata una donna che si è battuta arditamente per i ‘diritti del cuore’ di ognuno, col fine di inviare un messaggio preciso: vivere la propria esistenza essendo sempre autentici, veri nel modo di agire e di esprimersi.

Tuttavia, si è sempre calati in un contesto, in cui i nostri atteggiamenti, le nostre azioni possono essere costantemente soggette a influenze o processi persuasivi. Cosa accade quando non si soddisfano specifici standard d’apprezzamento? Quali conseguenze comporta la non soddisfazione delle aspettative altrui? Perché ci si deve sentire così tanto oppressi, soffocati da cambiare per gli altri? Per fornire una risposta valida a tali quesiti, il mondo della psicologia sociale analizza, innanzitutto, la nascita e l’evolversi di atteggiamenti in un singolo individuo.

Atteggiamenti: tutto frutto di rappresentazioni cognitive

No-, no-, no-, no-, no-, noi

Siamo luci di un’altra città

Siamo il vento e non la bandiera, siamo noi (Claudia Lagona, Tikibombom, 2020). Parafrasando queste prime frasi, la cantautrice di origine sicula propone una nuova visione del proprio Io: un vero e proprio cambio di atteggiamento verso una prospettiva positiva, includente una presa di coscienza di se’ che mira ad un maggior controllo della realtà circostante. Ma come si forma e cos’è un atteggiamento? Si tratta di un qualsiasi contenuto presente nella mente (o cervello) del soggetto percipiente. È sostanzialmente l’estrazione di una risposta sintetica circa molteplici oggetti di interesse, non solo elementi che rimandano al mondo sociale, ma anche al mondo fisico. Inoltre, è doveroso sottolineare come all’atto di nascita di un atteggiamento si abbia una conoscenza nulla a cui si fornisce un nuovo elemento. Dunque, ci sono una serie di processi che conducono alla sua creazione: condizionamenti, esperienze dirette, comunicazion persuasiva, processi di influenza nei gruppi.

Inoltre, molteplici atteggiamenti possono distinguersi andando ad impattare differentemente su credenze, espressioni d’opinione, pensieri, risposte di tipo verbale o in ambito emotivo (quanto un possibile oggetto di atteggiamento impatti sui meccanismi di risposta del nostro sistema nervoso simpatico, ovvero possiamo far riferimento a tutte le reazioni di tipo psico-fisiologiche nell’attimo in cui si è esposti ad uno specifico atteggiamento che induce in noi delle risposte di tipo affettivo). Pertanto, è già comprensibile come la personalità e l’individualità  di ogni essere umano sia costellata da una miriade di atteggiamenti modificabili, in quanto non vengono a crearsi isolatamente, ma in stretta relazione con il nostro sviluppo sociale, emotivo, cognitivo. Tuttavia, rifacendoci alle parole di Levante, nel campo del cosciente e della consapevolezza, ogni essere umano può decidere se essere vento, impetuoso e deciso controllore di sé stesso, o bandiera, preda di influenze provenienti da chicchessia.

Diversità: metodo anti-influenza sociale

Ciao tu, freak della classe
Femminuccia vestito con quegli strass
Prova a fare il maschio
Ti prego insisto
Fatti il segno della croce e poi rinuncia a Mefisto
Ehi tu, anima in rivolta
Questa vita di te non si è mai accorta
Colta di sorpresa, troppo colta
Troppo assorta, quella gonna è corta
Mai più, è meglio soli
Che accompagnati da anime senza sogni
Pronte a portarti con sé, giù con sé

(Claudia Lagona, Tikibombom, 2020)

Queste strofe, espresse ironicamente in modo perfetto, mettono in evidenza come sia difficile eliminare alcuni dei peggiori difetti del contesto sociale odierno: stereotipi e pregiudizi.
Ma cosa permette l’origine di questi stessi? L’educazione familiare, i vari gruppi di coetanei, l’educazione ecclesiastica, le più stravaganti pubblicità: esattamente tutto ciò che si ha intorno. Eppure, non sembriamo così consapevoli di tutto ciò, in quanto questa forma di influenza agisce subdolamente attraverso scorciatoie secondarie: i processi persuasivi. Ogni volta che ci si approccia ai processi di tipo persuasivo, ci sono tre elementi maggiormente rilevanti e da prendere in considerazione: fonte, caratteristiche di chi invia il messaggio, le caratteristiche intrinseche del messaggio e le caratteristiche di chi lo riceve, audience. Nonostante i suddetti tre elementi, il ruolo principale è rappresentato dalla fonte: si tratta di vie di facile accesso che permettono di elaborare più facilmente il messaggio ricevuto, permettendo di definire condizioni di affidabilità o meno.
Tali processi, soprattutto indirettamente, modellano completamente l’individuo, fino alla creazione delle rappresentazioni mentali a cui si è fatto riferimento in precedenza, ossia gli atteggiamenti. In virtù di tutto ciò, più questi interventi ci influenzano dal primo sviluppo delle radici del nostro essere, in mancanza di consapevolezza e auto-consapevolezza, più permettono l’emergere di categorie classificanti e difficilmente rimovibili.
Tale casualità permette di produrre una componente di tipo cognitivo e conoscitivo che agganciamo ad un oggetto di atteggiamento (gruppo sociale), nonché lo stereotipo; oppure una componente di tipo affettivo dello stereotipo (componente valutativa di risposte affettive), nonché il pregiudizio. Tipicamente, questi fenomeni si manifestano all’interno di gruppi sociali: si tende a categorizzare e associare un determinato individuo, assolutamente sconosciuto e incognito,  in base ad alcune caratteristiche immediate che trapelano.
Ed è proprio a questo punto che emerge la tipica immagine del freak contrapposta al belloccio popolare, dell’omosessuale effeminato contrapposta alla mascolinità e virilità (tossica naturalmente), della donna dalla gonna troppo corta e stolta contrapposta alla fanciulla acculturata e persa tra le nuvole, del classico ragazzo bianco esclusivamente cattolico. Levante non ci sta: meglio rimanere da soli, appesi ai propri sogni e alle proprie ambizioni, che dover soccombere a ‘tassi’di normalità. Mai sottomettersi ai meccanismi perversi di abitudine, ordinarietà e mediocrità razionale: quanto sarebbe banale vivere in un mondo canonizzato e canonizzante? Scoprire la propria forma poliedrica, le proprie sfumature,il proprio sé, questo il nostro unico obiettivo.

Questo sono io e ballo il mio tango

Ciao tu, animale stanco
Sei rimasto da solo, non segui il branco
Balli il tango mentre tutto il mondo
Muove il fianco sopra un tempo che fa
Tiki bom bom bom (Claudia Lagona, Tikibombom, 2020)

Sicuramente, nessuno di noi balla per davvero il proprio tango o quel che sia. Quest’epoca è come se avesse ridotto tutti nei classici automi che utilizziamo ora dopo ora, minuto dopo minuto: comportamenti tipici, risposte attese, mancanza di un proprio stile, emozioni e sensibilità prive di spessore.

Non si fa altro che seguire schemi, operazioni limitanti senza interrogarsi, senza mai riflettere sul significato di ciò che effettivamente accade. Come fuoriuscire da questo labirinto apparentemente privo di via d’uscita? Riconoscere e dare una forma coerente al proprio sé.

Naturalmente, non è necessario solo apparire come un semplice anticonformista, sprezzante nei confronti del contesto massa, ma bisogna, innanzitutto, determinare il proprio Io coerentemente con le proprie scelte, i propri obiettivi futuri.

Per giungere alla definizione compiuta del proprio ‘sé’, ogni individuo necessita delle più varie tempistiche. Come un qualsiasi seme, ciascun singolo può germogliare prima, se facilitato da un terreno-ambiente fertile, oppure ritardare la propria crescita, in relazione a fattori ostacolanti il riconoscimento e l’accettazione dei propri elementi caratterizzanti.

Nessun ritmo frenetico, incalzante potrà minacciare la nostra persona, costringendola ad un cambiamento obbligato e omologante. Nessun tipo di collettività potrà mai farti sentire in catene, nell’attimo in cui si è consapevoli di non dipendere affatto dall’approvazione sociale, ma solo ed esclusivamente da una completa accettazione intrapersonale.

Dunque, iniziamo a danzare a ritmo di noi stessi.

 

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