Il governo modifica le modalità del decreto crescita: ecco come cambierà il regime fiscale italiano per le aziende.
Dal nuovo anno il decreto crescita subirà delle modifiche. Il governo, tramite una nota ufficiale, ha comunicato quali aziende e quali settori saranno interessati da questi cambiamenti. Rimane escluso da queste modifiche, invece, il mondo dello sport.
Il decreto crescita cambia formato
A partire dal primo gennaio 2024 il decreto crescita cambia forma. Il decreto permetteva, a partire dal 2019, a tutti i lavoratori e aziende che si trasferivano in Italia o a tutti gli Italiani che avevano trascorso 9 degli ultimi 10 anni all’estero, di applicare una tassa fissa di 100mila euro di tutti i profitti provenienti da fonte estera per un limite massimo di 15 anni. Il decreto inoltre faceva un ulteriore differenza dal punto di vista territoriale: nel Nord Italia (da Roma in su) la norma prevedeva che circa il 70% della base imponibile del reddito non venisse tassata, mentre nel Sud questa percentuale saliva al 90%. Il governo, tramite un comunicato ufficiale, ha comunicato:
“Ai lavoratori dipendenti o autonomi che trasferiscono la propria residenza fiscale in Italia sarà riconosciuto, dal 2024, un nuovo regime agevolato per un massimo di 5 anni. Potranno beneficiare di una riduzione della tassazione del 50 per cento, entro un limite di reddito agevolabile pari a 600.000 euro, i lavoratori in possesso dei requisiti di elevata qualificazione o specializzazione che non risultano essere già stati residenti nel nostro Paese nei tre periodi d’imposta precedenti al conseguimento della residenza “.
Ad oggi, 17 ottobre 2023, il mondo dello sport resta uno dei pochi settori in cui il decreto crescita mantiene il vecchio formato. Seguendo le nuove normative, infatti, lo sport sarebbe stato escluso dal nuovo decreto per via dei suoi ingaggi stellari. Il mantenimento del vecchio formato del decreto crescita potrebbe aiutare il mondo dello sport e si potrebbe assistere ad acquisti da parte delle società di sportivi di alto livello, come fu per l’acquisto di Cristiano Ronaldo alla Juventus del 2019, favorito proprio da questa legge.
Regime fiscale italiano
Con il cambio della riforma, le aziende e i privati dovranno cambiare i loro piani di intervento sul mercato dovendo far riferimento al classico regime fiscale italiano. Il Regime fiscale è l’insieme di norme, regole e procedure decisionali alle quali devono attenersi i titolari della partita IVA per la corretta gestione fiscale della propria attività. Esistono principalmente 3 regimi fiscali differenti che possono essere più o meno adatti in base alle esigenze e al fatturato dell’individuo o dell’azienda. Il primo si ha se il fatturato non supera i 65.000 euro e le spese totali non superano i 20.000 euro. In questo caso si tende a fare riferimento al regime forfettario, ovvero l’unico regime agevolato in Italia, ideale per avviare un attività: di fatto i contribuenti versano solo il 15% di imposta sul reddito al netto delle spese; al contrario, il regime ideale per i professionisti prende il nome di regime semplificato, regime che si rivolge a tutti gli individui o aziende che che non abbiano ottenuto ricavi maggiori a 400.000 euro e ricavi provenienti da altre attività non superiori a 700.000 euro. L’ultimo regime fiscale è il regime ordinario, che fa riferimento agli obblighi del Codice Civile e si rivolge a tutte le società ricavanti più di 400.000 euro e 700.000 euro da altre attività.
Benefici e obiettivi
Il decreto crescita, fino ad ora, non è stato altro che un’agevolazione fiscale, utilizzata dalle aziende per evitare il tipico regime fiscale italiano. Questa agevolazione, negli anni, ha aiutato la crescita della penisola in vari settori: le grandi aziende erano infatti più incentivate, proprio per via del decreto, a investire sul territorio italiano, evitando il famoso effetto della “fuga dei cervelli”. Tutto ciò, quindi, non ha fatto altro che migliorare il professionismo italiano. Nonostante i vari cambiamenti, il decreto crescita rimarrà, anche se in maniera più contenuta, un’importante incentivo per permettere l’investimento sul nostro territorio.