All’anniversario della capitolazione del Biafra ripercorriamo le tappe del conflitto che l’ha coinvolto

Dal 1967 al 1970 si è svolta la guerra civile nigeriana, anche nota come guerra del Biafra, un evento che segnò profondamente la realtà del continente africano.

Protagonista di tale avvenimento storico fu la popolazione igbo, uno dei principali gruppi etnici africani, che in Nigeria fu animata dal desiderio di raggiungere uno status indipendente, proclamando così la nascita della Repubblica del Biafra.

Un passo indietro: la demografia nigeriana

La Repubblica Federale della Nigeria, situata nell’Africa centro-occidentale, è il paese più popoloso all’interno del continente. Nel 1960, l’Ufficio del censimento degli Stati Uniti d’America affermò che il numero di abitanti nigeriani raggiungeva la soglia dei 41 milioni. In tale territorio si registra un’elevata molteplicità culturale.  Quest’ultima è determinata da una variegata presenza di gruppi etnici. Si contano infatti circa 250 etnie differenti a cui si associano 500 realtà linguistiche diverse. Quelli che rivelano una maggiore dominanza sono principalmente tre: il gruppo Hausa-Fulani, presente nella porzione settentrionale del paese e legati alla religione islamica, il popolo Yoruba, presente nella zona sud-ovest e che fa riferimento ad un ricco apparato religioso costituito da numerose figure divine e l’etnia Igbo, che vive principalmente nell’area sud-ordientale della Nigeria e si lega alla religione cristiana. Principalmente per via del passato dominio coloniale britannico, la porzione a nord e quella a sud dello stato hanno a lungo conosciuto una storia, un’amministrazione e una regolamentazione differente, con un settentrione più affine al mondo militare e conservatore e un meridione che si mostra più progressista e ricco di risorse, tra cui quella petrolifera e del gas. Nella seconda metà degli anni ’60 del 1900, la Nigeria è stata coinvolta in uno dei conflitti più noti della storia contemporanea, ovvero la guerra del Biafra, innescata dal tentativo di secessione della popolazione Igbo con la proclamazione della nascita della Repubblica del Biafra.

La guerra del Biafra

La volontà indipendentista della popolazione Igbo affonda le proprie radici già nel periodo coloniale, per poi intensificarsi maggiormente con il correre del tempo. Un desiderio da cui prese le mosse il colpo di Stato avvenuto il 15 gennaio 1966 per mano di ufficiali Igbo facenti parte l’esercito nigeriano. La sua motivazione fu la denuncia di presunti brogli elettorali che avevano caratterizzato le elezioni precedenti.  Da tale evento derivò l’ottenimento della carica di Presidente della Nigeria dal generale Johnson Aguiyi-Ironisi. Da quel punto di vista, le elezioni precedenti avevano favorito figure maggiormente propense alla zona settentrionale del paese a discapito di quella meridionale, storicamente ricca di molte risorse naturali. Il 29 luglio 1966 l’esercito composto primariamente dalle etnine Yoruba e Hausa-Fulani rispose con un contro-colpo di stato, che attribuì il potere al colonnello Yakubu Gowon. Le forme di repressione nei confronti dell’etnia Igbo furono pesantissime, sono noti difatti i massacri e la totale esclusione di tale gruppo dall’amministrazione del paese. Il risentimento degli Igbo fu notevole e fu alimentato dal timore di perdere anche il controllo sui giacimenti petroliferi presenti nel sud. Il 30 maggio 1967 risposero dunque affermandosi indipendenti dalla Nigeria e proclamando la nascita della Repubblica del Biafra, che da quel momento venne guidata dal colonnello Odunegwu Ojukwu, il quale denunciò sia le pratiche illecite caratterizzanti la sfera elettorale sia la violenza adottata nei confronti del gruppo Igbo. Da tale evento in poi le tensioni divennero sempre più acute e il 6 luglio dello stesso anno le potenze nigeriane invasero il neonato Stato. Il governo nigeriano intervenne pesantemente riconquistando i territori e indirizzando un radicale blocco economico nei confronti del Biafra, al quale venne impedito anche di poter fruire del bene petrolifero. I biafrani, riferendosi ai nigeriani, parlarono della messa in atto di un vero e proprio genocidio. A livello internazionale si registrò un notevole appoggio nei confronti del Biafra da parte sia delle organizzazioni umanitarie che da alcuni Stati, tra cui il Portogallo. Le difficoltà all’interno del paese rimasero comunque elevate e i problemi di malnutrizione stremavano la popolazione. Divenne dunque impossibile continuare a resistere alla potenza nigeriana. Il 12 gennaio 1970 venne annunciata la capitolazione del Biafra e tre giorni più tardi venne ufficialmente dichiarata la sconfitta.

Le misure post-belliche

A seguito della conclusione del conflitto, il governo nigeriano mise in atto un’ulteriore serie di misure repressive nei confronti della popolazione Igbo, che venne identificata come traditrice. Gli igbo vennero penalizzati nell’impiego pubblico e incorsero in pesanti restrizioni nell’accesso ai propri conti corrente. Inoltre, alcuni territori abitati prevalentemente da Igbo cominciarono ad essere guidati da gruppi differenti e avversari. La denominazione “Biafra” venne cancellata dalle cartine geografiche e a distanza di anni si percepisce ancora oggi una radicata insofferenza. Nel 1999 venne fondato il Massob (Movement for the Actualization of the Sovereign State of Biafra, in italiano Movimento per l’attualizzazione dello Stato sovrano del Biafra), con l’obiettivo di dare nuovamente voce alla popolazione Igbo. Guidato da Ralph Uwazuruike, è stato particolarmente attivo all’inizio del nuovo secolo, organizzando numerose manifestazioni e elaborando sistemi per riconoscere la nazionalità del Biafra, come la creazione di appositi documenti d’identità. Sono state molte le collisioni tra i membri del movimento e la polizia, difatti lo stesso leader fu arrestato con l’accusa di tradimento. Nel 2014 è stato fondato anche l’Ipob, che deriva proprio dal summenzionato movimento. Il suo leader è Nwannekaenyi Kanu, il quale ha fondato anche una rete radio, detta Radio Biafra, che vuole sensibilizzare le figure mondiali dinanzi alle richieste della popolazione Igbo. Dal 2015, l’Ipbob è considerata una minaccia alla sicurezza della Nigeria e lo stesso Nwannekaenyi Kanu è stato imprigionato, rimanendo in una cella dall’ottobre del 2015 al novembre del 2016.

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