Ago,filo e cervello:lo psicologo della moda.

Quell’ evento che porta una ventata di creatività e di sogni. Soprattutto per chi non riesce a permettersi un bene di lusso che è quello di un vestito di alta moda. Ebbene sto parlando della Fashion Week che si sta svolgendo questi giorni a Milano.

Marchi che hanno fatto la storia della moda, come Armani o Moschino, stanno sfilando lungo le passerelle, sfoggiando la stravaganza e la bellezza. Per un occhio non abituato a questa visione alquanto artistica, peró,  può sembrare un qualcosa di astruso rispetto ai normali abiti che si vedono nei negozi abitualmente.

Dietro queste opere d’ arte moderna, o comunque capolavori di stilisti, si cela una figura che agisce nella penombra dello sfarzo: lo psicologo aziendale.

Qualcuno potrà dire: “ Cosa c’ entra lo strizzacervelli in questo campo?”. Lo psicologo ha un ruolo più che vitale nella moda: il suo compito, insieme ad un team di statistici, è quello di progettare test da somministrare alla società. Tali test hanno come interrogativo quello di scoprire cosa davvero la gente vuole da un capo di abbigliamento. Comodità, qualità, convenienza e in più indagare sulle fantasie e colorazioni che si preferiscono, al primo posto.

Questo lavoro verrà successivamente consegnato allo stilista, il quale dovrà tenerne conto per restare sempre sulla cresta dell’ onda.

Altro obiettivo dello psicologo è quello di progettare la campagna pubblicitaria, in modo tale che, l’ azienda per cui lavora, spicchi dal punto di vista di attrattiva e di notorietà, in poche parole:  creare un qualcosa che coniughi tutti questi dati e che attiri la gente a visitare e/o preferire una casa di  moda rispetto ad un’ altra.

Per poter lavorare nel mondo del fashion, uno psicologo non ha una specializzazione ben nota. Si è cercato di coniugare il termine “psicologo della moda” ma, di fatto, questo master non esiste. Per questo è giusto avere una buona conoscenza del marketing, grazie ad un corso extra-universitario. Resta necessario, inoltre, seguire un corso di moda che faccia inserire ancor di più in questo mondo lo specialista. Cio’ col fine di poter fargli applicare le proprie conoscenze, riguardo alla mente umana, al fashion e alla moda.

In conclusione, dunque, notare la creatività e l’ eccentricità delle sfilate , divertirsi in mezzo a questo mondo fantastico, composto da colori, fantasie, trame di abiti che fanno impazzire la testa, resta cosa buona e giusta. Ma pensare anche che ciò che vediamo sulle passerelle è il connubio dei nostri desideri che diventano realtà grazie alla stoffa, all’ago e al filo, e’ un ragionamento essenziale.

Mattia Mancini.