Date le recenti dichiarazioni del ministro Pillon e di papa Francesco, per il quale <<Abortire è come affittare un sicario>>, il tema dell’aborto è tornato attuale e non è più così scontato che la legge 194 rimarrà per sempre intatta a modifiche. La visione etico-morale del governo gialloverde, infatti, non sembra esaltare il liberalismo e la radicalità di alcuni diritti civili, condizionata dagli influssi teologici cristiani e dalla morale tradizionale.
Per la Chiesa abortire è un peccato grave, la violazione del comandamento Non uccidere e il rifiuto di un dono di Dio. Ma proprio sulla questione del dono c’è stato qualcuno che ha fatto affermazioni scomode rispetto alla dottrina ufficiale. Tommaso d’Aquino ha una posizione alquanto originale sull’anima dell’embrione.
In accordo con la dottrina aristotelica, anche per l’Aquinate l’anima umana è tripartita: le sue tre funzioni sono infatti vegetativa, volitiva e razionale. Riprendendo Aristotele, la prima funzione è comune a tutti gli esseri viventi, la seconda a uomini e animali e la terza è propria dell’essere umano. Ma fondamentale era per Tommaso conciliare l’aristotelismo con il cristianesimo.
Quindi secondo il filosofo l’anima vegetativa e volitiva sono già presenti nell’embrione al momento del concepimento, manifestandosi in una successione temporale congrua allo sviluppo dell’embrione. L’anima razionale, atto puro rispetto alle prime due, manifesta solo in seguito, sempre in modo congruo con la crescita biologica, deve avere origine diversa.
Così per Tommaso d’Aquino la nostra parte razionale, ciò che ci contraddistingue come uomini, viene generata da Dio nel feto dopo un certo lasso di tempo dal concepimento, diverso tra uomini e donne. La legge 194, che in Italia regola l’aborto o interruzione volontaria di gravidanza (IVG), stabilisce il termine di novanta giorni dal concepimento per poter abortire. E non solo con motivazioni strettamente legate alla salute della madre, ma anche per fattori psicologici o sociali. Sembra quindi che secondo la legislazione italiana per il primo periodo l’embrione non sia considerato persona umana, come non lo era per San Tommaso.
Ovviamente non si può parlare di difesa del diritto di aborto da parte di un filosofo medioevale cristiano. Tuttavia è curioso come questa particolare interpretazione dell’aristotelismo in chiave cristiana evidenzi dei punti che possono essere giudicati contraddittori con la dottrina ufficiale. E ciò soprattutto con l’atteggiamento della Chiesa stessa, molto più intransigente di quanto forse avrebbe voluto l’Aquinate.