a Leopardi e a Parini piacerebbe come ti vesti? analizziamo un dialogo ed una satira

Due tra gli autori più conservatori nel panorama italiano hanno trattato anche il tema della moda.

18th century French ladies' fashion and hairstyle

Di Leopardi e Parini abbiamo studiato molto, ma non tutto. Analizziamo un dialogo dalle Operette Morali ed una satira per vedere alcuni dei loro pensieri personali sulla moda del loro tempo. Cosa possiamo ricavarne su quella di oggi?

LEOPARDI, I PIERCING E I TATUAGGI

Nel 1824, Leopardi scrive il Dialogo della Moda e della Morte, contenuto nelle Operette morali. In questo immagina le due personificazioni come sorelle, figlie di Caducità (tipico impianto del dialogo illuministico). Moda vuole convincere Morte che le può essere d’aiuto: non solo anche lei è passeggera ma avvicina le persone alla loro fine con  i suoi “giuochi” estremi. Cosa fa la moda per avvicinarsi a sua sorella morte? Fora orecchi, labbra e nasi, deforma le teste dei bambini con fasciature, pone il ferro rovente sulla pelle (con i tatuaggi). Inoltre, rende zoppi con le calzature strette e toglie il respiro con i bustini. Si intende per Moda anche la mania di potere e di sentirsi immortali, quella di costruire certi tipi di palazzi e quella, dei francesi, di conversare senza ascoltare ma solo per il gusto di parlare. Ma soprattutto, si intende lo scandaloso modo di abbigliarsi. Il contesto di Leopardi è stato a lungo quello di Recanati, sotto la giurisdizione dello Stato della Chiesa. Già in gioventù, il suo pensiero era maturato per distaccarsi da questa realtà. Eppure, un certo decoro è sempre necessario e Leopardi è indignato quando questo manca.

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PARINI E LE SCOLLATURE

Se il tono di Leopardi è indignato, più ironico e distaccato è quello di Giuseppe Parini.  L’ira di Parini si scaglia contro gli eccessi del suo “giovin signore”. Nel Mattino, infatti, si mette nei panni del precettore di un decadente nobile milanese. Tra tutte le sue vanità vi è una mole di inutili accessori che occupano più di venti versi. Scherzosamente, il poeta chiede aiuto alle Muse figlie della Memoria per ricordarli tutti. Ma come anche Leopardi, Parini sceglie come suo bersaglio privilegiato la donna. Egli scrive una satira contro la nuova scollatura “alla ghigliottina”.  Da poco tempo, infatti, era scesa in Lombardia la moda delle scollature “rischiose”, la cui portata rivoluzionaria e il fatto di essere così “scese” aveva fatto guadagnare loro questo appellativo. Il poeta suggerisce ironicamente che forse si fa per il caldo, eppure non è una buona motivazione (“Forse spirar di zefiro/senti la tiepid’óra? /Ma nel giocondo ariete/non venne il sole ancora”).  Parini è un giovane lombardo di provincia la cui formazione è influenzata dalla sua provenienza modesta (il padre era mercante) e dall’educazione presso i sacerdoti. il suo tono è più scherzoso ma non meno indignato. Alla fine della satira, evoca le donne antiche di Roma e come l’essere licenziose fu la loro rovina.

LA MODA E LA ROVINA

È chiaro che sia Parini che Leopardi vivessero in un contesto conservatore e misogino (l’Italia, più o meno sempre). Nessuno di loro due vide il secondo Novecento, periodo di maggior trasformazione del nostro modo di vestire, che ci ha regalato i jeans, le minigonne e molto altro. La più grande rivoluzione è stata concepire una donna soggetto e non oggetto, che si veste per sé stessa e non per ubbidire ad una causa. Ma un dato negativo è la velocità dei nuovi trends, che spinge ad un forte consumismo e a far pensare che un determinato vestito scollato o una borsa di un certo marchio possa conferire uno status. Intanto, l’eccessiva produzione di vestiti ha distrutto le possibilità di riuso e contribuito ad una buona fetta dell’inquinamento, soprattutto idrico. In questo caso, forse Leopardi e Parini ci avevano visto bene quando parlavano della moda che porta alla rovina e alla morte.

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