Tempus fugit: la relatività del tempo spiegata con la neuroscienza

il tempo fuggeIl tempo è relativo? I piaceri della vita sembrano sempre i più fuggevoli, il filo del tempo scorre tra le dita, si perde e, in un attimo, i momenti felici sembrano subito tanto lontani. Eppure, il tempo scorre così lentamente nei momenti sbagliati! La noia predomina. Il tempo, placido e irriverente, sembra non passare mai, si dilata in modo smisurato. Come è possibile? Si può dire che la relatività del tempo sia semplicemente un fenomeno fisico, o si tratta di un altro modo attraverso cui il cervello manipola la realtà creando un universo privato per ciascuno di noi? Così come il tempo è, alle volte, percepito in maniera diversa da ciascun individuo, così anche la realtà, nelle sue incredibili e variegate sfumature, si trasforma e si imprime in maniera sempre diversa nella memoria di ciascuno. 

Marchiato a fuoco

Il cervello degli esseri umani, incredibile e fondamentale strumento dalle molteplici proprietà, riveste anche il ruolo di “magazzino” adibito a elaborare e mantenere i ricordi, che essi siano piacevoli, spiacevoli o anche particolarmente sconvolgenti. Il cervello scatta una sorta di fotografia psicologicafotografie polaroid e i pezzi salienti della vita di ciascuno vengano “congelati” nella memoria, una memoria alla quale venne dato il nome di episodica, proprio per il fatto che in essa il tempo sembra essersi fermato ad un particolare evento, marchiato a fuoco da attimi di esistenza gelosamente conservati. È proprio da questo, dunque, che si genera la prima esperienza del tempo, che, entrando in contatto con la psiche, vi si fonde. Così, Albert Tsao ha dato inizio al suo studio sulla percezione del tempo, ipotizzando che esso sia dovuto alla stimolazione di determinate aree che inducono ad una percezione relativa della realtà di ogni giorno per ogni persona.  

La relatività psicologica del tempo

Dagli studi di Tsao emerge il ruolo pregnante della memoria episodica. Essa è fondamentale per la genesi di una mappatura spaziale della realtà. L’attivazione di questo magazzino, infatti, sembra direttamente collegata ad alcune aree del cervello responsabili dell’elaborazione delle informazioni spaziali. Si tratta della corteccia entorinale mediale, nella quale sono state scoperte le grid cells, dei neuroni che catturano lo spazio ambientale, mappandolo e dotandolo di un senso temporale. memoria labirinticaIn sostanza, è grazie a questi neuroni che è possibile creare una memoria episodica, in modo tale che i ricordi immagazzinati siano anche dotati di un senso cronologico. Se si evidenzia, in aggiunta alle ipotesi di Tsao, anche una partecipazione della corteccia limbica, si potrebbe pensare ad un concerto di azioni psichiche che si completano a vicenda. La corteccia limbica è responsabile della genesi delle emozioni e quindi della percezione della piacevolezza, o spiacevolezza, di quello che si sta vivendo. L’interpretazione del tempo, dello spazio e delle emozioni che vi sono correlate, sono date da un mettere in scena una realtà che sembra ora frutto della mente stessa, ora frutto di un’interpretazione di quanto viene vissuto quotidianamente. 

Determinate aree del cervello si attivano, dunque, nel momento in cui si fa esperienza di un evento e non fanno che generare il tempo stesso, non più oggettivo ma soggettivo, che ciascuno sperimenta. Il tempo adesso si dilata in modo innaturale, si restringe in modo asfissiante, a seconda dell’individuo e del suo stesso stato d’animo. In poche parole, dunque, il modo attraverso cui si vive un determinato evento, se in modo piacevole o in modo spiacevole, influenza in maniera diretta la lunghezza stessa dell’evento vissuto. In fin dei conti, sembra quasi che esso sia una pura invenzione neurale. 

Alice Tomaselli