I retroscena del Sangiuliano-gate presentano un interessante parallelismo con gli intrighi di palazzo che duemila anni fa hanno coinvolto l’imperatore Claudio.
Molti hanno paragonato l’affaire Sangiuliano-Boccia a Beautiful. Questa vicenda, per la sua serialità, sta occupando tutti i canali d’informazione nazionale: ogni giorno, anzi, ogni ora emergono nuovi dettagli che telegiornali, talk show, giornali online e perfino siti di gossip non perdono tempo a riportare. Il profilo Instagram di Maria Rosaria Boccia riceve migliaia di visite giornaliere, e i suoi follower sono aumentati in maniera esponenziale da quando il caso è esploso. I dettagli che l’imprenditrice campana ha rivelato tramite post e Instagram stories hanno portato alle dimissioni del Ministro della Cultura, sostituito da Alessandro Giuli. Insomma, una vera e propria caduta in disgrazia per Sangiuliano, che nel giro di pochi giorni ha visto decretare la sua morte politica. Più o meno come è successo all’imperatore Claudio; solo che lui è morto nel vero senso della parola, si dice avvelenato dalla moglie Agrippina minore.
Cosa sappiamo al momento sul caso Sangiuliano
Ricapitoliamo. Il 26 agosto, Maria Rosaria Boccia, imprenditrice originaria di Pompei attiva nell’ambito della moda e della medicina estetica, pubblica sul suo profilo Instagram una foto che la ritrae in compagnia dell’allora Ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano; in didascalia, il ringraziamento per la nomina ufficiale a “Consigliera per i grandi eventi”. Cinque semplici parole, che scatenano un vero e proprio putiferio: la smentita dello staff del ministro, la nomina strappata dalla moglie, l’intervista di Sangiuliano al tg1 con le scuse plateali alla coniuge e a Giorgia Meloni, le interviste di Boccia sui giornali e in televisione, le dimissioni di Sangiuliano, le nomine regalate ai “fedelissimi” dell’ex ministro, l’elezione del suo successore, Alessandro Giuli.
Il caso si allarga sempre di più, prendendo ogni giorno una direzione nuova e imprevedibile. Una cosa è certa: Boccia conserva ancora molti segreti sui meccanismi di una politica che sembra avere sempre meno a che fare con le istituzioni, e sempre più con la vita privata dei suoi rappresentanti. Si parla più di quello che delle reali urgenze del Paese. Nel giro di un anno, per dirne una, abbiamo assistito come si assiste a una soap opera alla fine della relazione delle sorelle Meloni con i loro rispettivi compagni, Andrea Giambruno e Francesco Lollobrigida – quest’ultimo, non dimentichiamo, è il Ministro dell’Agricoltura. Ecco cosa succede quando la gestione del potere assume connotazioni personalistiche: che il ministro che dà incarichi alla sua amante, le paga le trasferte e le permette di riprendere gli interni di Montecitorio. Poi, una volta scoperto, va in diretta nazionale per chiedere scusa alla moglie e alla Presidente del Consiglio che si è presa la briga di difenderlo appena la sera prima, invece che a milioni di italiani che, a ragion veduta, nutrono sempre maggior sfiducia nei confronti di una classe politica che mira sempre, prima di ogni cosa, a tutelare i propri interessi che al bene dei cittadini. E succede che è Dagospia a pubblicare le prime indiscrezioni sul caso, che per il momento non accenna a placarsi.
Una questione privata può indebolire il governo?
Meloni sostiene di no. Una settimana fa era intervenuta su Rete4 per difendere Sangiuliano; il giorno dopo, viene fuori che ha rifiutato le sue dimissioni, perché “non sono concessi passi falsi”. In altre parole, la premier voleva dimostrare la saldezza della sua squadra di governo difendendo l’indifendibile. È quello che si legge nel tentativo di autodifesa di Sangiuliano dopo le prime news sul caso Boccia: “ci sono altri ministri e membri del governo che hanno una situazione molto più complicata della mia”. Vengono in mente Daniela Santanchè, indagata per falso in bilancio e truffa aggravata ai danni dell’Inps; o Andrea Delmastro, Sottosegretario alla Giustizia accusato di rivelazione di segreto d’ufficio in relazione al caso Cospito.
Eppure, è stato l’insospettabile Ministro della Cultura il primo a cadere del governo Meloni. Finora si era distinto principalmente per le gaffe in occasione delle sue uscite pubbliche – da Times Square a Londra a Colombo che navigò seguendo Galileo. Chi l’avrebbe mai detto che si sarebbe dimesso a causa della sua amante? Qui risiede la risposta alla domanda iniziale: certo che una questione privata può indebolire il governo. Può succedere eccome, se i gossip sulla vita privata di un ministro fanno più notizia degli scandali giudiziari nei quali è immersa la politica nostrana. Potrebbe succedere, se Boccia decidesse di rovesciare definitivamente il vaso di Pandora e dire tutte le verità che possiede sui segreti di Palazzo Chigi, mettendo a nudo uno ad uno tutti quelli che, a detta sua, hanno ricattato il ministro.
Agrippina minore e i funghi avvelenati
Può essere consolatorio pensare che i fatti privati dei potenti una volta arrivavano a causare la caduta di regimi politici. Parte della storiografia imperiale è incentrata per l’appunto sulle cronache sulle vite personali degli imperatori, che allora come oggi non sempre erano in grado di conciliare sfera privata e funzione pubblica. Le donne erano il punto debole di Claudio, penultimo imperatore della dinastia giulio-claudia: ha avuto ben quattro mogli, di cui le ultime due, Messalina e Agrippina, sono passate alla storia per le tentate congiure contro di lui.
Messalina è nota per la sua reputazione di donna spregiudicata, dissoluta e assetata di potere. Le fonti storiche la descrivono come manipolatrice, coinvolta in numerosi intrighi e relazioni extraconiugali. Si dice che abbia complottato contro molti personaggi importanti di Roma, facendo giustiziare chiunque considerasse una minaccia per il suo potere. La sua vita finì tragicamente quando, accusata di aver cospirato per rovesciare il marito e prendere il potere con uno dei suoi amanti, Gaio Silio, fu giustiziata su ordine del marito.
Agrippina riuscì dove la sua rivale aveva fallito. Si dice, infatti, che sia stata lei a convincere Claudio a condannare a morte Messalina. Dopo il matrimonio con lo zio, Agrippina divenne una delle donne più potenti di Roma, svolgendo un ruolo chiave nelle decisioni politiche. Una di queste implicò la successione al trono: Agrippina spinse Claudio a nominare Nerone come suo successore, scavalcando Britannico, figlio naturale di Claudio. Quando Claudio morì, probabilmente avvelenato per mano di Agrippina, che gli servì un piatto di funghi avvelenati Nerone salì al trono. Inizialmente, Agrippina ebbe grande influenza anche su di lui, ma il loro rapporto si deteriorò col tempo: Nerone la fece assassinare nel 59 d.C. Questa data rappresenta la fine del cosiddetto “quinquennio felice”: liberatosi anche dei suoi precettori, Seneca e Afranio Burro, il suo potere assunse connotazioni sempre più tiranniche. Fu l’ultimo rappresentante della dinastia giulio-claudia: morì ad appena 30 anni per suicidio, dopo aver perso il sostegno del senato e delle guardie pretoriane. La sua follia ha decretato l’estinzione di un’intera casata.