La vecchiaia è un invito alla fanciullezza: Cicerone e il film Up ne sono l’esempio

La vecchiaia non è che un invito alla fanciullezza, a perpetuarla, a riviverla.

A quanti piaceva giocare da piccoli? Quante volte abbiamo mai desiderato vivere fino a cent’anni da piccoli, per vivere in eterno quell’allegria nel momento del gioco? Il nesso tra infanzia e vecchiaia è qui.

De Senectute

Cicerone (anche solo per nomina lo conosciamo tutti) nel 44 a.C., all’età di 62 anni, compone un saggio De senectute. Per contrapporsi ai molti che denunciano gli acciacchi fisici e i tanti mali dell’età senile, considerata il periodo più triste della vita, decide di difendere questo periodo della vita. L’opera è composta sotto forma di dialogo fra Catone il Vecchio – che restò un attivo politico fino alla fine della sua vita – e altri due importanti personaggi, Scipione l’Emiliano e il più giovane Lelio. Rivendicando la convinzione che i vecchi possono continuare ad avere una vita politica attiva, Cicerone fa dire a Catone quello che è il suo pensiero: l’ultima età della vita è naturale come le precedenti e anche la morte deve essere attesa con serenità perché rientra nelle leggi della natura. Tuttavia “le grandi cose non si ottengono con la forza o con la velocità del corpo, ma con la saggezza, l’autorità, il prestigio”. Oltre a ciò, quello che in senilità non manca è il tempo a disposizione, il quale può essere impiegato in attività più o meno utili (attività politica, l’agricoltura, l’otium) ma tutte legate dalla parola gioco (1+1).

Up

Film d’animazione del 2009 merita vari riconoscimenti. In quell’anno apre il festival di Cannes, successivamente è candidato all’oscar come migliori film, il secondo film d’animazione della storia a prendere la nomination dopo “La Bella e la Bestia”. Up racconta la storia del settantottenne Carl che vuole realizzare il sogno di sua moglie Ellie, da poco defunta. Carl decide di mettere da parte i risparmi per recarsi alle Cascate Paradiso in Venezuela, un luogo esotico e paradisiaco in cui hanno sempre sognato di andare. Eppure, come spesso accade, i risparmi finiscono per essere un fondo cassa per bollette, spese mediche, riparazioni. Quando pare che tutto sembri allinearsi a favore del viaggio la morte fa capolino nella loro vita: Ellie spira e Carl diventa scorbutico e misantropo, vivendo nei rimpianti e nel passato. Un inconveniente esterno e uno sfratto forzato lo risvegliano dal torpore del dolore e lo spingono a fuggire proprio lì dove non si era mai recato, alle Cascate Paradiso, a realizzare il suo sogno e a ritrovare la gioia di vivere a bordo della sua casa, una sorta di vascello trasportato da centinaia e centinaia di coloratissimi palloncini.

1+1 fa 2

A contatto con un bambino rotondetto e ingenuo, e con un cane parlante, Carl ritrova se stesso e ci trasmette una lezione tanto facile da esporre quanto difficile da far propria: non è tanto importante raggiungere la meta, ciò che è davvero fondamentale è godersi a pieno il viaggio. La sua vita con Ellie è stata intensa e ricca d’amore nonostante non siano riusciti a realizzare il sogno di andare alle Cascate Paradiso e di formare una famiglia. La gioia ritrovata grazie al piacere di fare ciò che avrebbe sempre voluto, dedicandogli tempo: giocando. Ecco il nesso. Fare ciò che ci piace significa, in fondo, “giocare”: un altro grande insegnamento di questo film, che in questo punto ha molto a che fare con Cicerone ed il suo saggio. Dedicarsi all’agricoltura, andare a pesca o caccia, non sono dei “passatempi” che potremmo anche chiamare giochi? Arrivati alla terza età il tempo a disposizione dà immense possibilità creative, per dedicarsi a ciò che sempre avremmo voluto fare. Con la saggezza e l’esperienza alle spalle, la vecchiaia non è che un invito alla fanciullezza, alla sua riscoperta.

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